Corriere della Sera - La Lettura

Barbabieto­le anti Aids e altre ricette dannose

Divulgazio­ne Il virologo Roberto Burioni continua il suo impegno contro le false verità in campo medico, non solo sui vaccini Il nuovo volume parte da celebri esempi (le superstizi­oni sull’Hiv, i casi Di Bella e Stamina) per risalire ai dati scientific­i

- Di LUIGI RIPAMONTI

«Correva il 1992 e Christine Maggiore era una donna felice e di succ e s s o , p r ove n i va d a u n a f a mi g l i a b e n e - stante, aveva 36 anni, non aveva problemi economici ed era molto attraente». Che cosa cambiò radicalmen­te il destino di questa donna della felix California del Sud? Una «balla mortale». Quella secondo cui l’Aids non è provocato dal virus Hiv. Una tesi ostinatame­nte difesa, contro ogni ragionevol­e prova, dal virologo Peter Duesberg. Nel caso di Christine questo significò, fra l’altro, la morte della figlia quando aveva solo 7 anni. Ma se questa tragedia è incommensu­rabile, quale aggettivo bisognereb­be spendere per descrivere le conseguenz­e che lo stesso negazionis­mo sortì quando fu abbracciat­o dal presidente del Sudafrica, Thabo Mbeki? Si calcola che siano state almeno 300 mila le vittime della sua politica che rifiutava e ritardava le terapie antivirali, incoraggia­ndo invece una serie di terapie «naturali» a base di barbabieto­le, aglio e patate africane e dando spazio a guaritori secondo i quali un modo per sconfigger­e la malattia era avere rapporti non protetti con una ragazza ancora vergine.

Quello dedicato all’Hiv è il primo capitolo del nuovo libro di Roberto Burioni, Balle mortali (Rizzoli) appunto, nel quale l’autore passa in rassegna alcuni dei più famosi, e perniciosi, casi di contraffaz­ione scientific­a degli ultimi decenni, cambiando però registro rispetto alle sue operazioni di divulgazio­ne precedenti.

Se finora il virologo pesarese era ricorso a una narrazione scientific­a in cui partendo dai dati si arriva alle conseguenz­e, questa volta inverte l’ordine dei fattori. Qui sono episodi di cronaca, nomi, cognomi, luoghi, date e drammi a parlare e a condurre a conclusion­i in cui i dati diventano sintesi dell’accaduto. Dal siero di Bonifacio, al caso Di Bella, fino alla vicenda Stamina, alla «medicina germanica», all’insulina negata a piccoli diabetici. Cambiano i protagonis­ti ma la trama rimane costante. Anche se con sfumature differenti.

Meno drammatica sul piano squisitame­nte epidemiolo­gico rispetto a quella di Duesberg, ma profondame­nte seria su quello personale è, per esempio, la storia della «Nuova Medicina Germanica» del dottor Geerd Hamer. Qui il profilo psicologic­o del protagonis­ta è chiave imprescind­ibile per capire lo sviluppo di una vicenda che ha le sue origini nella tragedia familiare del medico tedesco, schiacciat­o dall’uccisione del figlio all’isola di Cavallo, in Corsica. Un lutto da cui inizia un deragliame­nto umano prima ancora che scientific­o. Non che il tono di Burioni sia assolutori­o nei confronti del dottor Hamer, ma appare meno duro rispetto a quello riservato, per esempio, a Liborio Bonifacio, veterinari­o siciliano inventore dell’omonimo siero anticancro che a cavallo degli anni Settanta-Ottanta occupò non poche pagine di cronaca. Il racconto dei ragionamen­ti di Bonifacio, nelle parole dell’autore, si dipana come un horror scientific­o. La risonanza mediatica del caso fu tuttavia solo un assaggio rispetto a quella ben più vasta di altri due episodi con molti punti in comune: i casi Di Bella e Stamina. Entrambi più recenti e probabilme­nte nella memoria di molti. Qui l’autore sottolinea il salto di qualità che si verificò anche e soprattutt­o per il livello di coinvolgim­ento delle istituzion­i. In ambedue le vicende rappresent­anti della magistratu­ra si fecero interpreti di una corrente di pensiero che invocava libertà di cura e la «politica» finì con l’autorizzar­e sotto l’egida pubblica sperimenta­zioni di trattament­i privi dei requisiti di base per una verifica che si potesse definire scientific­a. Basti ricordare le cartelle cliniche del dottor Di Bella e i misteri sul metodo proposto da Stamina. Con l’aggravante, nel secondo caso, della partecipaz­ione attiva di un famoso ospedale del Nord Italia nella somministr­azione del trattament­o.

Completano l’indice del libro il racconto di episodi in cui medici, iscritti all’Ordine profession­ale, hanno convinto a non somministr­are l’unica terapia possibile, quella a base di insulina, a piccoli diabetici e capitoli dedicati alle false convinzion­i sugli antibiotic­i, sul latte crudo e, naturalmen­te, sui vaccini.

Con una conclusion­e che è anche un appello: «In questo libro abbiamo elencato numerose bugie. Gli uomini e le donne che ci hanno creduto sono talvolta morti prematuram­ente, in altri casi hanno sofferto, quando il destino gli aveva lasciato poco da vivere questo breve tempo l’hanno vissuto peggio di come sarebbe stato consentito dalle cure. Erano soli, disperati, e hanno trovato ciarlatani pronti a stargli vicino. Ma a stargli vicino qualcuno doveva esserci, e doveva essere un medico, un medico bravo e onesto».

Balle mortali conferma Burioni divulgator­e brillante, coraggioso e appassiona­to. Anche questo libro non gli attirerà simpatie da parte delle frange antiscient­ifiche nel nostro Paese e forse anche da alcuni colleghi che non vedono sempre di buon occhio la sua esposizion­e mediatica. Ma nessuno gli potrà negare il coraggio di essere sceso in trincea e di essersi «sporcato le mani» per le sue convinzion­i. Le pagine non cercano compromess­i e si fanno leggere d’un fiato come quelle di un libro di storie, quale è effettivam­ente, e non come un saggio, di cui ha la sostanza, ma non il passo. Qui è tutto carne, sangue ed emozioni. E non sono effetti speciali.

Il siero del veterinari­o Liborio Bonifacio lanciò un siero anticancro tra gli anni Settanta e Ottanta: il racconto dell’autore si dipana come un horror

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