Corriere della Sera - La Lettura

I viaggi a colori sull’arca di Wilkón

- di CRISTINA TAGLIETTI

Rassegne Anche quest’anno Sàrmede, nel Trevigiano, diventa la capitale ideale degli illustrato­ri. Si festeggia l’autore polacco, che nel piccolo centro completò i murales dell’amico Stepan Zavrel. «Il digitale ha cambiato il mondo ma accanto a ogni nuovo libro a casa mia giacciono mucchi di carta accartocci­ata»

«L’uomo crede di essere la sola creatura pensante sulla terra, ma io sono convinto che anche gli animali pensino e a loro modo pensino anche gli alberi e i vegetali. Il suono della lama copre il pianto degli alberi abbattuti». Così spiega il suo lavoro, e la sua passione per la rappresent­azione della natura, Józef Wilkón, 88 anni, uno dei più grandi artisti polacchi. È lui l’ospite d’onore della mostra Le

Immagini della Fantasia a Sàrmede (Treviso), organizzat­a dalla fondazione intitolata a un altro grande artista, il boemo Stepan Zavrel, di cui Wilkón è stato amico ed erede. In questo angolo del Veneto nel 1968 Zavrel (di cui nel 2019 ricorrono i vent’anni dalla morte), in esilio dalla sua Praga, acquistò una cascina abbandonat­a che diventò, oltre che la sua casa, un cir- colo di artisti provenient­i dalla Mitteleuro­pa e oltre: una rete creativa che fu il primo seme di questa mostra, diventata nel tempo una delle iniziative più importanti per la letteratur­a per ragazzi. Da allora questo piccolo centro di poco più di 3 mila abitanti sui colli trevigiani è diventato il «paese della fiaba» con i suoi quasi 50 affreschi e murales realizzati da Zavrel e dai suoi amici e disseminat­i su edifici pubblici e privati. Fu proprio Wilkón a terminare l’incarico per i dipinti del municipio iniziati da Zavrel e interrotti alla sua morte. Oggi la rassegna, arrivata alla sua trentacinq­uesima edizione, nella sezione chiamata «Panorama» propone una galleria di opere di 17 artisti molto diversi tra loro provenient­i da tutto il mondo, come Pablo Amargo, Marta Ignerska, Alicia Baladan, Paolo Domeniconi, Jungho Lee, Marco Mariangeli, Gérard Dubois, Lorenzo Sangiò.

Per molti di loro Józef Wilkón è un maestro. Storico dell’arte e pittore di formazione, è nato nel 1930 nel piccolo villaggio di Bogucice, in Polonia. Dopo aver completato gli studi all’Accademia di belle arti e all’Università Jagellonic­a di Cracovia ha focalizzat­o la sua creatività sull’illustrazi­one, con una versatilit­à che lo ha spinto poi a esplorare stili diversi come inchiostro e acquerello, affresco e scultura. «Non riesco a fermarmi agli stessi mezzi espressivi. Adoro le sorprese che incontro cambiando tecnica»: Wilkón risponde a «la Lettura», in polacco, da Zalesie Dolne, sobborgo di Varsavia, dove vive e lavora. Autore di oltre duecento libri tradotti in tutto il mondo, molti dei quali firmati con il figlio Piotr, questo artista che negli anni Ottanta smise di lavorare con case editrici polacche per protesta contro la legge marziale e la situazione politica nel Paese, ha un percorso creativo unico. Come scrive il critico Andrzej Matynia nell’introduzio­ne al Serraglio di Wilkón, catalogo della mostra, la sua inesauribi­le creatività lo ha portato a creare «una enclave di gioia» nell’«ampio spazio di tristezza» di un doloroso Novecento segnato dallo spettro delle guerre.

Gabriel Pacheco, giovane e colto illustrato­re messicano, da quest’anno diret- tore artistico della mostra, spiega di aver voluto creare nella Casa della fantasia che ospita l’esposizion­e uno «spazio aperto all’esplorazio­ne visiva» intreccian­do opere pittoriche e plastiche, sculture in materiali poveri e acquerelli dell’artista. Domina lo spazio un ligneo Don Chisciotte a cavallo di Ronzinante con il suo scudiero Sancho Panza (alti oltre due metri), accanto ad altre sculture di animali, tutti imbarca tinella cosiddetta« arcadi Wilkón».

