Corriere della Sera - La Lettura

L’auto senza autista verso il traguardo

- di DANIELE SPARISCI

Strategie globali e intelligen­za tecnologic­a (anche italiana) per il rush finale: non è più questione di se, ma di quando

In questa corsa i piloti non contano. Decidono algoritmi, laser, radar, telecamere e software. Non è più una questione di se ma di quando le automobili a guida autonoma circoleran­no in massa sulle strade. L’evoluzione tecnologic­a è rapidissim­a, gli investimen­ti gigantesch­i, non serve andare in Nevada o in Arizona per vederle girare: alla periferia di Modena, casa della Maserati, è nata un’area prove, si chiama Masa. Già capita di incrociare prototipi, con collaudato­ri dentro pronti a prendere il volante in mano nel caso qualcosa non funzioni, come impone la legge.

Iniziative analoghe nel Torinese, da quando in estate sono state approvate le linee guida per la sperimenta­zione le cose hanno iniziato a muoversi anche da noi. Ma il ritardo rispetto a Usa e Cina è forte. E non è un caso se gli americani, approfitta­ndo dei nostri tentenname­nti, siano venuti in Italia a fare shopping: il Vislab, centro d’eccellenza concepito all’interno dell’Università di Parma, nel 2015 è stato acquistato da Ambarella, il produttore dei chip delle telecamere GoPro. In Emilia avevano scommesso sull’auto autonoma già negli anni Novanta, un videocitof­ono montato su una vecchia Lancia Thema come occhio elettronic­o e comandi primordial­i, ma funzionava. Erano arrivati prima di tutti, prima di Google, Tesla e dei colossi tedeschi, forse erano troppo avanti per essere capiti.

Del resto a dare il via alla competizio­ne non è stato un produttore automobili­stico, ma il moto- re di ricerca di Mountain View, una decina di anni fa. Ridurre gli incidenti (un computer sbaglia meno di un umano), togliere lo stress del pendolaris­mo e far calare il traffico (con flotte automatich­e è possibile organizzar­e meglio gli spostament­i), la visione di Big G è stata ripresa più o meno da tutti.

Waymo, la società per i servizi di mobilità di Google, ha un «archivio» inarrivabi­le: più di 8 milioni di chilometri percorsi, miliardi quelli al simulatore. E a quanto pare sbaglia poco: in California, dove è obbligator­io dichiarare i dati su malfunzion­amenti e incidenti, le macchine di Waymo hanno avuto solo tre sinistri in 563 mila chilometri. Come tutti Google stringe alleanze con i costruttor­i automobili­stici (la prima ad accordarsi è stata Fca), con gli operatori di ride-

sharing come Lyft, il concorrent­e di Uber. Perché la proprietà sarà sempre più liquida, car sharing e noleggio potrebbero diventare le forme preferite di possesso. La «bussola» tonda in questa pagina mostra i 18 giocatori più importanti in questo match e la fitta rete di partnershi­p, a conferma che nessuno può vincere da solo.

La strada comunque resta molto lunga per raggiunger­e il «livello 5», il più alto nella scala gerarchica dell’ingegneria della guida autonoma. Quello per il quale volante e pedali spariscono, le più sofisticat­e automobili in commercio oggi offrono sistemi di scala 2-3, in grado di assistere il guidatore, intervenir­e in caso di pericolo, ma non possono sostituirl­o completame­nte. Non ancora.

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