Corriere della Sera - La Lettura
TRASCRIVERE FA BENE AI SUONI E AGLI AUTORI
Ibrani più belli nascono sempre quando si sa per chi si compone. Conoscere il timbro di un cantante o quello di un violinista, sapere che un certo pianista ama le acrobazie e un altro è invece intimista, lavorare immaginando la frase che si sta scrivendo eseguita da quel certo clarinettista, da quella specifica chitarrista, è davvero importante. Perché il mestiere del compositore è paradossalmente silenzioso. E molto solitario. È fatto di passione, certo. Ma anche di simmetrie, equilibri, calcoli, lunghissimi lavori di cesello. Durante le settimane, i mesi, in qualche caso gli anni che si trascorrono facendo nascere una partitura è dunque fondamentale alimentarsi con il sogno delle future esecuzioni, pregustando il momento nel quale ci si siederà in sala da concerto, insieme al pubblico, ad ascoltare i musicisti per i quali si è composto.
Dopo il battesimo della prima esecuzione, un pezzo esiste, ed è curiosamente subito adulto. Nel senso che, se funziona, piace, altri interpreti se ne impadroniscono, vogliono suonarlo. E così le esecuzioni si moltiplicano: magari cambiano un po’ il timbro, l’attitudine, il pathos con il quale un brano viene ogni volta suonato. Ma tutto questo, per un compositore, è una ricchezza, della quale va fiero. Poi, e non di rado, un pezzo può attirare musicisti che suonano strumenti diversi da quelli per il quale la partitura era stata composta — il violinista David Oistrach, per dire, dopo esserne stato folgorato all’ascolto, chiese a Prokof’ev di fare una versione per lui della Sonata per flauto e pianoforte, facendo così nascere la Sonata per violino e pianoforte n. 2, brano ormai imprescindibile. I compositori, di solito, ne sono lusingati. E, mediamente, accettano di realizzare loro stessi le trascrizioni. Ma anche gli interpreti più creativi, o magari quelli che suonano strumenti con poco repertorio storicizzato (la fisarmonica, il saxofono…), sono abituati a trascriversi ogni sorta di brano, per avere accesso a nuova musica. Fanno benissimo. E tengono viva una pratica — quella della trascrizione — che da tempo è parte integrante della storia.