Corriere della Sera - La Lettura
I versi di Socci sono «cocci di socci »
I cortocircuiti di un autore che preferisce gli affondi all’architettura
Più che alla fissazione dei propri versi sulla pagina, Luigi Socci sembra almeno un poco restio all’idea del libro di poesia come sistemazione organica, stabilita una volta per tutte. In realtà, anche questa sua attitudine contribuisce alla definizione di una fisionomia poetica ben riconoscibile, ad altissima risoluzione. Si tratta infatti di un poeta armato alla leggera, che predilige la singola occasione d’intervento alla compiutezza del disegno, il cortocircuito concettuale diretto e immediato alla rappresentatività dell’architettura.
Per Socci la realtà è qualcosa di evidente e d’irrefutabile, in qualche misura persino d’incontestabile, eppure gli appare al contempo estremamente reversibile, fluttuante, equivoca, caleido- scopica. Così, piuttosto che tentare di circoscriverla, la sua poesia ambisce a trafiggerla, o meglio a punzecchiarla, a colpirla qua e là, ma con la massima precisione possibile.
Prevenzioni del tempo (Valigie Rosse) fa seguito ora al suo primo e molto apprezzato volume di versi, Il rovescio del dolore (italic & pequod, 2013). Questa poesia ha trovato negli anni interpreti autorevoli, che ne hanno sottolineato volta a volta le prerogative fondamentali: ironia, umorismo, comicità, istrionismo, senso del paradosso e del rovesciamento; ma anche, giusto sul rovescio del divertimento e della vis ironica, una specie di cupezza e di scetticismo metafisico. Nella sua nota d’accompagnamento Paolo Maccari sottolinea poi co- me queste poesie possano costituire un «valido contravveleno alle nostre abitudini percettive». Con i loro piccoli affondi e cortocircuiti verbali, i versi di Socci (i «cocci di socci») procedono agili e veloci, ma è vero che cadono come constatazioni che sono l’esito di un’osservazione o di un ascolto attento e prolungato. Di cosa? Dei nostri, a partire dal poeta stesso, meccanismi linguistici, delle nostre pratiche quotidiane, delle certezze o, che è lo stesso, delle illusioni.