Corriere della Sera - La Lettura
Quattro bauli amici dei suoni per registrare durante la tempesta
«Con Capossela ormai lavoro da più di 10 anni e ancora mi emoziono. I suoi dischi hanno origine dalla ricerca e per questo nascono in posti insoliti, dal Castello Aragonese di Ischia alle grotte in Sardegna, dal deserto dell’Arizona al Lago d’Orta». Taketo Gohara, giapponese nato a Milano, vanta una storia all’insegna dell’incrocio di culture. Un padre pittore che si trasferì a Parigi nei primi anni Sessanta, l’incontro con la madre, cantante lirica in concerto in Italia. Taketo dopo il liceo è diventato ingegnere del suono e ora è produttore musicale. Con una particolarità: lo studio di registrazione non è detto che si trovi circondato da quattro mura. «Per Vinicio ho progettato uno studio mobile. In quattro bauli ho messo il necessario affinché si possa registrare in qualsiasi luogo. Solo fino qualche anno fa era impensabile avere in così poco spazio un intero studio di registrazione», spiega. Cuffie, compressori, cavi, aste. Microfoni e preamplificatori. In un quarto d’ora l’impianto è operativo. Incidere un disco come un’avventura: «Abbiamo portato le attrezzature sull’isola di San Giulio sul lago d’Orta con una barca a remi per registrare Il
paradiso dei calzini ». Al Castello Aragonese abbiamo inciso gran parte del disco Marinai,
profeti e balene ». Umidità, condizioni atmosferiche, acustica dei luoghi non aiutano. Imprevisti? «Capossela che bussa nella notte perché ha l’ispirazione o vuole registrare durante una tempesta». Gohara ha lavorato con Brunori Sas, Francesco Motta, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro ed Elisa. «Però a casa ascolto soprattutto classica. Aiuta a ripartire con le idee».