Corriere della Sera - La Lettura
Arsenico anticonformista
L’inedito (in Italia) di Léo Malet: indaga Nestor Burma
Se non ci fossero i soliti, pigri confronti con cui vedersela — un giallista migliore di Simenon, l’adattamento francese di Chandler — gusteremmo in pieno ogni pubblicazione di Léo Malet (1909-1996) come l’irrompere dell’anticonformismo, schietto e irritante, su una scena dominata dai canoni della correttezza. A maggior ragione nel caso di un inedito, in Italia, come questo Nestor Burma e il mostro (Fazi) del 1946, quarto romanzo della serie imperniata sul detective «che mette ko il mistero».
È l’estate del 1937. Una partita di cioccolatini all’arsenico semina la morte a Parigi. L’indagine di Burma procede con l’immancabile dose di uppercut e calci nelle tibie; senza affidarsi troppo al «lavoro di cervello» («gli sterili giochini di deduzioni melmose» scriverà anni dopo, e tanti saluti ai monumentali detective letterari); parlando dei cinesi come «gialli»; stuzzicando il luogo comune che vuole le donne belle poco intelligenti («con qualche eccezione»); distratto dal richiamo erotico della segretaria Hélène. E sfidato da un arrembante giornalista. Uno spasso da cui non ci si può staccare: Malet si conferma un raffinatissimo senza tetto del noir che si prende gioco della tradizione. Sapete come definisce l’arsenico, tanto caro ad Agatha Christie? Il «veleno degli illetterati».