Corriere della Sera - La Lettura

Fratelli di latte lunare

La raccolta di Maria Clelia Cardona

- Di DANIELE PICCINI

«Veglio con te/ gli ultimi minuti del millennio in coma/ scrivendo versi come in trincea»: comincia così il poemetto Il viso girato verso il muro, dedicato da Maria Clelia Cardona al congedo dalla madre, che si dirige oltre, altrove, «connivente ormai/ con i potentati di là».

C’è nell’intero libro di Cardona ( I giorni della merla, Moretti & Vitali) il sentimento di una fragilità creaturale, che accomuna gli umani agli altri esseri (gli animali, le piante). Tutto l’esistente trema, in un soffio che solo la parola poetica sembra poter esprimere. Ecco perciò che questa poesia sottomessa al senso della fugacità ritrova nei poeti amati (dai classici a lungo studiati fino ai moderni: si veda la bella postfazion­e di Marco Vitale) una fraternità e una simbiosi.

Il più fraterno di tutti è Leopardi, per cui l’autrice trova la definizion­e di «fratelli di latte lunare». Nella poesia a lui dedicata ecco ricomparir­e gli «ignoti potentati» e il nostro implorarli, conoscendo «la cima della vita, la precaria/ necessaria felicità». Non mancano accenni a un presente massificat­o, con la citazione a contrasto di Pasolini, e accenni a tragedie contempora­nee (la bambina morta in un bombardame­nto): la parola, raffinata e insieme colloquial­e, vuole di tutto essere partecipe, nutrita di una pietas che la fa tremolare e fiorire.

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