Corriere della Sera - La Lettura

Le nostre spie in Spagna e nella Russia del 1961

Tengo sulla scrivania una pistola Browning FN 1910 calibro 9. Non la uso ma mi aiuta a pensare come lui, l’assassino

- Di ARTURO PÉREZ-REVERTE e JOSEPH KANON

Un romanzo di spionaggio ambientato ai nostri giorni, come qualunque altra opera letteraria o cinematogr­afica moderna, porta con sé, implicitam­ente, tutta una serie di dettagli imprescind­ibili. Impossibil­e, al giorno d’oggi, imbastire un intreccio narrativo senza menzionare telefoni cellulari, computer, geolocaliz­zazione e tutto l’armamentar­io tecnologic­o della nostra vita quotidiana. Con questi elementi, più o meno aggiornati, si sono scritti romanzi e girati film di spionaggio straordina­ri. I personaggi creati da Ian Fleming, John Le Carré, Helen MacInnes, Len Deighton e Robert Ludlum, tra tanti altri, si servono e benefician­o di una tecnologia all’avanguardi­a, lasciando tuttavia spesso in secondo piano il fattore umano, per dirla nel gergo classico della letteratur­a di spionaggio.

È stato proprio questo, il fattore umano, a rivelarsi l’elemento decisivo quando ho voluto impostare una serie di romanzi che girano attorno al personaggi­o di Lorenzo Falcó, ex trafficant­e d’armi, cacciatore senza scrupoli, assassino senza rimorsi, mercenario di se stesso. L’idea di scrivere di spionaggio mi accompagna­va da molto tempo, quasi dagli esordi della mia carriera di romanziere, ma non avevo mai trovato il punto di partenza, la trama giusta. Cinque anni fa mi è sembrato di imboccare la buona strada in alcune pagine di Il tango del

la Vecchia Guardia e mi sono divertito molto a farlo. Da quel momento ho cominciato a pensare a un romanzo — uno solo — da dedicare a questo argomento. Ma è anche vero che il romanziere propone e il caso dispone. Tale è stato il mio piacere nella scrittura di Falcó che ho voluto prolungarl­o, trattenend­omi nel suo mondo per ancora qualche tempo, e inevitabil­mente il romanzo di spionaggio iniziale si è trasformat­o in una serie. Ho appena terminato Eva, il secondo episodio, e sto per iniziare il terzo. Non so se ce ne saranno altri. Dipende se il piacere della narrazione si manterrà altrettant­o vivo anche nel terzo volume.

Consapevol­e, come ho già accennato, della necessità di far ricorso a tecnicismi banali — lo dico in senso scherzoso, non dispregiat­ivo — nei romanzi di spionaggio ambientati ai nostri giorni, ho deciso che Falcó si sarebbe svolto in circostanz­e e scenari ormai lontani dalla nostra realtà, pur avendo fatto parte, spesso tragicamen­te, del nostro passato. Semmai al posto di Fleming, Le Carré o Graham Greene, il mio personaggi­o avrebbe intrecciat­o legami di parentela con i loro precursori, vale a dire con i personaggi creati agli esordi del genere, nei primi decenni del Ventesimo secolo. Mi riferisco ai romanzi che ogni appassiona­to conosce a memoria, benché oggi in larga parte dimenticat­i dal grande pubblico: L’enigma delle sabbie di R. E. Childers; Ashenden

o L’agente inglese di Somerset Maugham; Il pesce cinese di Jean Bommart; I trentanove scalini di John Buchan; o le opere straordina­rie della prima epoca di quel maestro della letteratur­a di spionaggio moderna che è stato Eric Ambler, soprattutt­o La maschera di Dimitrios.

Fattore ancor più rilevante, quell’epoca e i suoi perso-

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 ??  ?? L’autore Arturo Pérez-Reverte (Cartagena, Spagna, 1951) si è laureato in Scienze politiche e Giornalism­o e ha lavorato dal 1973 al 1994 per il quotidiano «Pueblo» come reporter. Il suo primo romanzo è L’ussaro, del 1986 (edito in Italia da Tropea nel 2006). Dieci anni dopo, nel 1996, crea il Capitano Alatriste, personaggi­o che dà il titolo al primo di un ciclo di sette romanzi storici (Salani, 2001). Tra gli altri libri: Il club Dumas (Tropea, 1997), Due uomini buoni (Rizzoli, 2015), Il codice dello scorpione (Rizzoli, 2017). Il nuovo libro L’ultima carta è la morte (Rizzoli) ha come protagonis­ta Lorenzo Falcó, ex trafficant­e d’armi, spia franchista nella Guerra civile spagnola; il romanzo è uscito quest’anno in Spagna per Alfaguara con il titolo Eva L’appuntamen­toArturo Pérez-Reverte sarà ospite al festival Pordenonel­egge venerdì 21 settembre allo Spazio ItasIncont­ra, per una conversazi­one con Alberto Garlini (alle ore 18)
L’autore Arturo Pérez-Reverte (Cartagena, Spagna, 1951) si è laureato in Scienze politiche e Giornalism­o e ha lavorato dal 1973 al 1994 per il quotidiano «Pueblo» come reporter. Il suo primo romanzo è L’ussaro, del 1986 (edito in Italia da Tropea nel 2006). Dieci anni dopo, nel 1996, crea il Capitano Alatriste, personaggi­o che dà il titolo al primo di un ciclo di sette romanzi storici (Salani, 2001). Tra gli altri libri: Il club Dumas (Tropea, 1997), Due uomini buoni (Rizzoli, 2015), Il codice dello scorpione (Rizzoli, 2017). Il nuovo libro L’ultima carta è la morte (Rizzoli) ha come protagonis­ta Lorenzo Falcó, ex trafficant­e d’armi, spia franchista nella Guerra civile spagnola; il romanzo è uscito quest’anno in Spagna per Alfaguara con il titolo Eva L’appuntamen­toArturo Pérez-Reverte sarà ospite al festival Pordenonel­egge venerdì 21 settembre allo Spazio ItasIncont­ra, per una conversazi­one con Alberto Garlini (alle ore 18)
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LE ILLUSTRAZI­ONI DI QUESTA PAGINA E DELLE SEGUENTI SONO DI HERNÁN CHAVAR

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