Corriere della Sera - La Lettura
Storia di un perdente affascinato dai perdenti
dal
«Mi s ono det to : ho cinquant’anni, se non lo scrivo adesso un libro come piacerebbe a me... Così ci ho messo dentro tutto quello che nelle scuole di scrittura insegniamo a evitare (dò lezioni anche io): frasi lunghe quattro pagine, citazioni, zero dialoghi, e un ritmo che nel rock anni Sessanta si direbbe un po’ mid-tempo, cioè ballate da 8 minuti impossibili da fare uscire come singolo», dice Yannick Haenel nel soggiorno dell’appartamento della porta di Bagnolet a Parigi dove ha scritto ed è in parte ambientato Tieni ferma la tua corona (Neri Pozza).
Un romanzo bellissimo e inusuale, pieno di humour, di amore per la letteratura e la cultura, e totalmente privo di gusto per l’erudizione: per il protagonista Jean Deichel, alter ego dell’autore «ma molto più ubriaco», Herman Melville e Michael Cimino rappresentano questioni di vita o di morte, occasioni per raggiungere la verità, fissazioni da monomaniaci in cerca del sacro in un mondo senza dio, non certo spunti per brillare in società.
Jean Deichel ha scritto una sceneggiatura di 700 pagine sulla vita di Herman Melville, e vola fino a New York per farla leggere al suo idolo Michael Cimino, il grande regista autore del Cacciatore e dei Cancelli del cielo. Tra immagini dei film di Cimino e di Apocalypse Now di Coppola, interazioni più o meno strampalate con un cameriere sosia di Emmanuel Macron alla brasserie Bofinger di Parigi, con Isabelle Huppert che divora una tartare e con un cane dalmata rincorso per tutta la città, Tieni ferma la tua corona, vincitore del Prix Médicis 2017, è un romanzo mistico e avvincente.
Il tono delle prime pagine è da autofiction.
«Ma è una trappola, la fabbrica di seduzione del romanzo. Ho l’aria di raccontare la mia vita con disinvoltura, ma Jean Deichel è l’io narrante già in altri libri come Il Cerchio e Le volpi pallide (edizioni Clichy), una specie di santo che cerca una spiritualità al tempo della morte di dio, allo stesso tempo il re e il buffone di Shakespeare. Con questo titolo mi domando che cosa vorrebbe dire oggi essere un re. Per me è qualcuno che ha la capacità di attraversare tutti gli eventi e i drammi rimanendo sempre indenne, un uomo che custodisce dentro di sé una parte dove la società non arriva».