Corriere della Sera - La Lettura
E la magia stregò gli artisti
L’occultismo di Rodin, la teosofia dei pioppi di Mondrian, i rimandi massonici di Delville, l’ultra-vita di Munch: Rovigo dedica una mostra (da fine settembre) agli esoterismi nella pittura europea (e non solo la pittura) tra ’800 e ’900
«Sono tutto confuso e dolente per aver combattuto con tanta ostinazione la possibilità dei fatti detti spiritici. Dico “fatti”, perché alla teoria ancora sono contrario». Cesare Lombroso, iniziatore dell’antropologia criminale che pretese di spiegare scientificamente anche l’odio, è scettico quando, nel 1891, prende posto a una seduta con la medium napoletana Eusapia Palladino. Due ore dopo se ne va quasi in lacrime. La vestale è una donnetta del popolo «al cospetto della quale — annota lo spiritista Ernesto Ciolfi — quella sera viaggiò dolcemente il tavolino che trovavasi nell’alcova». Lombroso è in crisi. Lo dichiara. La comunità intellettuale si scandalizza. Poco importa se già nel 1892 Eugenio Torelli Viollier sul «Corriere della Sera» pubblica prove della frode («Nei miracoli dell’Eusapia non c’è nulla di sincero, son l’effetto d’una semplice ciurmerìa»): la fama della sensitiva varca i confini nazionali.
Ritroviamo Eusapia a inizio Novecento a Parigi, contesa da folle di creativi pronti a farsi suggestionare. Ricciotto Canudo, critico cinematografico e occultista convinto, vanta un salotto fra i più battuti dai fan del paranormale: sua ospite fissa è Valentine de Saint-Point, prossima autrice del Manifesto futurista della lussuria ma allora solo irrequieta modella di Auguste Rodin. Che, a sua volta, si presenta a qualche riunione. Di nuovo danzano tavoli, tintinnano sonagli invisibili, bagliori saettano nelle stanze in penombra. Sono gli anni che conducono dal Simbolismo al primo Astrattismo, tra gli sgoccioli del XIX secolo e la Grande Guerra. È l’epoca degli artisti attratti dal mistero e del revival occultista come risposta al positivismo crudo, alla scienza «borghesuccia» con la sua realtà palese e per niente metafisica.
L’esoterismo è ricerca o, più spesso, moda. Salotti come quello di Canudo nascono ai quattro angoli d’Europa, gli esperimenti affiorano nel lavoro di pittori, scultori, poeti, letterati. Lo storico Francesco Parisi ha ricostruito un dedalo di segnali: «I rimandi — spiega — possono essere impercettibili, fatti di trame sottili, oppure palesi e ben organizzati. In genere, più siamo di fronte a una personalità che ha influenzato le arti del XX secolo, più la traccia è latente». Il risultato della sua ricerca ora confluisce nella mostra Arte e magia. Esoterismi nella pittura europea dal Simbolismo alle Avanguardie storiche. Palazzo Roverella, a Rovigo, da fine settembre ospiterà 210 opere, con firme anche insospettabili. Come quella di Rodin. «Il suo è un occultismo inarticolato: si coglie solo in piccoli pezzi poco noti e legati alla dimensione notturna come Le succube, il lato
femminile dell’incubo, o Le Jeune femme embrassée par
un fantôme che nel marmo ritrae l’abbraccio di un fantasma». Insospettabile, proprio perché è scultore e l’ambito certo non si presta a fissare l’impalpabile. Rodin è anche l’uomo dei progetti monumentali, lontanissimi dalla negromanzia. Eppure.
Da Parigi — dove Piet Mondrian traccia aure di pioppi traducendo in colore i dettami della teosofia e Jean Delville dissemina le tele di rimandi massonici — si arriva a Berlino. Stessi anni, altro antro. Lo Schwarzen Ferkel è il locale della bohème dove lo scrittore satanista Stanisław Przybyszewski è di casa, come il drammaturgo August Strindberg. Entrambi sono amici di Edvard Munch e, con i legami personali, s’intrecciano contaminazioni. «Munch, interessato alle forze spirituali e agli stati straordinari dell’esistenza, nel bozzetto della litografia L’Ur
na arriva a scrivere che “la morte è l’inizio della vita”. Przybyszewski, dal canto suo, rilegge le opere del genio espressionista in chiave occultista: è qui che il dipinto
Amore e dolore del 1893 viene ribattezzato con il titolo, celeberrimo, Vampiro ».
E poi, Roma. All’8 di via Campania una porticina conduce nel ventre delle Mura aureliane, dove il ceramista Francesco Randone ha installato la sua bottega mistica. Il registro delle visite compilato dal Gran maestro rico- struisce il via vai: i fratelli Bragaglia, Giacomo Balla. «Chi può credere ancora nell’opacità dei corpi — scrivono i futuristi — se la nostra acuita e moltiplicata sensibilità ci fa intuire le oscure manifestazioni dei fenomeni medianici?». E mentre s’invocano i defunti (Thayhat decora un tavolino con la catena medianica fatta da mani dei familiari), impazza la foto col fantasma: la doppia esposizione aggiunge aloni spettrali, i modelli si ritrovano a masticare cotone, garze e albumi per simulare ectoplasmi. Ritocchi ingenui che ispirano percorsi intellettuali complessi: le pellicole spiritiche influenzano e suggestionano il fotodinamismo di Anton Giulio Bragaglia.
Seguendo una scia esoterica che si fa incandescente, si arriva infine a Praga. Alle soglie della Secessione i vampiri e i sabba sono (artisticamente) appannaggio del movimento Sursum, fondato nel 1910 da Josef Váchal: una loggia dalla vita breve e contestatissima. Solo negli Anni 60 la Galleria nazionale ne riconosce lo spessore e in pieno regime comunista inaugura un’antologica. Ma Váchal, anziano e poverissimo, si nega. Il telegramma che invia è di poche righe: «So da cosa deriva il mio successo. È una cosa oscura. Non intendo più renderle omaggio». A lungo era stato cantore della forza demoniaca.