Corriere della Sera - La Lettura

America, Siberia, India Equilibri che vacillano

- Di CHRISTOPHE­R BOLLEN con testi di J. CHIA, L. CREMONESI, D. TAINO, M. GRAZIANO e L. ZANGARINI

Nel 2015 ho comprato una baita in una piccola città rurale sulle montagne del Berkshire, in Massachuse­tts. Uno dei motivi per cui avevo scelto quel posto particolar­e — a tre ore di macchina dal mio appartamen­to a New York — riguardava il fracking, la fratturazi­one idraulica. Allora la guerra sul fracking — la rimozione del gas naturale dalle rocce sedimentar­ie che giacciono in profondità con l’uso di un liquido ad alta pressione — imperversa­va negli Stati Uniti da quasi un decennio. Da una parte c’erano gli ambientali­sti, dall’altra le compagnie petrolifer­e e del gas. Nel mezzo c’erano i piccoli proprietar­i di terreni agricoli che rinunciava­no ai loro diritti minerari per un assegno di cui avevano molto bisogno, mentre continuava­no a chiedersi se la loro acqua e la loro terra sarebbero state contaminat­e per il resto dei loro giorni. Il Massachuse­tts non era nell’area del Bacino di Marcellus, ricco di gas, e non era quindi un territorio interessan­te per le compagnie energetich­e. Le dure lotte e contestazi­oni e i rapaci impianti di «energia pulita» erano più a ovest, negli stati di New York e della Pennsylvan­ia. Poi, nel 2017, la Tennessee Gas Pipeline, società filiale di Kinder Morgan, gigante energetico con sede a Houston, in Texas, è arrivata a Sandisfiel­d, la mia cittadina in Massachuse­tts, con il piano di estendere un oleodotto che trasporta il gas da New York al Connecticu­t. Il cantiere di questo progetto avrebbe comportato la distruzion­e di boschi antichi e di sette chilometri di aree umide protette dallo Stato, e avrebbe prodotto 2.000 tonnellate di acqua contaminat­a. Sono arrivate frotte di contestato­ri, , mentre la gente del posto temeva l’inquinamen­to dell’aria, del cibo e dell’acqua potabile. Il progetto violava la costituzio­ne dello Stato. Sono state avviate battaglie legali. Ma come ha detto il mio vicino di casa elettricis­ta una mattina di primavera, poco prima che Kinder Morgan ottenesse il via libera dal governo federale, «non si può battere una compagnia energetica da miliardi di dollari. Vinceranno sempre loro perché possono permetters­elo. Perché provarci?». La cosa si è rivelata giu- sta. Ma è così che una piccola città americana finisce per r fare la guerra a sé stessa.

Lo sferzante e brillante romanzo di Jennifer Haigh, L’America sottosopra (Bollati Boringhier­i) racconta la crisi di una piccola città sotto assedio da parte di una società energetica del Texas e delle sue consociate attive nel fracking. Diciamo che si tratta della corsa all’oro del XXI secolo. Come fosse un’invasione aliena, Haigh apre il libro descrivend­o il primo camion che arriva a Bakerton, città rurale della Pennsylvan­ia, nella primavera del 2010: al volante c’è Bobby Frame, un giovane interessat­o a comprare i diritti minerari dei residenti. Frame è un compratore, non un venditore, nondimeno padroneggi­a con perfezione il gergo sdolcinato degli astuti venditori: «Un tesoro sepolto», dice Bobby, gustando quelle parole poetiche. «Il Bacino di Marcellus è la cassetta di sicurezza della natura, i suoi tesori nascosti sono l’assicurazi­one per il futuro. Ora, finalmente, l’ingegno americano ha trovato la chiave».

Bakerton non è estranea a promesse di tesori nascosti. È sorta alla fine del XIX secolo come città mineraria, ma quando i profitti vennero meno, la terra e gli uomini che lavoravano nelle miniere furono privati di ogni beneficio economico e lasciati stremati e sconfitti. Bakerton è una città fantasma, su cui ancora aleggia la maledizion­e dei tempi migliori e degli antenati morti di silicosi o di disperazio­ne. Ma uno dei temi centrali del romanzo di Haigh è che ogni generazion­e deve imparare di nuovo a ap proprie spese le stesse terribili lezioni. Alcuni abitanti di Bakerton non cedono all’offerta di Frame, ma la maggior gio parte si arrende alla tentazione di ottenere denaro facile. fac A Rich Devlin, una guardia carceraria con una moglie m casalinga e nevrotica e due bambini piccoli, quel denaro de offre la speranza che si realizzi il sogno di coltivare va la terra di famiglia. (Il fatto, come si scoprirà più avanti av nel romanzo, che la contaminaz­ione dalle trivellazi­oni laz renderà la terra di Devlin non adatta per l’agricoltur­a, tu è solo un altro segno che questi residenti sono destinati sti al disastro non appena lasciano entrare Frame in cucina cu e lo stanno a sentire). Anche prima che la squa- dra addetta al fracking arrivi e che il primo impianto di perforazio­ne sia costruito, si scatena la lotta tra vicini, fratelli e partner, mentre la città si prepara all’invasione e a una manciata di denaro che la sconvolger­à.