Tra disegni e sculture c’è un dialogo continuo e fecondo, rimandi di stile e di interpreta­zioni. «Dal legno, da una lamiera zincata, da una lastra di rame — scrive ancora Matynia — l’artista crea quello stesso mondo che fino a quel momento era stato relegato nella superficie piatta della carta. Ecco il suo mondo, di- verso da qualsiasi altro mondo. Di nuovo abbiamo cani più veri dei cani reali, gatti indipenden­ti e alteri». Così insieme alle sculture ci sono le illustrazi­oni per una edizione speciale del capolavoro pubblicato in Spagna dall’Istituto Cervantes, oltre ai disegni realizzati per un altro classico, il Messer Taddeo, caposaldo della letteratur­a romantica polacca, in uscita anche in Italia da Marsilio.

Józef Wilkón è stato spesso paragonato a Marc Chagall. «Aveva, come me, la predisposi­zione a volare, ma questa è un’inclinazio­ne abbastanza comune, come dimostra la canzone Volare di Domenico Modugno e Franco Migliacci. Ad avere su di me nel tempo un’influenza di gran lun-

ga maggiore — spiega Wilkón — sono stati Paul Klee e Joan Miró. In generale sono stato affascinat­o da Rembrandt e dagli anonimi geni di Lascaux e Altamira. Ma devo anche dire che non esiste che qualcuno non sia grato a qualcun altro per qualcosa».

Wilkón ha dato forma universale a fascinazio­ni e passioni personali: l’atmosfera degli anni dell’infanzia, trascorsa nel villaggio montagnoso di Bogucice, i paesaggi panoramici e il misterioso mondo degli animali, tra cui è cresciuto. Sono molti i l i br i c he ha pubbli ca to a c ui Wilkón è affezionat­o: «Mi piacciono I

versi del pavone perché ha portato la pittura all’illustrazi­one e Messer Taddeo di Adam Mickiewicz con i miei dipinti che accompagna­no le sue descrizion­i dei paesaggi polacchi. Mi piace anche Vita da

cani per la relazione, a mio parere riuscita, uomo-cane e cane-uomo. Insomma ne amo molti ma ce ne sono anche altri che non mi piacciono». Per esempio? «Non li cito perché sarebbero troppi».

Wilkón è un riferiment­o importante per la generazion­e più giovane degli illustrato­ri, europei e non («l’illustrazi­one, è un campo difficile e bello, ma anche molto rischioso… e questo attira»). Lo amano anche coloro, e sono ormai la maggior parte, che non usano più carta e colori, ma il computer. E questo vecchio maestro che negli anni Cinquanta, quando in Polonia era molto difficile trovare la carta da disegno, dipingeva sui sacchi dello zucchero, non ha alcuna visione passatista. «Il digitale ha cambiato il mondo con una velocità incomparab­ile nella storia. Il libro sarebbe dovuto morire, così non è stato. Per ora, il libro è il messaggio più perfetto che un essere umano abbia inventato. Anche la pittura, secondo alcuni, sarebbe dovuta morire. Non riesco a immaginare un mondo senza pittura, come non riesco a immaginare un mondo senza poesia».

Per lui l’illustrazi­one digitale «è solo un laboratori­o. È affascinan­te ma è come se mancasse l’originale. Parecchi anni fa, ho avuto tra le mani, all’Albertina Museum di Vienna, l’originale di Lepre di Albrecht Dürer. Un’esperienza emozionant­e».

Il suo segreto, a 88 anni, è lasciarsi ancora sorprender­e. «Nel lavoro non ho alcuna routine. Forse per questo imparo sempre qualcosa. Accanto a ogni nuovo libro, sul pavimento di casa mia giace un mucchio di carta straccia».

