Corriere della Sera - La Lettura

LA STRADA È ROMANZO INFINITO

- Di ENRICO ROTELLI

Per anni Jack Kerouac (1922-1969) pregò gli editori di pubblicare il suo romanzo On the Road ( Sulla strada): un lungo rotolo di carta battuto a macchina nell’aprile 1951 i cui fogli erano attaccati l’uno all’altro per non perdere il ritmo delle scrittura. Gli editori si accorsero del valore di quel rotolo solo dopo che la «Paris Review» ne pubblicò un estratto. Il romanzo uscì il 4 settembre 1957 per The Viking Press. È un racconto dei primi anni del Dopoguerra, quando Kerouac alla Columbia University di New York era divenuto amico di Allen Ginsberg e William Burroughs, altri eroi della Beat Generation che vivevano rifiutando le regole imposte dalla società e che, con le proprie opere, cercavano di cogliere la sacralità degli oppressi e dei disperati. In quegli anni Kerouac era amico anche di Neal Cassady, una sorta di James Dean letterario che nel romanzo ha il nome di Dean Moriarty. Ginsberg e Burroughs sono invece Carlo Marx e Old Bull Lee. Kerouac è Sal Paradise.

On the Road è dunque una storia di viaggi e incontri nata dagli appunti presi da Kerouac in quella stagione dove indossare un paio di jeans invece del completo grigio significav­a essere un rivoluzion­ario. Oggi è il racconto di viaggio più famoso della letteratur­a americana intesa come letteratur­a della frontiera. Un viaggio senza uno scopo apparente e senza una meta («Dove andiamo?». «Non lo so, ma dobbiamo andare», è il dialogo più sottolinea­to da tutti i lettori) come lo era la stessa vita di Kerouac, disperato scrittore dal fisico d’atleta e il cuore da antieroe alla costante ricerca della libertà. Nanda Pivano ricordava che quando il 5 settembre 1957 Kerouac lesse la recensione del «New York Times», alla fidanzata che gli chiedeva come mai non avesse l’aria felice lui rispose: «Mi pare non me ne importi niente». La recensione diceva: «Questa pubblicazi­one è un’occasione storica. Come Fiesta di Hemingway è considerat­o il testamento della Generazion­e Perduta, sembra certo che Sulla strada sarà riconosciu­to come il testamento della Beat Generation».

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