Corriere della Sera - La Lettura
Le memorie di Papillon Ma oggi le voci sono femminili
Se si parla di Guyana e letteratura, è possibile che il primo libro a venire in mente sia il bestseller del 1969 Papillon, dell’ex detenuto Henri Charrière, poi incarnato sullo schermo da Steve McQueen. Testimonianza della lunga storia del Dipartimento d’oltremare francese come colonia penale, ma anche dell’influenza sulle nostre percezioni, e sulla diffusione di nomi e nozioni, della mentalità coloniale. Per quanto infatti non abbia avuto un suo Derek Walcott, la Guyana francese non è priva di una propria letteratura. Volendo tracciarne una genealogia, il primissimo autore nato in Guyana (da un commerciante francese e da una guyanese libera) fu Ismaÿl Urbain, nato nel 1812, che trovò fortuna in Francia in ambito politico, arrivando a diventare consigliere personale di Napoleone III. Ma essendo Urbain autore di saggi, per trovare un romanziere bisogna avanzare di una trentina d’anni e arrivare al 1841, anno di nascita di Alfred Parépou, che col suo Atipa. Roman guyannais, romanzo filosofico-satirico uscito nel 1885, si qualifica come il primo autore al mondo ad aver scritto un’opera in una lingua creola, oltre che il primo romanziere della Guyana francese.
Il primo, invece, a ricevere un premio nazionale, sarà René Maran, che con il romanzo Batouala, atto d’accusa contro il colonialismo, vince il Goncourt nel 1921, diventando anche il primo nero ad aggiudicarsi il massimo premio letterario francese. Nonostante ciò, il maggior romanziere dell’ex colonia viene generalmente considerato Bertène Juminer, indipendentista e autore di cinque romanzi di grande successo (spicca Les héritiers de la presqu’île, «Gli eredi della penisola», Prix littéraire des Caraïbes, 1981) pure incentrati sul tema dell’oppressione coloniale. A portare tali temi dalla dimensione guyanese a quella globale fu invece l’unico grande poeta del Paese: Leon Gontran Damas, un uomo capace di attraversare, anche nella propria biografia personale, l’impegno per i diritti dei creoli, l’antifascismo europeo e le lotte per i diritti civili dei neri americani. La storia del Paese e delle sue lotte verrà tuttavia formalizzata e presentata per la prima volta al grande pubblico solo nel 2004, da un immigrato «al contrario», un francese trasferitosi in Guyana nel 1975 e diventato poi una delle voci più accorate della colonia: Bernard Montabo, anche autore di tre romanzi e di un’«enciclopedia», sempre dedicata alla Guyana. Dopo l’exploit di Montabo, negli anni più recenti la maggiore presenza guyanese nelle librerie francesi è rappresentata dai saggi dell’ex ministra della Giustizia, Christiane Taubira, da sempre impegnata sul fronte dei diritti e dell’uguaglianza sociale e di genere, ma ciò non significa che la Guyana non abbia continuato a produrre letterati. Anzi, letterate, dato che le voci più rilevanti emerse di recente dal Dipartimento d’oltremare sono tutte al femminile: la poetessa e drammaturga Mireille Jean-Gilles, nata a Cayenne nel 1962, e le romanziere Sylviane Vayaboury (ultimo libro: La crique, L’Harmattan, 2010) e Françoise Loe-Mie ( La complainte de la Négresse Ambroisine D’Chimbo, «Il lamento della negra Ambroisine D’Chimbo», Ibis Rouge, 2013).