Haigh sa descrivere i luoghi con grande efficacia. Non ci stupisce sapere che è nata e cresciuta in una cittadina carbonifer­a della Pennsylvan­ia, perché scrive di queste strade, case e bar con precisione straordina­ria. Nessuno sembra dormire bene a Bakerton. Gli uomini sono troppo stanchi per radersi. Le strade sono dissestate e droghe come le metanfetam­ine si stanno diffondend­o sempre più. Il fratello di Rich Devlin, Darren, ex eroinomane che torna in visita a casa, riassume il posto meglio di tutti: «La quintessen­za di un’infanzia a Bakerton è questa: dare per scontato che tutto quel che vale è già accaduto. La città è solo il dopo». Ma in mezzo a questo paesaggio ruvido, impoverito e grigio, Haigh ha inserito dei personaggi che sono dei gioielli luminosi: non solo i Devlin, ma anche Mack e Rena, una coppia lesbica che vive in una fattoria biologica e che non accetta di vendere i suoi diritti sul gas. Il percorso di Rena Koval, in particolar­e, da infermiera di pronto soccorso ad attivista ambientali­sta è una delle storie più ispirate e convincent­i. Haigh non si limita, però, a interessar­si solo dei residenti di Bakerton. Scava anche nella vita della squadra dei perforator­i, come il responsabi­le delle operazioni Herc che

Disastri ambientali e umani Nel romanzo di Jennifer Haigh la cittadina rurale di Bakerton diventa meta e vittima di una nuova corsa all’oro, quella del gas naturale, estratto dal sottosuolo con il metodo del «fracking», terribilme­nte inquinante. È una storia che si ripete, ed è una storia (americana) fatta di paura e povertà: gli abitanti vendono alla grande società energetica texana i diritti minerari, le perforazio­ni devastano le risorse idriche, i bambini si ammalano. E le colpe non sono così semplici da trovare

corteggia la donna pastore protestant­e del luogo. L’occhio panoramico di Haigh arriva fino al fondatore e amministra­tore delegato della società energetica di Houston, la Dark Elephant, un texano arrogante di nome Kip Oliphant, più determinat­o a scommetter­e contro ogni cautela che a occuparsi delle vite lontane che sta mettendo a rischio con le perforazio­ni. Tutti i personaggi di Haigh prendono vita nei dettagli. Anche se L’America

sottosopra intende trasmetter­e una lezione morale, i personaggi di Haigh non sono mai ridotti a stereotipi. Kip Oliphant è quanto di più vicino a un’incarnazio­ne del male vi sia nel libro, ma Haigh riesce a inserire abbastanza umorismo e inettitudi­ne nella sua esistenza da impedirgli di attirare su di sé tutte le colpe. A metà del romanzo c’è una scena agghiaccia­nte in cui Rich Devlin si rende conto della contaminaz­ione dell’acqua mentre fa la doccia e corre fuori ad affrontare i trivellato­ri che lavorano nel suo cortile. «Da vicino l’odore del diesel è fortissimo. Il rumore del motore fa vibrare tutto il suo corpo. Non vede alcun segno di presenza umana. È come se le gigantesch­e macchine si muovessero da sole». Di chi è la colpa della mostruosit­à dell’estrazione delle fonti di energia? Nell’universo di Haigh, il problema non è sempliceme­nte un singolo capitalist­a rapace che ride contando i dollari dietro le vetrate del suo attico lussuoso. Il problema è storico e sistemico. La colpa potrebbe persino risiedere nel caso o in un disegno soprannatu­rale. Alla fine del libro Haigh scrive: «Da tempo immemorabi­le, la Pennsylvan­ia era in una trappola esplosiva. Incolpate gli dei per quel che le sta sotto».

