Corriere della Sera - La Lettura
Orione Eroe, Il mito astrale di scorpione e farfalla
Un enigmatico mosaico scoperto a Pompei (in un periodo eccezionalmente fortunato di ritrovamenti) rappresenta l’assunzione in cielo del gigante che dà il nome a una delle più note costellazioni della stagione invernale
Tra ledi verse straordinarie scoperte emerse dagli scavi di Pompei di quest’anno, c’è un mosaico senza paralleli nel mondo antico, trovato nella Casa di Giove, nella «Regio V», insieme a graffiti, manufatti e affreschi di grande interesse. Si tratta della raffigurazione di un personaggio a dir poco kafkiano: un giovane uomo, armato di pugnale, con le ali di farfalla e la chioma in fiamme, che dalla vita in giù diventa un gigantesco scorpione. Il giovane protende il braccio destro verso l’alto e piega il sinistro, come per slanciarsi a nuoto nell’oscurità della notte. Sopra di lui due creature alate, di grandezza decrescente, in una prospettiva che si allontana sempre più in alto nello spazio. La prima creatura alata è un ragazzo biondo con l’indice puntato verso il cielo, che con una fiaccola rivolta in basso incendia i capelli dell’uomo-scorpione. La creatura alata più piccola, che sovrasta la scena, porge una corona floreale. In basso, appoggiato a terra, un enorme serpente osserva la scena arrotolato nelle sue spire.
Il significato del mosaico è rimasto un enigma fino a quando, pochi giorni fa, Massimo Osanna, direttore del parco archeologico di Pompei, ha brillantemente proposto che si tratti del catasterismo, cioè dell’assunzione in cielo di Orione, il mitico gigante-cacciatore che dà il nome a una delle più note costellazioni del cielo invernale. L’ identificazione è avvenuta a partire dal pugnale appeso alla cintura, che contraddistingue l’immagine di Orione. Di lui ci sono poche rappresentazioni, e nessuna che ci parli della sua trasformazione astrale. Troviamo un Orione con il pugnale e grondante acqua (tanto da essere chiamato poi Colapesce) in un bassorilievo del IV secolo da Porto presso Napoli: dal momento che la costellazione sorge in novembre, mese dopo il quale si chiudeva la stagione della navigazione, ed è associata alle tempeste, è probabile che l’eroe fosse caro ai marinai.
Nel mito greco, Orione era un bellissimo gigante generato dall’orina di Zeus, Poseidone e Hermes. Divenuto compagno di caccia di Artemide, si vantò di voler uccidere tutti gli animali della terra. La dea Gaia, arrabbiata per questo, mandò uno scorpione a ucciderlo. Zeus, mosso a pietà, trasformò il cacciatore e lo scorpione in costellazioni, ponendoli agli estremi opposti del cielo: lo Scorpione, infatti, sorge esattamente quando Orione tramonta. In altre versioni del mito, Orione fu ucciso da Artemide stessa, gelosa perché il gigante avrebbe molestato alcune sue compagne, fra cui le Pleiadi. Lo scorpione, servo di Artemide, si nascose nella capanna del cacciatore e, all’alba, quando Orione e il suo cane Sirio tornarono dalla caccia, li colpì a morte. Da allora, Orione splende con cintura e pugnale mentre affronta la carica del Toro, non lontano dal Cane Maggiore, con la stella Sirio, la più luminosa dell’emisfero boreale.
Nel mosaico, Orione è dotato di ali di farfalla, particolare inedito, poiché di solito esse appartengono alla dea Psiche, termine che in greco, oltre ad «anima», significa appunto «farfalla». Qui potreb- bero rappresentare l’anima di Orione nella fase del trapasso. Il serpente invece potrebbe rappresentare la Terra, oppure la costellazione del Serpente, non lontana da quella dello Scorpione. Le creature alate che sovrastano Orione potrebbero essere i mitici fratelli figli di Nyx (Notte): Thanatos (Morte) e Hypnos (Sonno). La creatura più in alto potrebbe essere Hypnos, che spesso reca corone di papavero o altre piante ipnotiche, usate nella medicina antica come sedativo. Sotto, Thanatos, raffigurato dai Romani come un giovane alato, con una torcia rivolta verso il basso, qui attizza il fuoco sul capo di Orione, dando inizio al catasterismo.
Del volto di Orione colpiscono le orbite bianche senza iride, quasi da zombi. Particolare probabilmente voluto, perché, secondo il mito, il gigante fu accecato sull’isola di Chio da Enopio, dopo averne violentato la figlia Merope. Camminando sulle acque raggiunse l’isola di Lemno, e qui il dio Efesto gli concesse come guida il nano Cedalion. Questi, appollaiato sulle spalle del gigante, lo condusse verso est, dove Orione riacquistò la vista guardando il sole nascente, o forse prendendo Eos (Aurora) in moglie.
Il catasterismo era una forma di divinizzazione molto in voga nel periodo ellenistico, soprattutto in Egitto, basti pensare a un altro famoso viaggio siderale, la Chioma di Berenice di Callimaco (303235 a.C.), noto nella versione latina di Catullo prima che il testo originale riaffiorasse su un papiro (Psi IX 1092). È possibile che il mosaico di Pompei, eseguito intorno al 200 a.C., debba qualcosa alla moda astrologica che si diffuse rapidamente in Campania, proprio grazie ai marinai che percorrevano le rotte fra Egitto, Italia e Grecia. Orione inoltre è presente anche nei miti di fondazione della Sicilia. Secondo Diodoro Siculo, egli progettò e partecipò alla costruzione della città di Zancle, cioè Messina. Per arginare le mareggiate che si abbattevano sulla costa, costruì un terrapieno davanti al porto di Messina, Capo Peloro, su cui fu eretto un tempio a Poseidone. Un dio mediterraneo, insomma, che collegava isole e coste, e proteggeva i naviganti tra cielo e terra.