Corriere della Sera - La Lettura
La Grande guerra ferì i Parlamenti che però riuscirono a difendersi
Nel libro La guerra di Atena, pubblicato nel 2017 da Le Monnier, Andrea Guiso ricostruisce l’impatto del primo conflitto mondiale sui governi degli Stati liberali. Cosa accadde in Francia, in Gran Bretagna e in Italia, in un contesto dominato dallo stato d’eccezione? E quale fu la reazione delle istituzioni liberali alle prese con la forza del principio di autorità? Si tratta di una questione di grande rilievo che indaga sul rapporto fra la democrazia liberale e la guerra, su come i conflitti modificano la politica, sulle scelte che le classi dirigenti sono chiamate a effettuare in momenti di eccezionalità. Risultato della capacità dell’autore di muoversi fra piani diversi, il volume tiene insieme la storia delle istituzioni, quella del pensiero giuridico, ma anche quella degli intellettuali che animarono un dibattito già nella seconda parte del XIX secolo. Giuristi, politici e studiosi di diversa formazione e provenienza, si interrogarono sull’efficienza della democrazia, sul suo funzionamento, rispetto alle esigenze della società di massa. Dunque, come risposero i Parlamenti di fronte al conflitto bellico? Guiso sottolinea che le istituzioni dello Stato liberale espressero vere e proprie forme di adattamento alla dinamica coercitiva del regime dei pieni poteri e che se da un lato lo stato di guerra, «complice l’assenza di un quadro normativo ben definito, ha impedito ai Parlamenti di esercitare alcune funzioni essenziali del tempo di pace», dall’altro non ha «ostacolato l’emergere di prassi, procedure e istituti compensativi, prefiguranti gli sviluppi di un nuovo diritto parlamentare, espressione di una nuova democrazia». Una conclusione importante e niente affatto scontata.