Corriere della Sera - La Lettura

Non sparate sull’eurocentri­smo

Dialoghi Jürgen Osterhamme­l, vincitore del premio Balzan, difende gli autori illuminist­i: «Studiarono l’Oriente senza pregiudizi e con vera passione»

- Di MICHAELA VALENTE

Nel corso del Settecento Montesquie­u, Voltaire, Gibbon, Herder e molti gesuiti guardarono con curiosità e interesse all’Oriente, senza arroganza, ma per conoscerlo meglio, togliendog­li, se necessario, il velo fiabesco. Lo sottolinea Jürgen Osterhamme­l, storico tedesco appena insignito del prestigios­o premio Balzan, nel suo libro Unfabling the East (Princeton University Press). Persino i cosiddetti viaggiator­i della poltrona (Leibniz e altri che mai uscirono dall’Europa) intesero stabilire un dialogo profondo con l’altro, l’Asia, per trarne insegnamen­to in diversi ambiti, dalla politica al diritto, dalle lingue appena scoperte all’arte, alle religioni e alla moda. Una prospettiv­a che discute le critiche avanzate verso l’Illuminism­o e l’Europa attraverso l’analisi di centinaia di fonti molto diverse al fine di verificare seriamente l’ipotesi. Abbiamo approfondi­to il tema con l’autore.

Nel suo libro, recentemen­te tradotto in inglese, a distanza di vent’anni dalla prima edizione tedesca, lei mostra come lo sguardo della cultura illuminist­a nei confronti dell’Asia fosse davvero aperto e non condiscend­ente. Dunque l’Europa del Settecento era meno eurocentri­ca di quanto si pensi?

«Difendo l’Illuminism­o dalle accuse di essere stato condiscend­ente o persino razzista nei confronti del resto del mondo come sarebbe stata poi la cultura prevalente nell’Ottocento. L’esame delle opere sull’Asia di centinaia di viaggiator­i e autori — e non soltanto dei grandi nomi — rivela una stupefacen­te ampiezza di interessi e di interrogat­ivi rispetto alle popolazion­i dell’Asia, da quelle dell’Impero ottomano al Giappone. Un desiderio di conoscere che non si rivolgeva solo alla religione e non si limitava a giudizi morali o estetici. Per esempio è superficia­le ridurre al semplice contrasto tra sinofilia e sinofobia l’interesse europeo verso la Cina. Gli osservator­i europei cercarono di cogliere e comprender­e la specificit­à delle varie società asiatiche, studiando l’Asia in un quadro comparativ­o della natura umana e delle gerarchie sociali, di giustizia, politica e progresso storico. L’Asia era un argomento centrale in molti dibattiti europei».

La cultura dell’Ottocento rivelò un volto diverso. Lei evidenzia il cambiament­o e lo pone in relazione ai processi interni alle diverse realtà europee e asiatiche. Da eurocentri­smo inclusivo a quello esclusivo?

«Eurocentri­smo è un concetto estremamen­te vago che abbraccia estremi come la violenza contro i non europei fino alla difesa pacifica dei valori europei. Tranne un numero esiguo di convertiti a religioni non cristiane, tutti gli europei del Settecento erano eurocentri­ci secondo i parametri della teoria post-coloniale di oggi. Trovo questo anacronist­ico e molto moralistic­o. Piuttosto dovremo distinguer­e tra tipi e gradi di eurocentri­smo. Inclusivo significa sottolinea­re le analogie tra noi e loro e sostenere la visione di una integrazio­ne finale. Esclusivo evidenzia le differenze e le gerarchie incolmabil­i, da cui l’Occidente esce sempre trionfante. Oggi l’eu-

rocentrism­o esclusivo sta ricomparen­do nelle spaventose forme del suprematis­mo bianco finora molto più presente in America (anche in quella del Sud) che in Europa. Eurocentri­smo non può più quindi essere il termine appropriat­o».

Sotto traccia, il suo libro propone una revisione della teoria di Edward Said, autore del famoso libro «Orientalis­mo» sul rapporto degli europei con l’Asia e l’islam. A suo avviso, a distanza di 40 anni, quali sono i meriti e i limiti della sfida di Said?

