Corriere della Sera - La Lettura
MONTALE NON DIMENTICA GENOVA
Come ogni aspetto di rilievo della cultura di Montale, anche il legame con la sua terra è stato oggetto di studi approfonditi, specie in occasione di convegni sul tema. Eppure è ancora utile al lettore trovare riunite alcune delle prose dedicate dal poeta alla sua Liguria ( L’oscura primavera di Sottoripa). Si tratta, come spiega il curatore Stefano Verdino, di cronache e prose saggistiche: dal 1927 agli anni tardi, escluse per lo più quelle narrative e quelle di taglio critico-letterario. Per un poeta la terra d’origine (nel caso di Montale, Genova da una parte e Monterosso nelle Cinque Terre dall’altra) non è solo ispirazione in presenza, ma anche residuo memoriale e fonte di intermittenze dopo il distacco. Non ci sono solo gli Ossi, ma le ricomparse, i bagliori successivi. Del resto, più ancora del paesaggio, è l’ambiente a valere, con il suo incalcolabile imprinting. L’autore parla di «un misto di orgoglio, di timidezza, di diffidenza, una pratica quotidiana del mugugnu», altrove definito come «una sorta di assidua ruminazione esistenziale». La Genova e le Cinque Terre dell’infanzia a poco a poco scompaiono, inghiottite da una trasformazione inarrestabile (ne parla Bianca Montale nell’introduzione) ma il nodo dell’appartenenza rimane. Le prose, fitte di oggetti e ritratti, di dialettismi e guizzi ironici, sono il tessuto connettivo di un rapporto inestinguibile: «Ma Genova non saprei dimenticarla».