Corriere della Sera - La Lettura

Il 1797 e poi l’apartheid Il poema che vive due volte

- di CARLO BARONI

Lo stesso libro-poema scritto due volte. Le parole sono le stesse, la lingua no. E certo non è questione di marketing.

Lady Anne. A Chronicle in Verse di Antjie Krog (Bucknell University Press, pp. 126, $ 21.99) è uno sguardo sul Sudafrica con gli occhi di due donne che si assomiglia­no. Anne Barnard, scozzese, che arriva al Capo con il marito nel 1797 e ci rimane cinque anni. Fa parte della classe privilegia­ta eppure ha idee fuori dai tempi. Vede un Paese con troppe diseguagli­anze e non capisce. Antjie Krog la «usa» per descrivere il suo Sudafrica. Quello del 1989, quando il libro esce per prima volta. Scritto in afrikaans, la lingua dei boeri, l’idioma che ha inventato la parola apartheid. Un libro profetico, il decennio seguente sarà quello di Nelson Mandela. E ancora Krog lo racconterà in Country of My Skull, la descrizion­e minuziosa, sconvolgen­te del lavoro della Commission­e Verità e Riconcilia­zione, presieduta da Desmond Tutu. Ne sarà ricavato anche un film, In my Country, con Juliette Binoche. Il libro sulla nobildonna scozzese avrà una seconda vita nel 2016, ma scritto in inglese. Quasi a segnare uno spartiacqu­e con il passato, un punto di approdo per un futuro possibile. Il Sudafrica visto dall’alto, da chi comanda ma sa che non è giusto. E ha solo le parole per dirlo.

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