Corriere della Sera - La Lettura

Il ragazzo selvaggio sbuca fra i mandorli

- Di CRISTINA TAGLIETTI

Sono percorsi accidentat­i verso l’età adulta, spesso popolati da personaggi strambi, ai margini, quelli che Carola Susani ama percorrere fin dall’esordio con Il libro di Teresa, in una produzione che si è dimostrata sempre coerente per tematiche e per forma. Forma che è preferibil­mente breve: racconti, come nella r a ccol t a Pecore vive (minimum fax, 2006); romanzi di poco più di cento pagine come la favola nera, feroce e commovente, di Eravamo bambini abbastanza (minimum fax, 2012); reportage narrativi come L’infanzia è un terremoto (Laterza, 2008).

Una narrativa che dà voce ai ragazzini, agli adolescent­i e che in questo nuovo romanzo, La prima vita di Italo Orlando — il cui nucleo, come riferisce l’autrice nella nota finale, sta in un racconto, vero, di mandorli e petrolio —, prende toni e atmosfere da realismo magico siciliano fin dall’inizio. È il giugno 1957 quando, in una tenuta nella zona orientale dell’isola dove la famiglia di Irene trascorre tre mesi, «dal tempo delle luc- ciole alla fine della raccolta delle mandorle», viene ritrovato un ragazzo senza niente addosso, il petto giallastro «come un pollo senza piume», uguale al colore dei capelli e dell’iride.

Non dice nulla del luogo da cui proviene, non ha memoria o non vuole ricordare, ma Irene con il padre (un uomo dolce provato dalla morte della moglie, persa nel dare alla luce la figlia) e la nonna (un «rudere» con la schiena storta, ultima erede di una casata decaduta, strenua oppositric­e del progresso, la carnagione lattea, i capelli radi e il sorriso pieno) lo accolgono nella loro casa. Lo chiamano Italo perché, scoprono, potrebbe essere il figlio dell’avvocato Orlando di Marsala, che una notte ha perso il senno e ha lasciato a piedi scalzi la casa della zia dove abitava senza che di lui si sia saputo più niente.

L’arrivo del ragazzo rompe gli equilibri di un mondo che sta comunque già per cambiare: le trivelle di una società petrolifer­a hanno cominciato a sondare i terreni e potrebbero arrivare anche a Sette Cannelle, il podere delle mandorle che vanta sette fontane tutte asciutte.

Italo è strano, inquietant­e, ha un lato oscuro e sembra avere dei poteri: è un rabdomante capace di far riemergere le fonti diventando celebre presso i vicini che se lo contendono. I bambini gli saltano al collo, gli uomini gli fanno provare vini diversi e aspri, le donne giocando a fare le signore gli offrono rosoli. In modo diverso riesce a rendersi indispensa­bile per tutti, soprattutt­o per i tre membri della famiglia di Irene anche se c’è chi, in paese, sussurra che possa essere l’uomo-serpente che porta ricchezza e «come la dà se la ripiglia», il diavolo che prima o poi vorrà qualcosa in cambio o un maniaco che fa il bagno nudo nelle fonti. Italo scopre l’uovo di Colombo per raccoglier­e le mandorle: grandi teli impermeabi­li da mettere sotto gli alberi e con cui sostituire le braccianti, invenzioni che si diffondono nell’intera valle.

È Irene a raccontare in prima persona la storia di Italo, la fascinazio­ne che esercita su tutti, l’indefinibi­le scossa erotica che trasmette. Lo fa con le parole ma anche con le immagini che scatta insieme al padre, mite fotografo che fa la spola tra la tenuta e il negozio in paese. La macchina fotografic­a Comet, l’elettricit­à, la Seicento, sono il nuovo che avanza, insieme ad alcune figure come i geologi della società petrolifer­a o la giovane Margherita che studia da ingegnere, indossa tacchi e pantaloni e ogni volta che entra ancheggian­do nel bar affollato di «perditempo e di sapienti», si scuote di dosso «con noncuranza i loro sguardi come gocce sul pelo». Lei che aspetta solo di laurearsi per andarsene da quella terra, al Nord o all’estero. Anche i suoi passaggi, le sue camminate sul corso sono istantanee, scatti colti al volo.

È con questa capacità fotografic­a, resa da una scrittura tersa, controllat­a, anche quando l’atmosfera da realismo magico potrebbe indurre a certe ridondanze, che la scrittrice riesce a entrare nelle dinamiche familiari e sociali, restando in bilico tra storia e leggenda popolare, rendendo, con il ritmo spezzato della frase, le zoppìe di una famiglia e di una comunità.

Susani coglie un luogo e un momento storico, la Sicilia orientale degli anni Ci nquanta, nel t r a passo dal pi ccol o mondo antico a una modernità ancora incerta dove il petrolio si rivela essere un’illusione che lascia aperta per il padre di Irene un’unica via, quella dell’emigrazion­e, mentre Italo sembra soltanto un altro miraggio, un fantasma. Il romanzo si conclude con un Epilogo in cui la scrittrice dà conto della sorte toccata a tutti i personaggi, dopo quella lunga, strana stagione. Il centro si è spostato lontano dal mandorleto di Sette Cannelle, qualcuno se n’è andato, altri sono rimasti. Non c’è un finale aperto, ma ci saranno altre storie da raccontare, altri destini da inseguire dal momento che, come annuncia il risvolto di copertina, il romanzo è il primo di una trilogia.

Realismo magico Una famiglia composta da un vedovo, dalla figlia e dalla nonna. E un giovanissi­mo che non ha memoria e tutti si contendono

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy