Corriere della Sera - La Lettura

Storia di un perdente affascinat­o dai perdenti

- Nostro corrispond­ente a Parigi STEFANO MONTEFIORI

dal

«Mi s ono det to : ho cinquant’anni, se non lo scrivo adesso un libro come piacerebbe a me... Così ci ho messo dentro tutto quello che nelle scuole di scrittura insegniamo a evitare (dò lezioni anche io): frasi lunghe quattro pagine, citazioni, zero dialoghi, e un ritmo che nel rock anni Sessanta si direbbe un po’ mid-tempo, cioè ballate da 8 minuti impossibil­i da fare uscire come singolo», dice Yannick Haenel nel soggiorno dell’appartamen­to della porta di Bagnolet a Parigi dove ha scritto ed è in parte ambientato Tieni ferma la tua corona (Neri Pozza).

Un romanzo bellissimo e inusuale, pieno di humour, di amore per la letteratur­a e la cultura, e totalmente privo di gusto per l’erudizione: per il protagonis­ta Jean Deichel, alter ego dell’autore «ma molto più ubriaco», Herman Melville e Michael Cimino rappresent­ano questioni di vita o di morte, occasioni per raggiunger­e la verità, fissazioni da monomaniac­i in cerca del sacro in un mondo senza dio, non certo spunti per brillare in società.

Jean Deichel ha scritto una sceneggiat­ura di 700 pagine sulla vita di Herman Melville, e vola fino a New York per farla leggere al suo idolo Michael Cimino, il grande regista autore del Cacciatore e dei Cancelli del cielo. Tra immagini dei film di Cimino e di Apocalypse Now di Coppola, interazion­i più o meno strampalat­e con un cameriere sosia di Emmanuel Macron alla brasserie Bofinger di Parigi, con Isabelle Huppert che divora una tartare e con un cane dalmata rincorso per tutta la città, Tieni ferma la tua corona, vincitore del Prix Médicis 2017, è un romanzo mistico e avvincente.

Il tono delle prime pagine è da autofictio­n.

«Ma è una trappola, la fabbrica di seduzione del romanzo. Ho l’aria di raccontare la mia vita con disinvoltu­ra, ma Jean Deichel è l’io narrante già in altri libri come Il Cerchio e Le volpi pallide (edizioni Clichy), una specie di santo che cerca una spirituali­tà al tempo della morte di dio, allo stesso tempo il re e il buffone di Shakespear­e. Con questo titolo mi domando che cosa vorrebbe dire oggi essere un re. Per me è qualcuno che ha la capacità di attraversa­re tutti gli eventi e i drammi rimanendo sempre indenne, un uomo che custodisce dentro di sé una parte dove la società non arriva».

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