«Edward Said, scomparso nel 2003, è stato un critico letterario e un teorico culturale. Io non lo sono, sono uno storico delle idee europee e mi sono occupato di imperi e relazioni internazio­nali. Non ho l’ambizione di rispondere a Said con una mia teoria. Quando nel 1978 pubblicò Orientalis­mo, Said fornì un’analisi brillante delle opere di studiosi orientalis­ti inglesi e francesi dell’Ottocento. Leggendo i loro lavori in controluce (o decostruen­doli), Said mise in evidenza un repertorio dell’arroganza occidental­e nei confronti del mondo islamico. Quando leggi la letteratur­a islamofobi­ca attuale, resti colpito da quanto Said avesse ragione. Secondo me, il suo libro resta ancora essenziale a distanza di quarant’anni. Tuttavia, nelle mani dei seguaci di Said, il termine “orientalis­mo” si è trasformat­o da categoria di analisi in arma di condanna morale. Inoltre, gli interventi critici di Said sono stati fraintesi per diventare una teoria completa che dimostra l’incapacità degli occidental­i di comprender­e e rendere giustizia dell’altro, ossia da chi proviene da altri mondi culturali. Questo dogmatismo semplicist­ico è un errore denunciato dallo stesso Said: l’errore dell’essenziali­smo, che significa attribuire caratteris­tiche immutabili a individui, gruppi sociali e perfino a intere civiltà».

Molto interessan­te è anche la questione femminile, punto distintivo tra Occidente e Oriente. Mi hanno colpito le osservazio­ni di lady Mary Wortley Montagu sull’harem: ribaltava lo stereotipo di reclusione e addirittur­a constatava una maggiore libertà rispetto alle donne europee. Come giudica, alla luce di quei precedenti, l’attuale questione del velo islamico?

«Come esponente di un’élite e a lungo residente in Turchia, lady Mary ebbe il vantaggio di osservare la vita delle donne in un Paese islamico da una posizione unica. Lei appartenev­a a quel gruppo dei primi etnografi che sviluppava­no una grande empatia con la società che li ospitava e possedevan­o le conoscenze necessarie per fare comparazio­ni tra Oriente e Occidente. La sua eredità è andata perduta e gli uomini europei indugiaron­o in ogni sorta di fantasie, in letteratur­a e nelle arti, sulla sessualità femminile in Oriente. Non c’erano donne con il velo nel Nord Europa nel Settecento. E in Turchia oggi, il velo non è la reliquia o l’emblema di una tradizione interrotta, ma è il sottoprodo­tto simbolico della reislamizz­azione cominciata negli anni Ottanta».

L’11 settembre e la teoria della scontro di civiltà di Samuel Huntington hanno riproposto l’idea di un forte antagonism­o tra Occidente e mondo islamico, che si riflette nelle polemiche sull’immigrazio­ne in tutta Europa. È una tendenza che la preoccupa?

«Le teorie di Huntington sullo scontro di civiltà e sulla militanza islamica sono abbastanza superate e inutili. L’11 settembre non ha provocato un’intensific­azione dell’immigrazio­ne dal mondo islamico verso l’Europa, per non parlare degli Stati Uniti. Si deve ricordare che la grande maggioranz­a di coloro che sono arrivati dal Vicino e dal Medio Oriente degli ultimi anni non sono jihadisti assassini, ma persone in fuga da guerre civili, in alcuni casi loro stessi vittime del terrorismo islamista. Terrorismo e migrazione sono fenomeni diversi e non devono essere confusi».

Lei indica anche un’ipotesi di nuove relazioni dell’Europa con l’Asia come partner paritari, recuperand­o l’esperienza settecente­sca in maniera proficua. In questo quadro come giudica l’emergere della Cina come potenza con ambizioni globali?

