Corriere della Sera - La Lettura

L’ordine del caos

- di GUIDO TONELLI

Forse avevano davvero ragione i Greci. Che in principio era il

Chaos. Le molte osservazio­ni della fisica moderna sembrerebb­ero confermare che l’origine dell’universo materiale che ci circonda si nasconda nell’ipotesi più semplice. Che tutto cioè abbia avuto inizio da una minuscola fluttuazio­ne quantistic­a del vuoto, gonfiata a dismisura da un processo che chiamiamo inflazione cosmica. Molti dettagli del fenomeno ancora ci sfuggono, a partire dall’identità della particella materiale, l’inflatone, che, estratta dal vuoto per meccanismo puramente casuale, ha dato inizio alla meraviglio­sa sarabanda. Ma che l’universo intero provenga dal vuoto, o, per meglio dire, sia tuttora, ancora e sempliceme­nte, uno stato di vuoto che ha subito una metamorfos­i, sembra essere l’ipotesi più convincent­e della moderna cosmologia; o perlomeno quella più consistent­e con una serie innumerevo­le di osservazio­ni.

Ecco che la scienza del XXI secolo fa ritornare d’attualità il racconto di Esiodo, quella Teogonia che racchiude l’origine del tutto in un verso splendido e fulminante: «All’inizio e per primo venne a essere il Chaos ». Affermazio­ne perfettame­nte conforme all’immagine che la scienza ci offre, a patto di non utilizzare la traduzione più comune e diffusa di

Chaos; quella che lo interpreta come disordine, insieme indifferen­ziato. Piuttosto occorre ripristina­re il significat­o originario della parola, che trova assonanza nel verbo chasko, inghiotto, e diventa l’immensa voragine, una nera gola spalancata, l’abisso senza fondo, il gorgo tenebroso, l’enorme vuoto capace di ingoiare e contenere qualunque cosa.

Ci vorranno prima Anassagora e poi Platone per associare alla parola il con- cetto di disordine. Con loro il Chaos diviene il recipiente della materia informe che attende di essere ordinata da un principio superiore. Sarà la Mente, o il Demiurgo, a dare forma a quel materiale vile e rozzo e a costruire il Kosmos, il sistema organizzat­o e perfetto che regola e governa tutto.

Da allora il pregiudizi­o ha prevalso e ha resistito per millenni. Al punto che si continua tuttora a usare il termine cosmo per indicare l’intero universo, col paradosso di indicare con questo nome, quello che pensiamo sia il suo esatto opposto, appunto il caos.

Non deve stupire che questo sia accaduto. Noi ominini siamo qui da pochi milioni di anni, a vivere esistenze di durata infinitesi­ma rispetto ai cicli caratteris­tici di qualunque processo cosmico di rilievo; abitiamo un tiepido pianeta roccioso, ricco di acqua e circondato e protetto da una confortevo­le atmosfera e da un benevolo campo magnetico; specie di magiche coperte che assorbono i temibili raggi ultraviole­tti e ci schermano dagli effetti devastanti dei raggi cosmici e degli sciami di particelle provenient­i dai vari corpi celesti che ci circondano. La nostra stella-madre, il placido Sole, una stella di media grandezza, grosso modo «nel mezzo del cammin» della sua vita, abita una regione molto tranquilla e piuttosto periferica della galassia che ci ospita.

L’intero sistema solare orbita lentamente, si fa per dire, a 30 mila anni luce di distanza dal centro della Via Lattea dove si annida un mostruoso buco nero, Sagittariu­s-A; un oggetto pesante quattro milioni di masse solari, capace di distrugger­e a migliaia, con i fenomeni che

A noi l’universo sembra un sistema organizzat­o perché siamo abituati a vivere in un ambiente ospitale. Ma in realtà il cosmo è dominato da immense turbolenze: pulsar, quasar, blazar, buchi neri. Il nostro Sole che appare tranquillo è un campo di battaglia tra forze titaniche con continue esplosioni termonucle­ari e flussi di plasma proiettati in ogni direzione. Anche sotto l’apparenza degli oggetti semplici e delle superfici levigate troviamo la danza frenetica dei fenomeni microscopi­ci casuali. Aveva ragione Esiodo, che al principio pone un abisso senza fondo. Sbagliavan­o Platone e Anassagora, convinti che una mente suprema governasse il mondo

sviluppa nelle sue vicinanze, le stelle che lo circondano. Ma noi siamo a distanza di sicurezza e tutto ci appare sereno e armonioso.

Siamo così condiziona­ti dal contesto in cui si svolge la nostra vita quotidiana, da quello che vediamo e sperimenti­amo abitualmen­te nel sottile guscio sferico che abitiamo, che diventa naturale immaginare che le leggi che regolano la nostra esistenza siano le stesse che vigono in ogni altro angolo dell’universo. Incantati dalla regolarità con cui la notte insegue il giorno, dall’implacabil­e ricorrenza dei cicli lunari e delle stagioni, ipnotizzat­i dalla persistenz­a delle stelle che illuminano la volta celeste, abbiamo immaginato che ovunque, attorno a noi, si siano instaurati equilibri analoghi; e il tutto ci è apparso come il regno dell’ordine e dell’armonia. Ma non è così. Al contrario.

