Corriere della Sera - La Lettura

A 85 anni ho incontrato Pearl In certi giorni ci abbracciam­o

- Di FABIO GENOVESI

Ottantacin­que anni. Ottantacin­que. Mi sembra impossibil­e. Da piccolo ti insegnano questa regola scema, che uno più uno fa due. E due più uno fa tre, tre più uno fa quattro, dritto così fino al cimitero. Che da ragazzo non volevo finirci, speravo che il mio corpo lo buttassero in un fiume o una cosa del genere, non là sotto dove la domenica viene qualcuno e ti piazza dei fiori sulla pancia. Invece oggi è domenica ed eccomi qua, al cimitero. Coi fiori per D. B., per i miei genitori, per tutti. Phoebe viene con me, quando ne ha voglia. Ma non ne ha voglia mai, preferisce stare coi suoi nipoti. Io non ne ho. Tanti anni sono passati, tante cose cambiate, ma io no, e col mondo vado ancora poco d’accordo. Infatti ci sono andato davvero, a vivere nei boschi del New England. Da solo. E stare da soli ha un problema: all’inizio ci stai bene, ma col tempo ci stai ancora meglio, e allora addio a tutti.

Non sono diventato il ragazzo di qualcuno, non il fidanzato, lo sposo, il padre dei suoi figli. Non ho scalato i gradi della carriera militare dell’amore. E quella poesia tanto bella, coi bambini che giocano a correre nel campo di segale sulla collina, e io che dovevo prenderli al volo prima che cadessero giù da quel posto beato… ecco, alla fine l’ho capito, che non avevo capito nulla. Quella parola, Rye, non era la segale, era il nome di un fiume in Scozia, affluente del Garnock. E non ho viaggiato molto nella vita, ma lì ci sono voluto andare.

C’era già arrivato un missionari­o che si chiamava Saint Winning. Coi suoi monaci si è messo a pescare una cena nel fiume, ci ha provato fino a notte, ma niente. E allora, affamato e offeso, ha maledetto il Garnock. Una maledizion­e tremenda, ma il fiume l’ha aggirata in un attimo: quel suo corso l’ha cambiato, ed è ancora pieno di pesci. Lo posso dire, perché ci ho pescato dei salmoni giganti.

Insomma, quella poesia non cantava di bimbi tra la segale, ma di qualcuno sul Rye che attraversa il fiume. E non è che lo afferri al volo, no, tu passi di lì e lo incontri. Come io, il mese scorso, ho incontrato Pearl. Ha due anni più di me, adesso viviamo insieme. Andiamo in giro, mangiamo torte, guardiamo le persone e ridiamo. Ci abbracciam­o. Perché non è un campo di segale, è un fiume. Un fiume che scorre così forte da spazzarti via. Oppure lo attraversi, e incontri qualcosa o qualcuno. Che ti accompagna la domenica al cimitero, sceglie i fiori con te, poi fuori. A ridere, a mangiare un altro pezzo di torta, lungo il fiume che canta e corre, e dove va lo sa solo lui.

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