Corriere della Sera - La Lettura

LE SCIENZE DURE ALLA RISCOSSA

- Di CARLO BORDONI

Scienze umane e scienze dure sono sempre state antagonist­e. Del resto il concetto stesso di scienza prevede evidenze sperimenta­bili, replicabil­i, oggettive. Così le scienze umane (come sociologia e antropolog­ia) si distinguon­o da quelle dure (come fisica e chimica) per la loro variabilit­à e dipendenza dalle condizioni sociali. Un tempo non era così, la conoscenza era un tutto unico e i filosofi sapevano di matematica. Lo dimostra la pubblicazi­one dei Principî matematici della filosofia naturale di Isaac Newton (a cura di Franco Giudice, Einaudi, pp. 236, € 21: qui sopra lo scienziato), fondamenta­le per il «sistema mondo», almeno fino ad Einstein. Ma che le scienze dure recuperino popolarità, dopo un periodo di sfiducia dovuto alla crisi dell’idea di progresso, è evidente in nuovi testi, come il monumental­e Illuminism­o adesso di Steven Pinker ( traduzione di Tullio Cannillo, Mondadori, pp. 622, € 40), il cui sottotitol­o recita In difesa della ragione, della scienza, dell’umanesimo e del progresso. Un sano ottimismo inteso a recuperare l’alleanza perduta tra le scienze.

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