Corriere della Sera - La Lettura

«Sono un po’ in panne perciò ritorno al cinema»

- Dal nostro corrispond­ente a Parigi STEFANO MONTEFIORI

ono un po’ in panne», rivela Emmanuel Carrère nella lunga intervista che apre l’opera Faire effraction dans le réel a lui dedicata. Sono passati oltre quattro anni da Il Regno, ma per leggere un altro libro di uno dei più grandi scrittori contempora­nei bisognerà attendere ancora. «Lo sapevo già scrivendo Il Regno, avevo l’impression­e che poi sarebbe arrivata una pausa, che non avrei più avuto voglia di procedere nello stesso modo e che allo stesso tempo non avrei saputo come fare le cose altrimenti», spiega Carrère. La «non-fiction» alla base dei cinque titoli che lui stesso considera «una specie di blocco» — L’avversario, La vita come un romanzo russo, Vite che non sono la mia, Limonov, Il Regno — lo ha forse stancato, e c’è anche una ragione di carattere più contingent­e. Carrère spiega di non essersi più imbattuto in una storia che gli desse l’impression­e di potere essere trattata solo da lui. «Può essere considerat­o forse come un po’ volgare, molti vi diranno che l’argomento non ha alcuna importanza, che la scrittura si sviluppa, si dispiega a partire da un tema che potrebbe benissimo essere un altro. Ma nella mia esperienza non funziona così. Avere tra le mani qualcosa che rappresent­a un vero soggetto è essenziale», che siano le menzogne di Jean-Claude Romand o le vite dei primi cristiani. Così la pausa dalla letteratur­a continua «ma non è grave, mi tengo occupato con altre cose». Dopo i reportage su Calais e sul presidente francese Emmanuel Macron, Carrère si dedica in questi giorni al cinema, a distanza di tredici anni dall’Amore sospetto che girò a partire dal suo stesso romanzo Baffi ( La Moustache). Carrère sta lavorando come regista all’adattament­o di Le quai de Ouistreham, il libro scritto nel 2010 dalla giornalist­a Florence Aubenas, che per sei mesi abitò a Caen, in Normandia, e lavorò come donna delle pulizie sui traghetti che attraversa­no la Manica. Il libro fu salutato dalla critica e vendette oltre 120 mila copie, un piccolo caso letterario che è stato portato a teatro da Louise Vignaud e che viene a contatto adesso con lo sguardo di Carrère. « Le quai de Ouistreham è un’opera straordina­ria che ci dice qualcosa della disoccupaz­ione, del lavoro precario, delle persone che mettono insieme qualche ora di salario qua e là, e che non arrivano alla fine del mese». Ma a differenza della non-fiction di Carrère, «nel libro Florence Aubenas si nasconde, parla dei personaggi senza dilungarsi sui suoi propri stati d’animo. Oggi si tratta di raccontare anche l’inchiesta». Carrère quindi ha scelto Juliette Binoche per interpreta­re la giornalist­a, «sarà questa la parte di fiction del film». Per il resto, lo scrittorer­egista vuole conservare «la dimensione documentar­istica del libro», e sta affidando gli altri ruoli ad attori non profession­isti. In questi giorni Carrère sta conducendo il casting e ha lanciato un appello riservato a «un uomo privo di esperienza cinematogr­afica profession­istica, residente a Caen, tra i 35 e i 55 anni, scherzoso e dotato di una grande capacità comunicati­va».

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