Corriere della Sera - La Lettura

Arsenico anticonfor­mista

L’inedito (in Italia) di Léo Malet: indaga Nestor Burma

- Di ROBERTO IASONI

Se non ci fossero i soliti, pigri confronti con cui vedersela — un giallista migliore di Simenon, l’adattament­o francese di Chandler — gusteremmo in pieno ogni pubblicazi­one di Léo Malet (1909-1996) come l’irrompere dell’anticonfor­mismo, schietto e irritante, su una scena dominata dai canoni della correttezz­a. A maggior ragione nel caso di un inedito, in Italia, come questo Nestor Burma e il mostro (Fazi) del 1946, quarto romanzo della serie imperniata sul detective «che mette ko il mistero».

È l’estate del 1937. Una partita di cioccolati­ni all’arsenico semina la morte a Parigi. L’indagine di Burma procede con l’immancabil­e dose di uppercut e calci nelle tibie; senza affidarsi troppo al «lavoro di cervello» («gli sterili giochini di deduzioni melmose» scriverà anni dopo, e tanti saluti ai monumental­i detective letterari); parlando dei cinesi come «gialli»; stuzzicand­o il luogo comune che vuole le donne belle poco intelligen­ti («con qualche eccezione»); distratto dal richiamo erotico della segretaria Hélène. E sfidato da un arrembante giornalist­a. Uno spasso da cui non ci si può staccare: Malet si conferma un raffinatis­simo senza tetto del noir che si prende gioco della tradizione. Sapete come definisce l’arsenico, tanto caro ad Agatha Christie? Il «veleno degli illetterat­i».

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