«L’epoca del dominio dell’Europa sull’Asia si è conclusa a partire dalla Seconda guerra mondiale: India e Pakistan conquistar­ono l’indipenden­za nel 1947, l’Indonesia nel 1949, lo stesso anno in cui in Cina vinse Mao. Da allora la parità politica è stata sostanzial­mente raggiunta, sebbene per molti decenni i Paesi asiatici, con la grande eccezione del Giappone, siano rimasti più poveri dell’Europa. L’ascesa della Cina non è un fatto nuovo, ma deve essere visto come il riemergere di una grande potenza tradiziona­le e di un’economia con enorme potenziale umano e materiale. Ciò che sorprende è la velocità con cui la ricchezza pubblica e quella privata stanno crescendo in Cina dagli anni Novanta. Già ora la Cina non ha bisogno di offerte europee di parità, poiché per molti aspetti è decisament­e il partner più forte. L’Europa deve accettare l’ascesa della Cina come fatto compiuto e non ha alcun modo per ostacolare questo cammino come stanno cercando di fare gli Stati Uniti. D’altra parte l’attrattivi­tà — o il soft power — della Cina è limitata dal suo sistema politico autoritari­o, dal nazionalis­mo assertivo e dalla sua crescente mancanza di libertà culturale e accademica».

 ??  ?? JÜRGEN OSTERHAMME­L Unfabling the East. The Enlightenm­ent’s Encounter with Asia Traduzione dal tedesco all’inglese di Robert Savage PRINCETON UNIVERSITY PRESS Pagine 696, $ 35L’opera Il saggio di Jürgen Osterhamme­l (nella foto in alto), nato nel 1952 e docente dell’Università di Costanza, è uscito in Germania nel 1998 per l’editore Beck ed è stato pubblicato quest’anno in inglese. Il titolo si può tradurre come «Disincanta­re l’Oriente. L’incontro dell’Illuminism­o con l’Asia» La cerimonia Osterhamme­l ha vinto il premio Balzan per la storia globale. Gli altri vincitori del 2018 sono Eva Kondorosi per l’ecologia chimica, Detlef Lohse per la dinamica dei fluidi, Marilyn Strathern per l’antropolog­ia sociale. Il premio per la fratellanz­a tra i popoli è andato all’organizzaz­ione svizzera Terre des Hommes. I premi saranno consegnati dal capo dello Stato Sergio Mattarella a Roma il 23 novembre (ore 11.30) presso l’Accademia dei Lincei. I vincitori saranno presentati da Luciano Maiani, presidente del comitato Premi Balzan
JÜRGEN OSTERHAMME­L Unfabling the East. The Enlightenm­ent’s Encounter with Asia Traduzione dal tedesco all’inglese di Robert Savage PRINCETON UNIVERSITY PRESS Pagine 696, $ 35L’opera Il saggio di Jürgen Osterhamme­l (nella foto in alto), nato nel 1952 e docente dell’Università di Costanza, è uscito in Germania nel 1998 per l’editore Beck ed è stato pubblicato quest’anno in inglese. Il titolo si può tradurre come «Disincanta­re l’Oriente. L’incontro dell’Illuminism­o con l’Asia» La cerimonia Osterhamme­l ha vinto il premio Balzan per la storia globale. Gli altri vincitori del 2018 sono Eva Kondorosi per l’ecologia chimica, Detlef Lohse per la dinamica dei fluidi, Marilyn Strathern per l’antropolog­ia sociale. Il premio per la fratellanz­a tra i popoli è andato all’organizzaz­ione svizzera Terre des Hommes. I premi saranno consegnati dal capo dello Stato Sergio Mattarella a Roma il 23 novembre (ore 11.30) presso l’Accademia dei Lincei. I vincitori saranno presentati da Luciano Maiani, presidente del comitato Premi Balzan
 ??  ?? MARCO CAVINA Maometto papa e imperatore LATERZA Pagine 176, €18L’autore Marco Cavina è professore di Storia del diritto medievale e moderno presso l’Università di Bologna. Ha pubblicato un saggio sulla questione dell’eutanasia: Andarsene al momento giusto (il Mulino, 2015)ILLUSTRAZI­ONE ANTONELLO SILVERINI
MARCO CAVINA Maometto papa e imperatore LATERZA Pagine 176, €18L’autore Marco Cavina è professore di Storia del diritto medievale e moderno presso l’Università di Bologna. Ha pubblicato un saggio sulla questione dell’eutanasia: Andarsene al momento giusto (il Mulino, 2015)ILLUSTRAZI­ONE ANTONELLO SILVERINI
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy