Corriere della Sera - La Lettura
Cassano? Il più forte Spalletti? Il più bravo
Abbiamo letto l’(auto)biografia di Totti & Condò per rivivere una carriera che sembrava (lo abbiamo sperato) infinita. Per vedergli tirare una volta di più il cucchiaio con cui, spavaldamente, risolse una delle prove più difficili della sua avventura in Nazionale. E tutti gli altri tocchi meravigliosi che hanno deliziato esteti del calcio come Liedholm e Zeman. Ma abbiamo letto Un capitano anche per capire come si sono conclusi certi tormentoni che hanno occupato le cronache, non solo calcistiche. Il primo è quello dei rapporti tra Totti e Cassano, una storia d’amore tecnica (e umana) terminata presto. Oggi Totti scrive salomonicamente (un avverbio buono per tutto il libro): «Antonio Cassano è il giocatore più forte col quale abbia mai giocato». E, quasi sottovoce, aggiunge che non se lo aspettava tanto forte e nemmeno tanto matto. Il secondo tormentone è quello con Spalletti, l’allenatore reo, secondo Totti stesso, sua moglie Ilary, i tifosi romanisti, di aver mancato di rispetto (per invidia? per gelosia?) al campione nel momento più delicato: l’ultima stagione agonistica, il passo d’addio. Totti racconta il casus belli che guastò un bellissimo sodalizio. Una notte, in ritiro, il mister rimprovera i suoi calciatori ancora svegli a giocare a carte e ricorda che il regolamento interno lo vieta. Totti, cartaro appassionato, gli risponde: «Veramente quel regolamento non è stato firmato da tutti». Una risposta infantile, non da Capitano (stavolta con la maiuscola). La risposta del bambino che, la prima volta che andò a vedere la Roma all’Olimpico, aveva nello zaino, assieme a pane e frittata e Coca-Cola, il mazzo di carte napoletane per ingannare l’attesa del fischio iniziale. Scopa! Il cerchio si chiude. Con un colpo di scena, vista la ferocia del loro scontro, Totti onora l’ultimo «nemico» e mette la parola fine alla vicenda: «Spalletti è un grande allenatore, forse il migliore che abbia avuto, e questo vale per entrambi i suoi periodi alla Roma».