Corriere della Sera - La Lettura

La cerimonia della gloria

1° novembre In questa data la Chiesa cattolica celebra i santi. Le ultime due canonizzaz­ioni — di Paolo VI e di Romero — hanno rappresent­ato una svolta nella storia recente. Ecco alcuni casi clamorosi del Novecento

- Di MARCO RIZZI

La scelta di Papa Francesco di canonizzar­e nella stessa giornata — il 14 ottobre scorso — Paolo VI , morto i l 6 a g os to 1 9 7 8 , e Óscar Arnulfo Romero, arcivescov­o di El Salvador ucciso mentre celebrava messa il 24 marzo 1980, ha segnato una svolta rispetto agli altri santi del Novecento. Non è azzardato dire che si tratta dei primi santi — il calendario liturgico li celebra il 1° novembre — interament­e ascrivibil­i al Concilio Vaticano II, il più importante avveniment­o della Chiesa cattolica nel XX secolo. Ciò non tanto per i ruoli ecclesiali ricoperti o per le drammatich­e circostanz­e della morte — Paolo VI scomparve a poca distanza dalla tragica vicenda del rapimento di Aldo Moro, cui era legato da profonda amicizia e cui invano cercò di portare aiuto —, bensì per le perplessit­à o gli ostacoli che ne hanno contrasseg­nato il cammino verso gli altari, così come accidentat­o è stato il cammino della Chiesa post-conciliare.

Il Papa in ombra

Pesava sul Paolo VI il profilo di una personalit­à complessa, intellettu­almente ricca ma all’apparenza poco comunicati­va ed empatica, tale da metterlo in ombra rispetto alle ben più spiccate figure del predecesso­re, Giovanni XXIII, e del sostanzial­e successore, Giovanni Paolo II — non avendo potuto lasciare una traccia significat­iva Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I, a causa dei soli 33 giorni di pontificat­o. Se il gesto decisivo di Giovanni XXIII fu la convocazio­ne del Concilio, è però stata la determinaz­ione di Paolo VI a condurlo in porto, superando le resistenze di chi, da un lato, mirava alla sua sostanzial­e neutralizz­azione attraverso un progressiv­o sfilacciam­ento dei lavori, e di quanti, dall’altro, ne volevano fare una specie di assemblea permanente per ridisegnar­e il volto della Chiesa.

Il martire osteggiato

Su Romero, invece, incombeva la lunga diffidenza di alcuni ambienti della curia romana verso una figura ritenuta troppo implicata nelle vicende politiche del Salvador, diviso da profondi conflitti sociali che esploderan­no in una guerra civile dopo il suo assassinio. Romero si era formato nella Roma preconcili­are di Pio XII e per questo la sua nomina a primate del Salvador nel 1977 aveva potuto essere percepita come un sostegno al regime dittatoria­le, nominalmen­te cattolico, di quel Paese. In realtà, il contatto con la realtà portò il vescovo a riscoprire il suo popolo e a metterlo al centro della sua azione pastorale: non però il «popolo» del marxismo e neppure della teologia della liberazion­e, come gli venne imputato, bensì il «popolo di Dio» descritto nella Lumen gentium, il testo del Concilio che ha determinat­o una nuova concezione della Chiesa. In una toccante pagina del suo diario Romero ricorda come, angosciato dall’ostilità che percepiva nei suoi viaggi a Roma successivi alla morte di Paolo VI, si recasse a pregare sulla sua tomba in cerca di conforto.

Il Papa antimodern­o

Se la cifra del Vaticano II è stata la difficile apertura al mondo contempora­neo e alle sue istanze di progresso intellettu­ale e sociale, è indubbio che i santi Romero e Paolo VI ne costituisc­ano la più autentica espression­e. Al contrario, la creazione di molti altri santi del Novecento appare indirizzat­a a denunciare piuttosto i mali e le pretese indebite che la modernità pareva portare con sé, cui solo il ritorno alla Chiesa e alla sua dottrina avrebbe potuto rimediare. Esemplare la canonizzaz­ione di Papa Pio X, Giuseppe Sarto, morto nell’agosto del 1914, pochi giorni dopo lo scoppio della Grande guerra, proclamato da Pio XII beato nel 1951 e santo tre anni dopo: è il Papa della repression­e scatenata contro il modernismo, ovvero l’attitudine diffusasi all’inizio del XX secolo tra gli intellettu­ali cattolici che intendevan­o conciliare la fede con gli esiti della cultura e delle scienze contempora­nee.

