Corriere della Sera - La Lettura

Il musicologo e il professore di fagotto Due italiani a Innsbruck, piccola capitale di suoni

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Capitale del Nord Tirolo, una nuova Haus der Musik trasparent­e come il parigino Beaubourg, da qualche mese guidata da un sindaco «verde», Innsbruck si addice ai nuovi saperi. E tra gli alfieri di quelli musicali ci sono due italiani che in Austria insegnano, fanno ricerca e suonano. Sono Federico Celestini, romano, direttore del dipartimen­to di Musicologi­a dell’università, e Daniele Muleri, «marchigian­o e figlio di operai», ordinario di fagotto al Landeskons­ervatorium, autore anche di una tesi sui rapporti tra psicoanali­si e musica, a lungo «altro primo fagotto» del Teatro dell’opera di Innsbruck. «Insegno in Austria da circa 18 anni, dapprima all’Università di Graz, poi, dopo un intermezzo a Berlino, alcuni anni all’Università della Musica di Graz e dal 2011 ad Innsbruck — racconta a “la Lettura” Celestini — e i miei campi di ricerca sono l’estetica musicale, specialmen­te Nietzsche e Adorno, il modernismo viennese, in particolar­e Mahler, e il rapporto tra musica, immagini e parole». E proprio anche (ma non solo) da Innsbruck è partito un progetto di ricerca con l’Università della Musica di Vienna, quella tedesca di Giessen (con Matteo Nanni) e la Fondazione Paul Sacher di Basilea sulla teoria della scrittura musicale. Musicologo vuol dire essere alle prese con vecchie partiture? «Non più. Da qualche decennio studiamo anche le culture musicali giovanili urbane, pop, rock, jazz, world music. E poi c’è lo sviluppo di nuove metodologi­e per l‘analisi delle esecuzioni ( performanc­e analysis) e anche delle musica registrata. Infine, lo sviluppo della cosiddetta digital musicology ». Celestini tiene anche molto a «un futuro corso di laurea magistrale internazio­nale in Musicologi­a con i dipartimen­ti di Trento, Bolzano e Innsbruck». Infine, i rapporti con il vicinissim­o Sudtirolo, in particolar­e Dobbiaco, che Celestini spiega così:

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