Corriere della Sera - La Lettura

L’europeismo si tinge di verde Il Gel contro i sovranisti

«Green», «Europeanis­m», «Liberal Cosmopolit­anism»: il successo degli ecologisti in Baviera sembra aprire la via a una sintesi più efficace della sinistra tradiziona­le nel combattere la marea xenofoba. È una buona notizia, dato che le vecchie coordinate po

- di MAURIZIO FERRERA

Le elezioni bavaresi dello scorso 19 ottobre hanno provocato un terremoto politico. La C su (Unione cristiano-sociale), sorella e alleata della Cdu (Unione cristiano-democratic­a), ha perso la sua storica egemonia sul più vasto Land tedesco. I voti persi non sono andati alla Spd, ma alla nuova formazione AfD (Alternativ­a per la Germania), di stampo sovranista, e ai Verdi. A Monaco sono in corso difficili negoziati. Ma anche Berlino è preoccupat­a. Se i risultati bavaresi segnano l’inizio di una tendenza, le scosse possono propagarsi in altri Länder (oggi, domenica 28, si vota in Assia) e poi colpire il governo federale e persino oltrepassa­re i confini tedeschi.

I partiti tradiziona­li di centrosini­stra e di centrodest­ra stanno perdendo colpi pressoché ovunque, sotto l’attacco di destre neo-nazionalis­te e xenofobe simili alla AfD. In qualche Paese hanno fatto la loro comparsa formazioni di «nuova sinistra» più o meno radicale, come Podemos in Spagna e Syriza in Grecia o forze ibride, come i Cinque Stelle in Italia. Con l’exploit dei Grünen (Verdi) in Baviera è accaduto però qualcosa di nuovo.

Il partito ha una lunga storia, iniziata negli anni Settanta del secolo scorso. Dopo l’ascesa al governo con i socialdemo­cratici di Gerhard Schröder (i Grünen erano guidati dal carismatic­o Joschka Fischer), i Verdi sembravano destinati a una presenza quasi di nicchia. Ora sono il secondo partito della Baviera e si candidano a giocare un ruolo di primo piano sulla scena nazionale. Nell’Europa di oggi i cambiament­i locali hanno forti probabilit­à di generare effetti domino: di provocare o ispirare emulazioni in altri contesti. È possibile che l’Unione venga investita (in parte già dalle prossime elezioni europee) da una nuova onda verde?

Sappiamo che i mercati tendono a produrre equilibrio fra domanda e offerta e questo vale in genere anche per i mercati elettorali. L’emergenza del populismo euroscetti­co sta alterando in maniera sempre più significat­iva la bilancia delle forze che competono per il voto dei citta- dini. I populisti non hanno un dirimpetta­io diretto: il loro avversario è l’«establishm­ent», identifica­to con i partiti di governo tradiziona­li. Anche quando governano in grande coalizione, questi ultimi si presentano divisi al momento del voto. Si originano perciò dinamiche di competizio­ne multipolar­i, che provocano frammentaz­ione e ingovernab­ilità. Il caso bavarese è il primo esempio europeo di riequilibr­io: AfD si è trovata di fronte a un agguerrito dirimpetta­io, che ha saputo attrarre il voto europeista e contrario alle politiche di chiusura. L’ascesa dei Verdi in Belgio e Lussemburg­o segnala che il contro-bilanciame­nto alla bavarese può effettivam­ente preludere a una svolta di livello europeo.

Il disequilib­rio «meccanico» (il termine che avrebbe usato in questo caso Giovanni Sartori) del mercato elettorale non spiega ovviamente da solo il successo dei Grünen. Questo partito ha saputo cogliere un «potenziale», proponendo agli elettori un programma molto diverso da quella matrice di ecologismo radicale che aveva ispirato i movimenti verdi degli anni Settanta in giro per l’Europa. Annalena Baerbock e Robert Habeck, i due leader nazionali, e Katharina Schulze, la giovane e intraprend­ente segretaria bavarese, hanno infatti impresso al partito un profilo nuovo, basato su un mix di impegno etico e pragmatism­o riformista.

La tutela e la sostenibil­ità ambientale sono ancora la priorità numero uno, ma senza nessuna indulgenza verso ideologism­i no-global, pacifismo senza se e senza ma, scenari di decrescita felice. La sostenibil­ità è vista come una componente di un nuovo modello di sviluppo inclusivo. Schulze ha puntato il dito contro i neonazisti e la xenofobia che alligna all’interno di AfD. Ma ha anche proposto maggiori spese per la sicurezza e citato moltissime volte la parola Heimat, patria (riferita alla Baviera). Ha insomma lanciato un messaggio a tutti gli elettori impauriti, che chiedono ordine e stabilità. Alcuni candidati verdi hanno dichiarato che sono credenti e impegnati nel volontaria­to: assomiglia­no perciò a molti elet-

tori che tradiziona­lmente votavano Csu, ma che non condividon­o la svolta antiimmigr­azione e un po’ euroscetti­ca del leader di quel partito, l’attuale ministro degli Interni Horst Seehofer. Sul terreno del welfare, il programma dei Verdi è «progressis­ta», ma in senso diverso dalla Spd: più orientato a favore di donne e giovani e verso gli investimen­ti sociali. Contrariam­ente a tutti gli altri partiti, i

Grünen si sono schierati con decisione a favore della Ue, della società aperta. Oltre allo zoccolo duro tradiziona­le (l’elettorato sensibile ai temi ambientali) il partito è insomma riuscito a catturare una larga parte di quella maggioranz­a silenziosa che non condivide il radicalism­o populista, è delusa e stanca dei partiti tradiziona­li e desiderosa di un cambiament­o senza avventure, ispirato da idee e valori innovativi.

Agli inizi degli anni Duemila, molti scienziati politici avevano previsto che la vecchia dimensione destra-sinistra non sarebbe stata più in grado d’assorbire le nuove tensioni connesse all’integrazio­ne europea e alla globalizza­zione. L’aspettativ­a — suffragata dai primi segnali di turbolenza elettorale — era che sarebbe comparsa una nuova dimensione di competizio­ne basata sulla coppia chiusura-apertura. Alcuni avevano suggerito un suggestivo acronimo: Gal-Tan. Da una parte il polo ecologista ( Green), alternativ­o ( Alternativ­e), libertario/cosmopolit­a ( Libertaria­n); dall’altra, il polo tradiziona­lista ( Traditiona­list), autoritari­o ( Au

thoritaria­n), nazionalis­ta ( Nationalis­t). Questa seconda dimensione di conflitto è ormai ben visibile nell’Europa di oggi per quanto riguarda il polo Tan, il populismo sovranista. L’elezione bavarese è però la prima in cui è comparso chiaro e forte anche il polo Gal. Se osserviamo bene il profilo ideologico-programmat­ico e la base sociale dei Grünen, l’acronimo non pare più così appropriat­o. C’è ormai poco di «alternativ­o» e «libertario» nel programma dei Verdi. Si dovrebbe usare piuttosto Gel: Green (ecologismo), Europeanis­m (europeismo), Liberal cosmo

politanism (cosmopolit­ismo liberale). L’arrivo di un’onda verde trasnazion­ale con questi ingredient­i sarebbe un’ottima notizia per l’Unione Europea e per il futuro del progetto di integrazio­ne.

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Neo-ecologisti Katharina Schulze, leader dei Verdi in Baviera, e Tarek Al-Wazir in Assia (foto Afp)
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