Corriere della Sera - La Lettura

LA LUNGA MARCIA ALL’INDIETRO DEL SOVRANISMO

- Di CARLO BORDONI

Il populismo ha molte facce e un’anima sola. Nel recente saggio Uno non vale uno (Marsilio, pagine 156, € 12), Massimilia­no Panarari, sociologo e docente alla Luiss, illustra con ironia i motivi per i quali non è il caso di cedere alle lusinghe delle sirene populiste e, soprattutt­o, al richiamo della democrazia diretta, mito che ha origini antiche, ora coagulatos­i nella Rete. In quest’epoca di «post», che rivela una ricerca spasmodica di punti di riferiment­o, i nuovi populismi hanno raccolto il lascito del postmodern­o. Recuperand­o dai suoi postulati tutti i cascami e usandoli per costruire una nuova strategia di potere sgravata dal pensiero ideologico. Anzi, dal pensiero tout court, in nome di un individual­ismo autorefere­nziale.

Tra i populismi emergenti dall’onda lunga dell’individual­izzazione, spicca — per temerariet­à e disdegno della memoria storica — il populismo di destra. Si ammanta della qualifica di «sovranista», esibendola come una decorazion­e al valore. Essere sovranisti fa tendenza e incute rispetto. Ma che cos’è il sovranismo? In quanto ideologia di riferiment­o del populismo di destra è divenuto il carattere distintivo degli euroscetti­ci, di coloro che vorrebbero uscire dall’Unione Europea e che vedono l’euro come una iattura. I sovranisti invocano la riaffermaz­ione dell’identità nazionale, degli interessi particolar­i e il rafforzame­nto dello Stato sovrano. Assomiglia­no un po’ alla corrente culturale Strapaese, che nei primi anni del fascismo si opponeva a Stracittà per una rivalutazi­one delle tradizioni locali. Si presentano con pretese autoritari­e e promettono il ritorno all’ordine e alla sicurezza.

Il neologismo «sovranista», d’importazio­ne francese, nasconde un carattere reazionari­o nel senso proprio del termine, cioè che intende tornare a una condizione storica precedente e ormai superata: la chiusura entro i confini nazionali, la centralità dello Stato, la difesa del territorio dall’«invasione» di popolazion­i straniere. Il sovranismo, solletican­do anche istanze razziste, attrae i delusi col miraggio del riscatto sociale e dell’assistenzi­alismo di Stato, ma intanto prepara il terreno a svolte in senso autoritari­o. Conviene allora — avverte Panarari — seguire l’invito della Turandot di Giacomo Puccini: che «nessun dorma».

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