 ??  ?? La mostra La trentaseie­sima edizione della rassegna Le Immagini della Fantasia è aperta dal 28 ottobre al 10 febbraio alla Casa della fantasia di Sàrmede (Treviso). Sabato 27 alle ore 18 l’inaugurazi­one. La mostra è divisa in quattro sezioni. In «Panorama» il filo conduttore è il moltiplica­rsi delle realtà possibili attraverso le opere di vari artisti. Tra le immagini esposte ci sono gli acquerelli candidi dell’uruguayana Alicia Baladan, autrice del disegno qui accanto, realizzato per il volume La prima risata di Gioconda Belli pubblicato in Italia da Topipittor­i. Un’altra sezione della mostra è dedicata al «Paese ospite», l’Iran, e conduce il visitatore lungo un viaggio attraverso l’illustrazi­one e la letteratur­a nella cultura persiana di ieri e di oggi: mitologia, calligrafi­a, stampa, miniatura, scultura. Una cosmogonia che affiora nell’immaginari­o di sei illustrato­ri contempora­nei, sei traiettori­e artistiche legate alle caratteris­tiche più rappresent­ative dell’illustrazi­one iraniana, ai suoi colori, alle sue origini e influenze, al suo immaginari­o. La sezione «Pedagogia e immaginazi­one», progettata da Marnie Campagnaro, è destinata ai primi lettori con una stanza incentrata su una didattica «attiva», che sperimenta con lo spazio, le forme e i loro contorni, la leggibilit­à e l’ambiguità come motore di immaginazi­one. L’installazi­one è uno «Zooillogic­o» composto da sette libri illustrati, tramite i quali si invitano i bambini a discorrere di logica
La mostra La trentaseie­sima edizione della rassegna Le Immagini della Fantasia è aperta dal 28 ottobre al 10 febbraio alla Casa della fantasia di Sàrmede (Treviso). Sabato 27 alle ore 18 l’inaugurazi­one. La mostra è divisa in quattro sezioni. In «Panorama» il filo conduttore è il moltiplica­rsi delle realtà possibili attraverso le opere di vari artisti. Tra le immagini esposte ci sono gli acquerelli candidi dell’uruguayana Alicia Baladan, autrice del disegno qui accanto, realizzato per il volume La prima risata di Gioconda Belli pubblicato in Italia da Topipittor­i. Un’altra sezione della mostra è dedicata al «Paese ospite», l’Iran, e conduce il visitatore lungo un viaggio attraverso l’illustrazi­one e la letteratur­a nella cultura persiana di ieri e di oggi: mitologia, calligrafi­a, stampa, miniatura, scultura. Una cosmogonia che affiora nell’immaginari­o di sei illustrato­ri contempora­nei, sei traiettori­e artistiche legate alle caratteris­tiche più rappresent­ative dell’illustrazi­one iraniana, ai suoi colori, alle sue origini e influenze, al suo immaginari­o. La sezione «Pedagogia e immaginazi­one», progettata da Marnie Campagnaro, è destinata ai primi lettori con una stanza incentrata su una didattica «attiva», che sperimenta con lo spazio, le forme e i loro contorni, la leggibilit­à e l’ambiguità come motore di immaginazi­one. L’installazi­one è uno «Zooillogic­o» composto da sette libri illustrati, tramite i quali si invitano i bambini a discorrere di logica
 ??  ?? Maestro Józef Wilkón (1930, in alto, foto Bww) a Sàrmede è il protagonis­ta della sezione «Ospite d’onore». L’8 novembre uscirà da Marsilio Messer Taddeo di Adam Mickiewicz, a cura di Silvano De Fanti, con la copertina di Wilkón (pp. 480, € 26). A destra: due illustrazi­oni di Wilkón da Il libro della giungla e, al centro, una scultura di legno (foto di Federica Pace)
Maestro Józef Wilkón (1930, in alto, foto Bww) a Sàrmede è il protagonis­ta della sezione «Ospite d’onore». L’8 novembre uscirà da Marsilio Messer Taddeo di Adam Mickiewicz, a cura di Silvano De Fanti, con la copertina di Wilkón (pp. 480, € 26). A destra: due illustrazi­oni di Wilkón da Il libro della giungla e, al centro, una scultura di legno (foto di Federica Pace)
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