Corriere della Sera - La Lettura
PAPÀ E FERMI I MIEI NOBEL
Uno studioso lavora a un libro sulla vita e le scoperte dello scienziato italiano che nel 1938 vinse il Nobel. Particolare non irrilevante: anche il padre dello studioso era un fisico. Altro particolare non irrilevante: anche il padre dello studioso venne premiato dall’Accademia di Stoccolma, e proprio per le scoperte fatte partendo da quelle del genio di via Panisperna. Però mentre il volume prende forma quel padre non c’è più
Approfondire la conoscenza di Enrico Fermi, mentre scrivevo Enrico Fermi. L’ultimo uomo che sapeva tutto, che Solferino ha pubblicato in Italia il mese scorso, è stata una delle grandi gioie della mia vita. Fermi era una persona estremamente interessante, affascinante e creativa che ha avuto una vita movimentata e molto influente. Nei quattro anni passati a scrivere il libro ho pensato a lui e al suo lavoro ogni giorno. Questa esperienza ha cambiato la mia vita.
Ma è stata anche un’esperienza venata di tristezza. Mio padre, Melvin Schwartz, era un fisico delle particelle che aveva vinto il premio Nobel per la fisica nel 1988, esattamente 50 anni dopo Fermi, ma non è riuscito a vivere abbastanza a lungo da vedere il mio libro. È morto nel 2006. Sarebbe stato piacevolmente sorpreso: il lavoro per cui aveva vinto il premio Nobel era direttamente collegato agli esperimenti svolti da Fermi nel 1934. Aveva sempre considerato Fermi una delle sue grandi fonti di ispirazione.
Il legame che la fisica ha stabilito tra questi due uomini della mia vita è evidente. Nel 1934 Fermi fu il primo a spiegare l’origine dei neutrini, sfuggenti particelle subatomiche che possono attraversare milioni di chilometri di piombo senza esserne ostacolate. La presenza dei neutrini fu poi rilevata per la prima volta nel 1956 in un elegante esperimento che fu premiato con il Nobel. Nel 1962 mio padre, con due collaboratori, scoprì che esiste più di un tipo di neutrino, e fu per questo che lui e i suoi colleghi vinsero anch’essi il Nobel.
Fermi si aspettava di vincere il premio Nobel. Niels Bohr ne aveva adombrato la possibilità per accertarsi che Fermi fosse nelle condizioni di accettarlo. (All’epoca gli scienziati tedeschi non lo erano). Fermi avrebbe potuto vincere il Nobel per più di uno dei suoi lavori. Come ho spiegato nel mio libro, la scoperta per la quale lo vinse era in realtà sbagliata! Mio padre — forse con arroganza — si aspettava di ottenerlo, ma ci vollero 26 anni perché il Comitato per il Nobel glielo con ferisse. Quei 26 anni furono per lui una prova di umiltà. Alla fine non pensava più di vincerlo, e quando arrivò la telefonata da Stoccolma fu molto sorpreso.
Quando penso a mio padre e a Fermi, vedo grandi somiglianze e altrettanto grandi differenze. Entrambi avevano una passione per la fisica durata tutta la vita. Tutti e due amavano insegnare (ed erano particolarmente felici di spiegare la fisica a chi non ne sapeva nulla) e fare attività all’aperto. Ma c’erano anche delle differenze. Fermi diede ampi contributi in quasi tutte le aree della fisica, ed era ugualmente a suo agio sia nella fisica teorica che in quella sperimentale. Mio padre lavorava solo nell’ambito della fisica delle particelle, ed era un fisico sperimentale in tutto e per tutto. Era un grande fisico, ma non al modo di Fermi. Fermi era un padre distante, totalmente assorbito dalla passione per la fisica, privo di interesse per altre discipline. Mio padre era una persona più a tutto tondo, con una vasta gamma di interessi — storia, arte, musica, fotografia — ed era un padre eccellente e attento, soprattutto in età matura. Andare a Stoccolma, nel 1988, fu per la mia famiglia un’occasione di grande gioia. Quando Fermi andò a Stoccolma con la famiglia era in fuga dal fascismo, e sicuramente la gioia era attenuata dall’ansia di doversi rifugiare negli Stati Uniti.
Alla fine, quel che più rimpiango del progetto intrapreso su Fermi non è solo che mio padre non abbia potuto vederne l’esito ma che non abbia neanche potuto partecipare al mio lavoro. Gli sarebbe piaciuto molto provare a spiegarmi la fisica, e saperne di più su Fermi. Sarebbe stato per me un partner straordinario. Questo progetto è stato quindi agrodolce. Ma è stata una grande avventura, e sento che averla vissuta è stato un profondo privilegio. ( traduzione di
Maria Sepa)