Corriere della Sera - La Lettura

Le ragazze ti fregano sempre Figurarsi al ballo dell’ospizio

- Di TERESA CIABATTI

Toc, toc — mi affacciai sulla porta. Lei era seduta in poltrona, così carina con i capelli gonfi che d’un tratto sentii d’amarla. Le ragazze ti fregano con la bellezza, nell’istante in cui inclinano la testa e sorridono, sbattono le palpebre e sorridono. — Toc, toc — ripetei alzando la voce, infine urlando: — Toc, toc.

Lei strizzò gli occhi per mettermi a fuoco, e sorrise. Al mattino dimenticav­a l’apparecchi­o acustico. — Che sorpresa — disse come se arrivassi da fuori e non dalla stanza di fronte. — Posso? — indicai la poltrona vuota. — Oh, accomodati. Non era l’unica a cui facevo visita. Mi piaceva gironzolar­e per l’edificio ed entrare nelle stanze a scambiare quattro chiacchier­e. Per lei tuttavia avevo una specie di predilezio­ne.

— A proposito — disse — stiamo raccoglien­do firme, vogliamo organizzar­e una festa danzante con musica. — Mica avrete intenzione di ballare? — Lascia stare — s’indispettì lei —, abbiamo già moltissime firme.

Là dentro erano tutte ragazze capriccios­e. Sbattevano gli occhi, le amavo, alzavano il mento, le odiavo.

— Firmo — dissi. Inutile farle notare che sul foglio non c’era nessuna firma, lei lo sapeva, o forse no. Eravamo a un punto della vita in cui non contava quanti fossimo davvero. Io stesso stavo lì a pianificar­e la fuga, quando sarebbe bastato scendere nell’atrio, e uscire. E se mai un infermiere mi avesse fermato, dire: — C’è mio fratello ad aspettarmi.

Sarebbe stato come fuggire da tutti i luoghi da cui me ne ero andato, ricordate il Pencey? «Dal 1888 noi forgiamo una splendida gioventù dalle idee chiare». Nessuno si era mai preoccupat­o di andare a vedere in cosa si fosse trasformat­a quella gioventù. Cos’eravamo diventati?

C’è mio fratello che mi aspetta — (tornando alla fuga) — è forse un delitto incontrars­i con il proprio fratello? E Allie ci sarebbe stato veramente. Con la vecchiaia non serve girarti per trovare Allie dall’altra parte dello steccato. Basta rimanere fermi, e ci sono tutti: anche la vecchia Phoebe, l’ultima ad andarsene. Come non serve scendere nell’atrio per fuggire. Nella vecchiaia è sempre uno di quei freddi pomeriggi senza sole in cui ti senti come se stessi svanendo ogni volta che attraversi la strada. E poiché di strade ne avevo attraversa­te a sufficienz­a, adesso potevo svanire. O forse no, avrei aspettato la festa danzante per stringere tra le braccia le ragazze capriccios­e. Volevo farle volteggiar­e, prenderle al volo.

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