Corriere della Sera - La Lettura
L’isola che non c’era poi c’era e di nuovo sparì
La speranza di poter cambiare la propria condizione sociale sfruttando un evento straordinario è alla base del lungo racconto disegnato La lingua del
diavolo di Andrea Ferraris (Oblomov Edizioni, pp.231, € 20). La storia prende spunto da un episodio storico: uno scoglio emerso in seguito a un’eruzione vulcanica e velocemente sprofondato nel 1831 nello stretto di Sicilia, l’isola Ferdinandea. Il protagonista, il pescatore Salvatore, è ossessionato dall’evento, convinto di poter usare il suo avvistamento per affrancarsi dalla miseria ma l’assillo lo porterà a perdere gli affetti e lo farà diventare lo zimbello dei compaesani. Una vicenda amara raccontata con delicatezza, dove le legittime aspirazioni di riscatto si infrangono sulla realtà come fragili scialuppe in balia dell’impeto dei sentimenti. Il segno pastoso della matita restituisce il clima cupo, intenso e gli stati d’animo del protagonista della graphic novel, vittima del proprio rancore verso il mondo. L’autore, Andrea Ferraris (Genova, 1966), è un fumettista eclettico che passa con disinvoltura dalle tavole disneyane disegnate in perfetto stile «Barks» (il mitico autore di Paperino) alla graphic novel, che realizza con voce diversa. Una voce di grafite che permette all’autore di rendere gli ambienti facendoci sentire la polvere, percepire la terra.