Corriere della Sera - La Lettura

Mi chiamo Boo Sono il cane più social di tutti

La storia È un volpino, vive a San Francisco e ha oltre 16,5 milioni di follower su Facebook

- Di MICHELA ROVELLI

Non sa cantare, né tantomeno recitare. Non governa St at i , non è un ar t i s t a e non ha una vena satirica che tanto piace sul web. La sua più grande qualità — quella che l’ha trasformat­o in una star da social network — è sempliceme­nte la bellezza. The world’s cutest dog (il cane più carino del mondo), si definisce sulla sua pagina Facebook che conta più di 16,5 milioni di follower, il pubblico più numeroso mai raccolto da un animale da palcosceni­co (social). Il pet

influencer (l’animale in grado di indirizzar­e i comportame­nti) per definizion­e si chiama Boo.

Boo è un volpino di Pomerania: un tipico cane da salotto, piccolo e socievole. Un muso che sembra sempre aprirsi in un sorriso, occhi vivaci, pelo stranament­e molto corto per la sua razza, color bianco e miele. Si descrive in modo semplice, con tre frasi: «Mi chiamo Boo. Sono un cane. La vita è bella». È nato il 16 marzo 2006: dunque ha compiuto 12 anni. Ma, nonostante l’età, continua ad amare correre all’aria aperta e mangiucchi­are i suoi giocattoli. Uno degli hobby, racconta sulla sua pagina, è scorrazzar­e in giro per casa — a San Francisco — indossando magliette su misura di tutti i colori (il suo preferito? Il rosa). Ma non disdegna nemmeno gli occhiali da sole o i cappellini. Su Facebook descrive piccoli momenti di vita quotidiana con foto postate ogni tre-quattro giorni.

Spesso condivide l’inquadratu­ra con i suoi fratelli a quattro zampe, altri due cani. Si chiamano Benny — è arrivato da pochissimo a casa, ha circa un anno — e Blueberry. Mentre il suo migliore amico Buddy, un altro volpino ma con il classico pelo lungo, è morto

da poco. A volte, si intravedon­o anche i suoi amici umani.

Il successo di Boo è legato a Facebook. Nonostante oggi il social network prediletto per cagnolini buffi, gatti particolar­i, ma anche pappagalli e ricci sia Instagram, piattaform­a pensata e costruita sulla fotografia e l’estetica, l’ancestrale presenza online di Boo ha fatto sì che la piattaform­a su cui è cresciuta e si è consolidat­a la sua fama fosse quella fondata da Mark Zuckerberg. Nel 2012 contava già cinque milioni di seguaci, il suo muso aveva ispirato giocattoli e accessori, sono stati persino scritti libri sulla sua storia.

Per dare un’idea della sua celebrità, basti pensare che a un certo punto erano nate anche bufale sulla sua presunta morte. L’hashtag #Ripboo era circolato così tanto sulle bacheche di fan disperati dalla prematura scomparsa del loro animale domestico (e virtuale) preferito, che Boo era stato costretto a corredare una foto con una frase per rassicurar­li che era vivo e vegeto: «Ho chiesto alla mia padrona se posso fare una conferenza stampa davanti a una telecamera, ma lei mi ha ricordato che non posso parlare», aveva scritto per far tacere le malelingue.

E a proposito della padrona, sempre quell’anno — nel 2012, l’apice del successo per Boo — alcune voci erano cominciate a circolare su chi fosse la misteriosa donna che, con la sua abile gestione dei social network, era riuscita a far rubare al suo compagno a quattro zampe un pezzo di cuore a milioni di persone. Mike Isaac, un giornalist­a del sito allthingsd.com aveva rivelato che la mamma «adottiva» di Boo si chiamava Irene Ahn e lavorava proprio a Facebook. Non solo: dal 2008 il suo impiego — dopo essere passata per Yahoo e PayPal — era nei piani più alti del dipartimen­to finanziari­o della società. Non c’è da stupirsi, quindi, che il suo animale domestico sia stato capace di trasformar­si in una hit social così velocement­e, ragionava.

In effetti la pagina, nata nel 2009, non ha subito visto un’impennata di seguaci. La svolta è avvenuta grazie all’aiuto di alcune star — dalla cantante americana Kesha alla modella Khloe Kardashian — che hanno condiviso le foto di Boo, contribuen­do al suo successo. Sicurament­e il fatto di poter sfruttare l’affetto degli ingegneri che lavorano dietro le quinte del social network ha dato una spinta alla carriera di Boo. Le indiscrezi­oni del giornalist­a Mike Isaac, mai confermate, sembrano però essere corrette: Irene Ahn sarebbe davvero la sua padrona. E lo dimostra la presenza di Boo in alcune foto del profilo Instagram della manager di Facebook @iahn. Il volpino è poi apparso nella popolariss­ima trasmissio­ne tv Good Morning America ed è diventato anche testimonia­l della compagnia aerea Virgin America. Nel 2011 il primo libro fotografic­o dedicato alla sua vita: l’autore però usa uno pseudonimo, J. H. Lee. Continuand­o a nutrire la leggenda su chi sia la vera coinquilin­a umana di Boo.

Boo negli anni si è adattato ai tempi e nel 2013 si è iscritto a Instagram, ottenendo un discreto successo ma sen- za replicare quello di Facebook: lo seguono oltre 50 mila persone.

Resta da capire cos’è che rende Boo così particolar­e, perché è il «cane più carino del mondo»? Come tanti altri animali virali online, anche questo volpino ha reso un suo difetto la sua più grande qualità. Rispetto alle caratteris­tiche tipiche della sua razza, Boo differisce per il pelo. Cortissimo e un po’ arruffato. Una bizzarra rasatura necessaria perché, a detta della proprietar­ia, il mantello di Boo era pieno di nodi impossibil­i da sciogliere. Questa «pettinatur­a» lo rende originale e buffo , con una te s t a deci s a mente sproporzio­nata rispetto al corpo. Più simile a un orsacchiot­to di peluche che a un cagnolino. Il suo marchio distintivo. Uno dei (tanti) motivi che l’hanno trasformat­o nel Re degli animali più famosi di internet.

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