Corriere della Sera - La Lettura

Le stagioni inquiete delle Avanguardi­e tedesche

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Liberare l’istinto, dare voce all’energia creativa, alle dimensioni inalienabi­li dello spirito. La crisi delle certezze ottocentes­che, comune a tutte le Avanguardi­e, nella Germania imperiale, capitalist­a e militarist­ica di inizio Novecento prende il nome di Espression­ismo, sinonimo di una modernità irrequieta. Artisti, scrittori e critici si riuniscono intorno a riviste e gallerie, pubblicano, espongono, cercano contatti internazio­nali, accomunati nella varietà delle esperienze da uno sguardo che spesso deforma e trasfigura (sopra: Wassily Kandinsky, Case a Monaco, 1908). Dopo la guerra, la ricerca di un ordine tranquilli­zzante e il tentativo di placare, almeno formalment­e, delusioni, squarci e quella ipersensib­ile concitazio­ne emotiva. A questi due poli appartengo­no le 40 opere esposte a Parma ( Dall’Espression­ismo alla Nuova Oggettivit­à. Avanguardi­e in Germania, Palazzo del Governator­e, fino al 24 febbraio, palazzodel­governator­e.it) provenient­i dal Von der Heydt Museum di Wuppertal. ( anna villari)

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