Corriere della Sera - La Lettura
Un tuffo al «Cuore» nella Milano noir
Non è sempre facile chiudere non solo delle storie, ma addirittura un ciclo. Perché la prima impressione che ricavi per buona parte della lettura di Il diario segreto del cuore di Francesco Recami, è proprio quella di come chiudere definitivamente il portone della casa di ringhiera al n. 14 d’una strada dalle parti di via Padova, a Milano, dalla quale non solo se ne sono andati per varie ragioni quasi tutti gli inquilini, ma soprattutto ne è venuto a mancare, assassinato in Morte di un ex tappezziere (2016), proprio l’asse portante, l’Amedeo Consonni.
Sicché il romanzo si trova a muoversi attorno alla sola famiglia Giorgi, rimasta per di più dimezzata: la signora Donatella coi due figli Gianmarco (13 anni) e Margherita (quasi 11), trovandosi il marito alcolizzato Claudio, cacciato di casa, ospite in una comunità e con un lavoro da badante presso la falsinvalida antipatica, curiosissima e impicciona signorina Mattei-Ferri, devolvendo comunque i proventi alla moglie rimasta disoccupata. Il tutto con la sensazione anche di una lo- ro prossima dipartita dall’appartamento di proprietà, per sottrarsi a uno scandalo creato proprio dalla nevrotica Donatella quale vendetta contro alcune compagne di scuola della figlia, da loro dileggiata.
Detto che tale impressione si rivela falsa solo nelle ultime pagine, col riaffacciarsi da chissà dove dei vari inquilini, resta però il fatto d’un romanzo quasi di assestamento, che parte alto, con una scrittura quasi saggistica da entomologo sui personaggi, salvo poi prendere un andamento stilisticamente anche interessante, ma che non ti esime dal nutrire una qualche perplessità. È la stessa bandella di copertina a richiamare quale fonte strutturale Cuore di De Amicis, le cui componenti di cronaca, diario, lettere e racconti sono riutilizzati, e però calandoli nel grottesco tipico di Recami.
Il tempo è quello di un anno scolastico che vede il figlio in difficoltà e per di più circondato da voci che, dopo averlo voluto gay, ora lo dichiarano pusher, mentre la figlia, brillantissima scolara, dà segni d’un personale disagio che vien confidando a un diario, nel quale la madre incappa casualmente, non resistendo a sfogliarlo. Ed è, per Recami, l’occasione narrativa di entrare nell’immaginario adolescenziale femminile ruotante attorno alla scoperta della sessualità; che, nel romanzo, dalle amiche disinibite viene letteralmente gettata addosso alla più giovane Margherita, irridendone l’innocenza rispetto invece alle loro vere o presunte esperienze. Una forma di bullismo che peraltro non intacca più di tanto la ragazza, comunque sempre pronta a verificare il tutto in proprio, attraverso internet — in un continuo braccio di ferro con mamma e fratello per l’uso dell’unico compu- ter — mentre sconvolge sua madre che dal diario scopre una Margherita completamente diversa dall’immagine che ne ha. E questo anche per l’altro aspetto del diario: la corrispondenza segreta di Margherita col padre, fatto di lettere di lui e risposte di lei, con però a margine, sul diario, commenti del tutto opposti a quanto scritto a quel padre «bambino». E, ancora, i racconti scolastici «a tema», nei quali Margherita sa ben fondere creatività propria e plagi da internet, nella completa ignoranza di tutto questo da parte degli adulti, che la premiano. Senza infine dimenticare certi strani accenni nel diario a qualcosa di misterioso che sembra legare i due figli all’omicidio del Consonni.
Ed è l’istinto materno che a questo punto si fa «cronaca» nella narrazione. Tanto iperprotettiva, Donatella, da trasformare Facebook da specchio di narcisistico esibizionismo a strumento di vendetta contro le amiche sporcaccione. Con ricadute certo qui non svelabili, ma che coinvolgono anche Gianmarco e Claudio.
È dunque la via della tragicommedia noir che Recami ha rivisitato. Con modalità differenti dal passato, perché qui egli pare aver portato nella serialità della Ringhiera la strada intrapresa nei due romanzi della nuova serie: Commedia nera
n. 1 (2017) e La clinica Riposo & Pace. Commedia nera n. 2 (2018). Ciò ha significato scegliere una precisa realtà quale quella della adolescenza alle prese con la scoperta della sessualità, con quanto ne viene di rapporti con persone (genitori, professori, amici), strumenti (Facebook, Twitter) e rischi (bullismo, pedopornogr a f i a , i r r a z i onali t à del l a fo l l a ) , con sguardo a «occhio di bue» sulla realtà attuale. E dove il lavoro sul linguaggio diventa importante nel suo adattarsi (anche giocandoci) a quello giovanile in ciò che però vuol sembrare «da grande»; così come con Donatella si fa continuo movimento fra terza persona e indiretto libero.
Ora, il finale aperto sia come ritorno degli inquilini che come omicidio del Consonni non ancora chiarito sembra dire che la serie proseguirà. Di certo le due precedenti commedie nere avevano rappresentato una svolta, recuperando, rispetto alla Ringhiera, quell’universo umoristico-grottesco capace di tradursi in grottesco da horror personale. Ma soprattutto intridendo la commedia di quell’humor nero che invece qui manca, pur essendosi lasciato alle spalle certo tono da che la serie della Ringhiera ad un certo momento era venuta a prendere.
Francesco Recami tira le fila delle storie ambientate nella casa di ringhiera dei precedenti romanzi. Affronta temi anche crudi presi dalla realtà (bullismo, pornografia, disagio giovanile) e lascia aperto il finale