Corriere della Sera - La Lettura

Ma così Teresa si è liberata di Teresa

- Di GUIDO MARIA BRERA

«Nella folla io e te, tra i pochi non mascherati. Ci teniamo per mano, com’è morbida la tua mano. Alzate gli occhi. Piovono coriandoli su di me, sulla mamma, su noi. Torna laggiù, Noemi. Stringi la mano di tuo fratello, e non chiudere gli occhi, registra ogni movimento, ogni persona, guarda Andrea, ridete, saltate, non lasciargli la mano. Invece: cadono coriandoli, milioni di coriandoli colorati, e tu chiudi gli occhi. E tuo fratello non c’è più», scrive Teresa Ciabatti nelle pagine di Matrigna (edizioni Solferino) narrando del momento in cui una famiglia normale, in un paese normale, in un passato prossimo, si trova a confrontar­si con l’irreparabi­le.

Ci sono un fratello e una sorella. Lei è Noemi e ha nove anni. Lui, Andrea, di anni ne ha sei ed è il figlio prediletto: bello, biondo, con gli occhi azzurri. Poi, un giorno di Carnevale, arriva lo scherzo — la beffa, anzi — del destino. Un istante di disattenzi­one e la stretta che lega due mani si allenta: Noemi perde Andrea, che forse non tornerà più. E tutto cambia.

L’indagine della penosa mutazione che rovescia la vita della famiglia procede a volte come cronaca, a volte come deriva onirica, restituend­o sempre e comunque — con puntualità estrema — sensazioni, emozioni e stati d’animo dei personaggi. Una madre si dispera davvero solo quando nessuno tra amici e conoscenti, inviati delle emittenti televisive e perfetti sconosciut­i, si ricorda più del suo dramma. Un padre, come un albero colpito da un’accetta, si contorce mentre il dolore ne piega il tronco, alterandon­e la forma. Ma soprattutt­o c’è lei, Noemi, a cui Andrea, nascendo, ha sottratto la ribalta degli affetti. Noemi non è «la più amata» della famiglia. Non è egocentric­a, non è bella, non è simpatica e neppure fragile. O magari è fragile, ma non lo dà a vedere. Noemi è un gioco di Teresa Ciabatti a «battere e levare», e ci lega a sé senza ricatti, quasi la rincorress­imo alla ricerca di un pezzo di noi.

Ho letto il romanzo tutto di un fiato, ma tenendo sempre alta l’attenzione. Tutto d’un fiato perché si percepisco­no nitidament­e le corde che Teresa Ciabatti tocca. Se piacciono — e a me piacciono molto — allora è facile cogliere la musicalità della scrittura, il suo incedere rock. Allora ti fermi, e torni indietro per godere di nuovo il ritmo di alcuni passaggi, la vibrazione delle parole e il suono del silen-

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