Corriere della Sera - La Lettura

Così bella da far paura Lila, eroina immortale

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Lila è bella come la Jennifer Jones di Duello al sole o l’Ava Gardner di Il sole sorgerà ancora. Gli uomini, vedendola, restano come «sotto ipnosi in uno spettacolo di maghi» e parlano nel «dialetto sentimenta­le» delle canzoni. Una sua foto, esposta in un negozio di abiti da sposa al Rettifilo, affascina Renato Carosone, Vittorio De Sica, un principe egiziano. Lila potrebbe avere il mondo ai suoi piedi, ma la sua è una bellezza «quasi brutta che fa venire agli uomini paura». In lei cova una forza intelligen­te, buia e non addomestic­abile, «la molla di un congegno pericoloso». Il suo sguardo sembra «sparato da feritoie scure», e se, una notte d’estate sulla spiaggia di Forio, punta il firmamento, non vede la portentosa architettu­ra delle stelle, «ma solo cocci di vetro a vanvera dentro un bitume blu». Per lei, «la bellezza delle cose è un trucco, il cielo è il trono della paura». Nella casa delle donne immortali della nostra letteratur­a, a Lila Cerullo, l’amica geniale di Lenuccia Greco, va riservata una stanza tutta per lei, grande come quelle di Filumena Marturano, Micòl Finzi-Contini, la Ciociara. Anche Storia del nuovo cognome, parte seconda del libro-mondo di Elena Ferrante, è un capolavoro, nutrito perfino dall’arte povera (ma bella), rigorosame­nte italica, ingenua e potentissi­ma dei fotoromanz­i. Mi ha ricordato una storia di Gianni Amelio, maestro di cinema e appassiona­to cultore, tra l’altro, di quel genere che fu popolariss­imo grazie a riviste come «Bolero» e «Grand Hôtel». La storia di quando sua madre, una donna umile che non aveva mai aperto un romanzo, gliene chiese uno. Il figlio le diede Cronaca familiare, il Pratolini più struggente. Lei lesse, rimase folgorata e chiese: «Ma sono tutti così belli i romanzi?». La madre di Amelio sarebbe impazzita per i romanzi di Elena Ferrante. Ne sarebbe stata, nella sua purezza, la lettrice ideale, li avrebbe amati perdutamen­te come le ragazze amavano i film di carta dei fotoromanz­i.

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