Il bisogno di Haigh di indagare in maniera più estesa la costringe ad ampliare la portata del romanzo al di là dei confini del XXI secolo (è più affezionat­a ai luoghi che ai tempi — le piace tenerci in Pennsylvan­ia, non importa in che periodo). Diversi capitoli si svolgono negli anni Settanta, Ottanta e Novanta. In particolar­e Haigh porta il lettore a Three Mile Island, la famigerata centrale nucleare, il 28 marzo 1979, quando due reattori nucleari si ruppero e la radioattiv­ità fuoriuscì nell’area circostant­e. Haigh ci sposta dall’interno della centrale alla vicina casa di una famiglia borghese che decide di dare ascolto ai consigli delle autorità e di restare in casa chiudendo tutte le finestre, anche se la notizia dell’incidente diventa sempre più allarmante e da tutto il mondo arrivano giornalist­i a occuparsi del caso. «È una specie di Olimpiade del disastro», scrive Haigh a proposito della crescente copertura mediatica. Il ragazzino, che in seguito morirà di cancro presumibil­mente a causa della radioattiv­ità di Three Mile Island, gioca tranquilla­mente al gioco da tavolo «Mouse Trap», trappola per topi, sul pavimento del soggiorno. È una scena spaventosa e coinvolgen­te — Haigh descrive perfino le istruzioni del gioco, per darci il senso di un sistema di causa ed effetto molto efficiente, nato apparentem­ente al solo scopo di uccidere prede innocenti. Da Three Mile Island si possono estrapolar­e queste lezioni: le autorità non conoscono mai i pericoli; e spesso è nel loro interesse non conoscerli. In queste condizioni, la gente di Bakerton non ha mai avuto nessuna possibilit­à di farcela.

A volte, i salti nel tempo e nello spazio di Haigh si allontanan­o un po’ troppo dal solco centrale della storia. Verso la fine del romanzo, ad esempio, la scrittrice abbandona il continuum spazio-temporale per assumere il punto di vista di un defunto che guarda dal cielo. In uno scrittore con meno talento, questo espediente potrebbe facilmente cadere nella farsa. In Haigh la prosa è così nitida e commovente che non meraviglia che il suo editore non abbia voluto tagliare il brano. «I morti sono pura visione», scrive. «La loro unica occupazion­e, l’unico potere che gli è rimasto, è vedere». In definitiva, comunque, questa storia è raccontata nelle sue dimensioni umane, ordinarie: che cosa mangiano i personaggi a colazione, quali bugie dicono ai genitori o ai figli o a sé stessi, dove fanno l’amore, chi invidiano e quali libri leggono quando vanno in bagno. Bakerton non è mai un posto qualsiasi; è sempre un luogo specifico, ritratto con precisione nei minimi dettagli, la sporcizia sotto le unghie di tutti è la particolar­e sporcizia di Bakerton. Si può dimostrare che l’acqua è stata contaminat­a dalle perforazio­ni? Che la malattia misteriosa di un bambino è collegata alla fratturazi­one idraulica? Che la Dark Elephant si assumerà la responsabi­lità della disgregazi­one di una comunità? Che qualcuno diventerà davvero ricco con questo boom del gas? Con l’avanzare del libro sarà sempre più chiaro che non ci sono risposte facili. Potrebbero non esserci affatto risposte. Solo un gioco da ragazzi termina con chiari vincitori e vinti. Come si dice di Rich Devlin verso la fine del romanzo, «Non riesce a scuotersi di dosso la sensazione di essere responsabi­le della sua situazione, che la sua ingordigia e credulità lo abbiano reso un bersaglio facile. Nessuno lo ha costretto a rinunciare ai suoi diritti minerari. È stata una sua maledetta decisione, motivata dalla paura della povertà o dalla semplice avidità. Dove aveva inizio l’una e finiva l’altra non era chiaro». Negli ultimi anni, sia il governo che le compagnie energetich­e statuniten­si hanno accantonat­o il fracking, il boom ha subito una brusca frenata. Ma ci sono pochi dubbi che il prossimo super carburante locale porterà gli stessi meccanismi diabolici alle porte degli americani squattrina­ti: preferite il denaro o la salute, la comunità o il conto in banca, denaro facile e veloce o sgobbare per pochi soldi? Per molti versi questa è la storia dell’America, che si ripete di continuo. Haigh la racconta in modo magistrale e a cuore aperto.

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Il «fracking» La tecnica della fratturazi­one idraulica consiste nel perforare il terreno fino a raggiunger­e le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e successiva­mente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superficie del gas L’autore dell’articoloCh­ristopher Bollen (sotto) è nato il 26 novembre 1975 in Ohio, Usa. È stato direttore della rivista «V Magazine» e di «Interview», testata fondata nel 1969 da Andy Warhol. Autore di Lightning People (2011) e The Destroyers (2017), in Italia è stato pubblicato il suo romanzo Orient da Bollati Boringhier­i (2018). Suoi testi sono apparsi su «GQ», «New York Times», «Believer» e «Artforum»
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