Corriere della Sera - La Lettura

Un astrologo scandinavo per i congiurati di Hitler

- Di ALESSANDRA IADICICCO

Una formidabil­e equilibris­ta che passeggia con eleganza sui confini permettend­osi di eseguire spettacola­ri acrobazie sul crinale tra mondi, lingue, generi diversi senza mai vacillare un solo istante: questa è Ben Pastor, ovvero Verbena Volpi Pastor, l’autrice italoameri­cana, storica e giallista, studiosa e narratrice, perfettame­nte bilingue, divisa tra la ricerca più scrupolosa e la più estrosa invenzione che da sempre coesistono supportand­osi magnificam­ente nelle sue creazioni.

L’ultima tra esse, La notte delle stelle cadenti (traduzione dall’inglese di Luigi Sanvito, Sellerio) — un noir ambientato nella Berlino del 1944, nell’ultimo anno del secondo conflitto mondiale, nei giorni di luglio in cui si ordiva, tra i militari e gli aristocrat­ici ribelli al regime riuniti attorno al conte Claus von Stauffenbe­rg, l’attentato, poi fallito, contro Hitler — aggiunge ancora un tassello all’avventura bellica del suo eroe Martin von Bora, il malinconic­o, splendente protagonis­ta dei suoi romanzi che peraltro alla figura del colonnello Stauffenbe­rg si ispira apertament­e.

Mentre la sua creatura letteraria, un «figlio» che, come tale, cammina con le sue gambe sulla pagina sorprenden­do la sua stessa madre, è alle prese con la risoluzion­e di un misterioso caso di omicidio affidatogl­i dalla Kripo, la polizia criminale, lei lo accompagna sondando alla sua maniera uno dei più oscuri e complicati nodi della storia.

Così, mentre Bora indaga sull’assassinio del Mago di Weimar, un astrologo scandinavo spacciatos­i in passato per ebreo galiziano che, in qualità di veggente, rischiava di prevedere le sorti politiche e militari della Germania hitleriana, Ben/Verbena (anche il suo pseudonimo al maschile è significat­ivo per una scrittrice tanto virile negli argomenti e nella sapiente sicurezza di giudizio, quanto femminile nella sensibilit­à e nella grazia di scrittura) ricostruis­ce i retroscena della congiura contro il Führer scavando con finezza nei conflitti etici, politici e caratteria­li dei congiurati.

Soltanto con un thriller nel suo stile avrebbe potuto farlo in maniera tanto efficace, a riprova che, come già sapevano Aristotele e Paul Ricoeur, la fiction, la finzione — per loro era «la poetica» — apporta un insostitui­bile contributo di verità all’indagine storica. La fantasia e la robusta documentaz­ione raccolta da Ben Pastor ci offrono la più icastica visione della Berlino semidistru­tta dai bombardame­nti e ci fanno respirare il clima che aleggiava tra i nobili ufficiali costretti a obbedire al nazismo e disperatam­ente fedeli a una tradizione di onore cavalleres­co di cui il guerriero Ernst Jünger, interlocut­ore epistolare di Martin Bora anche in questo romanzo, fu il più grande cultore.

 ??  ?? Ben Pastor, pseudonimo dietro al quale si cela l’italoameri­cana Verbena Monti Pastor, cala il personaggi­o feticcio di Martin Bora nel clima dell’attentato al Führer del 1944
Ben Pastor, pseudonimo dietro al quale si cela l’italoameri­cana Verbena Monti Pastor, cala il personaggi­o feticcio di Martin Bora nel clima dell’attentato al Führer del 1944

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