Corriere della Sera - La Lettura
L’azienda è un’orchestra E il manager sale sul podio
Roma Al via il 30 gennaio un corso della Luiss con Santa Cecilia per professionisti d’impresa nelle vesti di studenti e celebri direttori come docenti: Pappano, Bychov...
Cuba. L’Avana, 1999. Concerto di Claudio Abbado con la Gustav Mahler Jugendorchester. In un palco del teatro Amadeo Roldán c’è Fidel Castro. È molto attratto da quello che sta accadendo davanti ai suoi occhi. Una persona, Abbado nella fattispecie, che — senza esercitare alcun tipo di autorità — riesce a tenere composti e «ubbidienti» un centinaio di musicisti. Castro, dopo il concerto, corre a chiedere al maestro se, secondo lui, si può applicare quella stessa disciplina anche ai suoi soldati... Non sappiamo come finì quell’incontro, ma abbiamo citato quest’aneddoto perché mostra come un’orchestra possa diventare un tutto unico. Nel senso del suono di tanti interpreti che si fa suono orchestrale, nel senso del direttore che riesce a raccogliere il contributo di ogni singolo per un risultato finale migliore.
Lo stesso discorso lo si può applicare a un’azienda: dirigere un’impresa equivale a dirigere un’orchestra. È uno dei motivi per il quale è nato un percorso formativo tra musica e management realizzato dalla Luiss, la sua Business school assieme all’Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma.
Da un’idea di Paola Severino, vice presidente della Luiss, ex ministro della Giustizia e amante della musica, a partire dal 30 gennaio, per un totale di quattro incontri, manager e dirigenti d’azienda usciranno dal loro ruolo abituale e allargheranno la propria prospettiva misurandosi con la musica — performance, laboratori, incontri — e con celebri di- rettori d’orchestra, quali Antonio Pappano, Andres Orozco-Estrada, Semyon Bychov e Mikko Franck, e alcuni interpreti.
«Il progetto che ho pensato — racconta a “la Lettura” Paola Severino — si moltiplica in tre aree. La prima riguarda le aziende e si ispira al Sistema di José Antonio Abreu delle orchestre giovanili e infantili venezuelane. In sintesi estrema: lavorare tutti per fare squadra. Ed è que-
sto l’obiettivo del corso». Poi riflette: «A noi italiani manca proprio la capacità di fare squadra».
La seconda aerea che ha individuato l’ex ministro «è un tentativo di avvicinare i nostri ragazzi alla musica, attraverso la partecipazione alle prove. La terza area riguarda un’idea di internazionalizzazione: seguiremo le tournée dell’orchestra, rafforzando i rapporti con le università delle città dove ci saranno i concerti». Michele dall’Ongaro, sovrintendente e presidente di Santa Cecilia, spiega che è un corso realizzato per approfondire «aspetti comuni, tematiche confinanti di due ambiti apparentemente distanti (impresa e interpretazione musicale), per evidenziare soluzioni, strategie e processi che possono sostenere i giovani manager nel compimento della loro opera».
Lorenzo Benigni è ai vertici di un’azienda e seguirà gli incontri. «Come manager — dice — ci hanno proposto ponti tibetani, lezioni di cucina, barca a vela, ma è bello pensarci immersi in stimoli più pacati e riflessivi come quelli della musica classica. Un bravo manager, così come un bravo direttore d’orchestra, deve valorizzare i talenti, gestire tempi, attenersi allo spartito e talvolta improvvisare, prendersi la responsabilità di ogni gesto, anche di quello sbagliato fatto da uno degli orchestrali e condividere l’applauso, se ci sarà, con tutti».
Il maestro Pappano usa la metafora e sottolinea con «la Lettura» che «l’orchestra è come una società di cooperazione. Durante un’esecuzione il direttore deve far capire ai musicisti quando devono sostenere gli altri e quando invece possono prendere la parola». Nella sua lezione pratica verranno eseguite «musiche di Schönberg e di Gershwin, due compositori apparentemente agli antipodi, ma in realtà vicini per molti aspetti. Come certe situazioni lavorative in azienda».