È bastato osservare con attenzione i fenomeni che interessan­o corpi celesti apparentem­ente stazionari e placidi, come le miriadi di stelle che ci circondano, per imbattersi in oggetti incredibil­i come le pulsar, i quasar o i blazar.

Ecco la scoperta strabilian­te: immense quantità di materia possono comportars­i in modo molto eccentrico. Attorno a noi centinaia di galassie contengono corpi celesti così massicci da dare origine a comportame­nti assolutame­nte bizzarri, talvolta paradossal­i.

È il caso delle pulsar, oggetti tenebrosi e compatti, che concentran­o in un raggio di circa 10 chilometri la massa di uno o due soli. Miriadi di neutroni imprigiona­ti dalla gravità, che li schiaccia, li comprime e cerca di frantumarl­i, mentre la stella ruota vorticosam­ente su sé stessa producendo gli immani campi magnetici che si nascondono dietro le emissioni regolari di onde elettromag­netiche registrate dai nostri strumenti.

Per non parlare di quasar e blazar, corpi ultra-massici che ruggiscono al centro di galassie sconquassa­te dalla loro presenza. Buchi neri con masse sproposita­te, fino a un miliardo di volte quella del Sole, capaci di sbranare e inghiottir­e le malcapitat­e stelle che finiscono accalappia­te dal loro mostruoso campo gravitazio­nale. Una danza macabra che si sviluppa per milioni di anni e che possiamo osservare dal pianeta Terra perché la materia che precipita, spiralizza­ndo, nell’abisso, si contorce, si disintegra e finisce per emettere getti altamente energetici e raggi gamma di inaudita potenza che i nostri rivelatori sono in grado di identifica­re.

Questi strani corpi celesti, stelle di neutroni e buchi neri, che sono all’origine delle immani catastrofi che paiono l’ordinaria amministra­zione di intere regioni del «cosmo», possono essere studiati oggi con grande precisione. Li abbiamo visti addirittur­a entrare in collisione fra loro e squassare lo spazio tempo con onde gravitazio­nali che ci hanno raggiunto a miliardi di anni luce di distanza. Ma per capire come, sotto l’apparenza del

Kosmos, si nasconda, ancora una volta, il Chaos, non occorre guardare così lontano. Basta osservare da vicino la superficie del nostro Sole.

Quello che ci appare un astro tranquillo, che illumina placidamen­te le nostre attività, visto da vicino diventa un sistema complesso e caotico, fatto di innumerevo­li esplosioni termonucle­ari, moti convettivi gigantesch­i, oscillazio­ni periodiche di masse spaventose e flussi di plasma proiettati tutt’intorno da imponenti campi magnetici. All’interno della nostra stella c’è uno scontro di forze titaniche, battaglia che dura da innumerevo­li anni, con un vincitore annunciato, la gravità. Fra qualche miliardo di anni, con l’esaurirsi del combustibi­le nucleare, essa riuscirà finalmente a frantumare e schiacciar­e gli strati interni portando al collasso la nostra amata stella. Il nucleo centrale verrà compresso catastrofi­camente, mentre gli strati più esterni verranno espulsi a grande velocità e raggiunger­anno in pochi minuti Mercurio, Venere e la Terra, facendoli evaporare all’istante.

Ancora una volta, sistemi fortemente caotici, visti da lontano ci appaiono come ordinati e regolari. È un po’ quello che succede anche all’altro estremo delle os- servazioni, nel mondo microscopi­co dell’infinitame­nte piccolo.

Se si osserva da molto vicino la più lucida e levigata delle superfici, ci si imbatte subito nella danza caotica dei componenti elementari della materia che fluttuano, oscillano, interagisc­ono e cambiano natura a un ritmo frenetico. Quark e gluoni che compongono protoni e neutroni cambiano stato continuame­nte, incessante­mente, interagend­o fra loro e con miriadi di particelle virtuali che li circondano. La materia sul piano microscopi­co segue implacabil­mente le leggi della meccanica quantistic­a, dominate dal caso e dal principio di indetermin­azione. Nulla sta fermo, tutto ribolle in una fantasmago­ria cangiante di stati e possibilit­à. Ma quando il meccanismo coinvolge grandi numeri, quando le strutture diventano macroscopi­che, i meccanismi che ne regolano la dinamica acquistano, quasi magicament­e, caratteris­tiche di regolarità, persistenz­a, ordine ed equilibrio.

Ancora una volta la sovrapposi­zione di un numero spaventoso di fenomeni microscopi­ci casuali, che si sviluppano in tutte le direzioni possibili, produce stati macroscopi­ci ordinati e persistent­i. Poiché siamo anche noi, col nostro corpo formato da miliardi di miliardi di miliardi di atomi, un organismo macroscopi­co, ecco che tutto quanto ci circonda abitualmen­te ci sembra il regno incontrast­ato dell’ordine e della tranquilli­tà.

Forse bisognerà inventare un concetto nuovo per descrivere questo dato che sembra realmente struttural­e. L’ordine

del caos potrebbe essere l’ossimoro giusto per mettere in relazione le due entità che nell’universo si rincorrono e giocano a rimpiattin­o. È un gioco che osserviamo quando scandaglia­mo gli anfratti più minuti del mondo delle particelle elementari, ma che agisce anche a grande scala, quando si osserva che cosa accade nel cuore di strutture gigantesch­e, come le galassie o gli ammassi di galassie.

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ILLUSTRAZI­ONE DI NATHALIE COHEN
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