Corriere della Sera - La Lettura
Generazione iGen: ansiosa e fragile
Più ansiosi, meno curiosi, spesso in difficoltà nel completare un compito. È il ritratto di bambini e ragazzi che trascorrono più di 7 ore al giorno davanti allo schermo, passando dalla tv al tablet allo smartphone. Tutti giovani che hanno circa il doppio delle possibilità di ricevere una diagnosi di depressione rispetto ai coetanei. Dati allarmanti, contenuti nel recente studio Associations between screen time and lower psychological well-being among children and adolescents («Associazioni tra il tempo davanti allo schermo e il basso livello di benessere psicologico di bambini e adolescenti»), pubblicato dalla rivista «Preventive Medicine Reports». La ricerca è stata condotta su oltre 4.000 statunitensi tra i 2 e i 17 anni e rivela che il 20% di chi ha più di 14 anni spende, ogni giorno, quasi un quarto delle 24 ore davanti a uno schermo. A rimetterci, però, è la stabilità emotiva, spiega la coordinatrice della ricerca Jean M. Twenge, della San Diego State University, già autrice di iGen, saggio sulle abitudini degli adolescenti contemporanei (uscito da Einaudi Stile libero con il titolo: Iperconnessi, traduzione di Ortensia Scilla Teobaldi, 2018). E se il nome richiama quello dei dispositivi con cui sono sempre connessi, come l’iPad, gli iGen rivelano fragilità psicologiche e relazionali, oltre a un diffuso disinteresse per la politica. Per questo Twenge dà un consiglio: limitare l’uso di device tecnologici tra gli adolescenti. Magari dando l’esempio, a partire dai genitori.