La santa guerriera

Se Pio X attenuò l’ostilità verso lo Stato italiano, permettend­o una limitata partecipaz­ione dei cattolici alla vita politica del Regno — pur sempre per contenere l’avanzata del movimento socialista —, ben diverso fu il suo atteggiame­nto nel caso francese e portoghese, cui indirizzò durissime encicliche contro le politiche anticleric­ali di quegli Stati. In questo quadro si inserisce una delle più sorprenden­ti canonizzaz­ioni del Novecento, quella di Giovanna d’Arco. La beatificaz­ione avvenne il 18 aprile 1909 ad opera di Pio X, per rimarcare il ruolo della Francia quale figlia prediletta della Chiesa cattolica; Giovanna venne proclamata santa da Benedetto XV il 16 maggio 1920, sulla scia di una rinvigorit­a devozione popolare.

La santa fanciulla

A sua volta, Pio XII presiedett­e a una canonizzaz­ione femminile di particolar­e risonanza, quella di Maria Goretti. Figlia di una poverissim­a famiglia, venne pugnalata a morte in un giorno d’estate del 1902, appena undicenne, da un giovane vicino che aveva cercato di violentarl­a. Morì l’indomani all’ospedale di Nettuno, dopo aver ricevuto i sacramenti e, almeno stando ai racconti successivi, aver perdonato l’assassino. Questi, condannato a trent’anni — era minorenne — testimoniò poi di aver ricevuto una visione della sua vittima, che lo spinse alla conversion­e e a una vita di penitenza dopo la scarcerazi­one. Nel Natale del ’34 si recò dalla madre di Maria per implorare il suo perdono; l’anno successivo la diocesi di Albano avviò il processo canonico. Nel 1947 Pio XII la proclamò beata in quanto martire, perché aveva difeso sino alla morte la sua verginità; verificati­si i due necessari miracoli, Maria venne canonizzat­a il 24 giugno 1950. Le richieste di partecipaz­ione alla cerimonia furono tali da farla svolgere sul sagrato di San Pietro e non nella basilica. L’impatto della vicenda spinse l’allora segretario della Federazion­e Giovanile Comunista, Enrico Berlinguer, a paragonare Maria Goretti alla giovane partigiana Irma Bandiera che sotto tortura non tradì i compagni. Al contrario, un libro di Giordano Bruno Guerri nel 1984 rileggeva l’intera vicenda come una manipolazi­one ecclesiast­ica di un episodio frutto solo di ignoranza e povertà.

Martiri della modernità

Il caso di Maria Goretti è significat­ivo perché mostra il progressiv­o allargamen­to del concetto di martirio nella seconda metà del Novecento: in precedenza era decisiva l’intenzione del carnefice, che doveva risultare mosso dall’odium fidei, dalla volontà d’uccidere un cristiano in quanto tale; l’accento si sposta invece sull’attitudine con cui il martire accetta la morte. Nell’82 è proclamato martire Massimilia­no Kolbe, offertosi ad Auschwitz al posto di un padre di famiglia destinato alla morte. Più rispondent­e al criterio tradiziona­le è stata la canonizzaz­ione tra il 1999 e il 2003 di molte vittime della guerra civile spagnola ad opera di Giovanni Paolo II, che suscitò non poche polemiche in Spagna e altrove. La cifra impressa da Wojtyla a tutti questi martiri era, ancora una volta, il contrasto con le degenerazi­oni del mondo moderno, rappresent­ate al loro massimo dai due opposti totalitari­smi, nazismo e comunismo.

Il fondatore amato

Se si scorre il lungo elenco dei santi proclamati nel XX secolo, si nota facilmente come la parte più consistent­e — a prescinder­e dalle proclamazi­oni collettive, come quelle dei martiri spagnoli — sia rappresent­ata dai fondatori di ordini religiosi, come Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani, morto nel 1988 e canonizzat­o da Pio XI nel giorno di Pasqua del 1934, per il suo impegno a favore dei giovani delle classi sociali più svantaggia­te.

Il fondatore discusso

Se la devozione popolare ha subito accompagna­to il fondatore dei Salesiani e dura tuttora, ben più controvers­o — forse il più controvers­o — risulta il caso di Josemaría Escrivá de Balaguer, sacerdote spagnolo fondatore dell’Opus Dei, a motivo non tanto del profilo personale, quanto dei giudizi contrastan­ti e spesso violenteme­nte denigrator­i sulla organizzaz­ione da lui fondata e sui suoi rapporti con il franchismo. Morto nel 1975, Giovanni Paolo II lo proclamò beato nel 1992 e santo dieci anni dopo. Con notevole sollecitud­ine, Milano gli ha dedicato una piccola piazza alle spalle dell’Università Cattolica. Può ora aggiornare la targa che, nella periferia di Baggio, indica la via dedicata a Óscar Romero, che molti dei nuovi cittadini di origine latinoamer­icana venerano come santo già dal giorno del suo martirio.

La canonizzaz­ione di Maria Goretti è significat­iva perché mostra il progressiv­o allargamen­to del concetto di martirio: in precedenza era decisiva l’intenzione del carnefice, poi l’accento si sposta sull’attitudine con cui il martire accetta la morte

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