Corriere della Sera - La Lettura
LA VERITÀ È VIVA NELL’ERA DEL FALSO
Post-verità è stata la parola del 2016, l’anno del referendum sulla Brexit e dell’elezione negli Stati Uniti di Donald Trump. Da allora molti commentatori politici hanno scritto che viviamo proprio nell’«epoca della post-verità», nella quale le personalità pubbliche cambiano a loro piacimento i fatti pur di conquistare il favore degli elettori. Un atteggiamento, questo, che secondo gli esperti potrebbe mettere a rischio la democrazia. Simon Blackburn, professore di filosofia all’Università di Cambridge, ha un’opinione molto diversa. Nel suo nuovo saggio On Truth («Sulla verità», Oxford University Press, pp. 160, $ 12.95), scritto a 13 anni di distanza dal suo libro più famoso, Truth. A Guide («Verità. Una guida»), Blackburn spiega che la realtà è sempre stata manipolata dai politici e che non c’è motivo di stupirsi troppo. Al contrario. Il fatto stesso che oggi tanti siano turbati dall’agire politico di Trump e dalle sue bugie, per esempio, significa che riconosciamo alla verità ancora un valore molto prezioso e che siamo in grado di capire immediatamente quando viene distorta. Parlare di post-verità, secondo Blackburn, è un’indicazione del fatto che la verità continua a esistere.
La prima metà del saggio si concentra sui processi mentali attraverso cui dovremmo decidere in che modo qualcosa è vero mentre la seconda parte si sofferma sull’idea di verità, tra le altre, nella filosofia e nell’arte, discipline nelle quali viene messa sempre in discussione. Nel libro non mancano i riferimenti ai classici del pensiero. Tra questi il XVIII capitolo del Principe (1532), in cui Machiavelli spiega che chi governa deve saper mentire e dissimulare: un altro modo, per Blackburn, di dimostrare ai lettori quanto il fumo della propaganda e la distorsione della realtà esistano da sempre, da quando è stata «inventata» la politica. «Dichiarare il falso è sempre un crimine», puntualizza tuttavia lo studioso, anche se è un’abitudine antica. Per Blackburn accertare la verità fa parte di un processo lento e fallibile, che porta in definitiva ai risultati sperati: «Non si arriva alla verità con un unico grande salto. Bisogna cercarla ponendosi delle domande, senza affidarsi a dogmi precostituiti».