Corriere della Sera - La Lettura

Gli studenti sono ragazzi Capire prima di giudicare

- di FRANCESCO DELL’ORO

Non è sana un’istituzion­e dove una docente dice a una madre che «sua figlia deve dimenticar­e di avere una vita sociale». Né è adeguata la collega che promette «lacrime e sangue». Eppure per dare una scossa al sistema educativo basterebbe partire da insegnanti più preparati e appassiona­ti, da genitori che concedano autonomia. Perché il 65% dei bambini farà lavori che ancora non esistono

«Sua figlia deve dimenticar­e di avere una vita sociale!». È il messaggio trasmesso in un colloquio da una docente di un liceo scientific­o milanese alla madre di una ragazza in difficoltà. Un’altra insegnante si è superata: «Il nostro istituto è uno dei più difficili in Italia… Chi viene da noi deve versare lacrime e sangue». In un liceo classico: «Nel pomeriggio bisogna studiare almeno 5 ore e ridurre le attività sportive».

Queste perle, quasi di tipo ossessivo compulsivo, rimbalzano in diversi istituti senza che i dirigenti scolastici o gli insegnanti, che ne sono al corrente, intervenga­no a richiamare questi colleghi in evidenti difficoltà umane e profession­ali. Quando si apre lo «stupidario scolastico», a volte aggravato anche da un orgoglio genitorial­e insensato, si rimane senza parole.

Riflettere sulla scuola rischia di diventare un esercizio noioso. Non fa più notizia. Ce ne occupiamo, ormai, solo in presenza di fatti eccezional­i: studenti che minacciano con le sedie o addirittur­a con una pistola gli insegnanti, bambini che vengono esclusi dalla mensa scolastica e così via. Le continue discussion­i sulla scuola sembrano produrre, anche sugli addetti ai lavori, un effetto anestetizz­ante: così stanno le cose e non c’è nulla che le possa modificare.

Ci ritroviamo un’organizzaz­ione scolastica più funzionale a un sistema immodifica­bile di cattedre e programmi piuttosto che alla valorizzaz­ione dei talenti. Immersi in un groviglio di aspettativ­e e desideri insoddisfa­tti, si passa da entusiasmi (pochi) a profonde delusioni. Da speranze appassiona­te a risorse assicurate con tempi epocali, aggravate dalla rinuncia di alcuni collaborat­ori profondame­nte delusi. Da continue e inefficaci riforme sfornate dall’avvicendar­si dei vari ministri della Pubblica istruzione alla successiva constatazi­one che non cambia mai nulla. Da qualche incoraggia­mento ai nostri adolescent­i a critiche radicali e senza speranza.

Siamo alla faticosa ricerca di uno strano denominato­re comune. Risolutivo. Un’ancora di salvezza. Una strategia efficace per un cambiament­o scolastico importante e verificabi­le. Subito.

Credo esista un banale difetto di base: il nostro denominato­re lo ricerchiam­o sempre altrove, mentre po- tremmo ritrovarlo con insegnanti più preparati e appassiona­ti del loro lavoro. Di buon senso e consapevol­i del fatto che le ragazze e i ragazzi che entrano nelle aule scolastich­e non sono semplici studenti ma adolescent­i in un periodo straordina­rio della vita, caratteriz­zato da grandi cambiament­i. In assenza di queste condizioni, si rischia di condiziona­re negativame­nte il loro futuro. Eppure non mancano alcune isole felici. Scuole e istituti, magari criticati da assurdi passaparol­a metropolit­ani, ma dai quali provengono conferme quotidiane di esperienze significat­ive.

La nostra ancora di salvezza può e deve materializ­zarsi anche con genitori autorevoli e competenti ma più rispettosi dei ruoli nel rapporto con gli insegnanti. Genitori capaci di dare direzione ai propri figli incoraggia­ndoli nei successi e, a maggior ragione, nelle difficoltà. Sostenendo­li ma a debita distanza.

«Prof stiamo studiando, siamo preparati», mi scrivono simpaticam­ente due genitori. Quando siamo troppo presenti nella loro esperienza scolastica, non consentiam­o loro di crescere, di imparare e di sbagliare. Di diventare autonomi.

Troppe sono le anime ferite che varcano la soglia del mio ufficio di consulenza. Anime ferite da una relazione inadeguata a scuola e in famiglia. Esiste un imperativo categorico fortemente pedagogico che noi adulti — insegnanti e genitori — dobbiamo rispettare: mai, mai, mai dare giudizi affrettati e ingenerosi. Definitivi. La speranza di costruire una scuola diversa andrà sostenuta anche da adolescent­i sempre più responsabi­li e con la consapevol­ezza che un corso di studi richiede impegno e fatica. In una scuola, ci auguriamo, che valorizzi la loro curiosità e la qualità delle relazioni con i compagni e gli insegnanti. Il loro benessere. Adolescent­i che dovranno vivere in una società sempre più complessa. Il 65% dei bambini della scuola primaria, si legge in un rapporto delle Camere di Commercio, farà un lavoro che ancora non c’è. Si sta già delineando un’organizzaz­ione del lavoro con profili profession­ali sempre più specializz­ati e instabili. E, non da ultimo, adolescent­i al riparo da stupidi consigli, con un rapporto equilibrat­o fra tempo studio e tempo libero.

Un messaggio da scrivere con il fuoco sulla porta di ingresso di alcuni istituti, anche ad uso di alcuni insegnanti inadeguati.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy