Corriere della Sera - La Lettura
Il tennis felice di un anti-Agassi
Una volta lo sport più bello da raccontare era la boxe. E sulla noble art si cimentarono i migliori: da Jack London a Ernest Hemingway. Oggi lo sport più bello da raccontare è il tennis e un libro come Open di Andre Agassi e del premio Pulitzer J. R. Moehringer è diventato uno dei più tenaci long seller che si ricordino. Perché il tennis ha soppiantato il pugilato in questa speciale classifica è dovuto forse al fatto che, prima, dello sport si raccontavano prevalentemente le peripezie del corpo, mentre ora si preferiscono le peripezie della mente. E, tra tutti gli atleti, i giocatori di tennis sono i più nevrotici, i più mentalmente stressati. Lo dice benissimo Adriano Panatta in questo bel libro ( Il tennis è musica, scritto con Daniele Azzolini) quando scrive: «I tennisti, si sa, sono tutti un po’ bipolari. Hanno una doppia personalità, alcuni anche tripla o quadrupla». E lo dice ancora meglio quando in una frase sola (e perfetta) spiega chi è stato John McEnroe: «McEnroe era un pazzo che credeva di essere John McEnroe». Il tennis è musica è un antiOpen, un anti-Agassi, un libro sulla felicità, e non sull’infelicità, di giocare a tennis. La prova è nel capitolo in cui Panatta celebra i campioni del tennis romantico che ha conosciuto e con cui ha fatto ancora in tempo a giocare, le leggende australiane (Rod Laver, John Newcombe, il più affascinante). Li descrive come si descrivono di solito i divi di Hollywood: Newcombe è un Cary Grant (o un Gable?); Laver un Laurence Olivier. Questo libro è La grande bellezza del mondo del tennis. Ma non solo. È anche un racconto di lacrime (il pianto inatteso e segreto di un impunito come Ilie Nastase), di espulsioni (ancora McEnroe, bandito dal Queen’s, il club della regina d’Inghilterra, per aver illustrato a una dama di corte, e moglie del presidente del circolo, i mille usi di una racchetta) e di storie boccaccesche (quella di Boris Becker nella toilette di un bistrot londinese è la più tecnicamente portentosa).