Corriere della Sera - La Lettura
Visita tutto Vermeer, sul telefonino
I 36 capolavori del pittore sono sparsi in diversi Paesi, ma con una app è possibile vederli insieme (compreso «Concerto a tre», rubato nel 1990 e mai ritrovato), entrando in un unico museo digitale. Anche su pc e tablet, anche in 3D
Trentasei opere, tutte quelle fino a oggi attribuite all’olandese Jan Vermeer (Delft, 1632-1675), riunite in sette sale, all’interno di un unico museo virtuale, accessibile da ogni luogo del mondo. Ovvero: Ti presento Vermeer, l’esperienza di realtà aumentata che attraverso una app permette di visitare un museo a grandezza naturale, che riunisce per la prima volta l’intera produzione del pittore.
L’app è Google Arts & Culture (scaricabile gratuitamente sui dispositivi iOS e Android), e in particolare la sua nuova funzionalità: Pocket Gallery, realizzata in collaborazione con il Mauritshuis Museum de L’Aia. In generale la piattaforma permette di esplorare le opere d’arte di oltre 1.800 musei di 70 Paesi del mondo. Già nel 2016, con Bruegel retrospective, il dipartimento non profit di Google aveva raccolto i lavori di Bruegel il Vecchio (1525 circa-1569) in una grande monografia online. Partendo dalla stessa idea, Ti presento Vermeer va oltre: per la prima volta un progetto culturale è realizzato con tecnologie provenienti dal settore dei videogiochi in realtà aumentata.
Nasce così un museo tascabile, che può essere fruito sia attraverso Pocket Gallery (sullo schermo del telefono) sia con i visori Ar (occhiali di realtà aumentata), permettendo all’utente di passeggiare nelle stanze del museo in un percorso «fisico» che si muove insieme a lui. «L’idea di riunire i capolavori di Vermeer in una app — spiega a “la Lettura” Lucy Schwartz, Program manager di Google Arts & Culture — nasce insieme al Mauritshuis Museum dopo un anno di riflessioni. Un progetto nato anche per la rarità dei quadri di Vermeer: ci sono solo 36 opere a lui attribuite (inclusa una rubata), divise tra 18 collezioni — nessuna in Italia — di 7 Paesi. Nella realtà sarebbe impossibile creare fisicamente una mostra con le opere complete».
Laddove la fragilità e lo stato di precarietà delle tele non permetterebbe alcuno spostamento, è intervenuta dunque la tecnologia, che ha realizzato il «museo impossibile» di Vermeer. Camminare per le stanze di Ti presento Vermeer — anche dal proprio salotto di casa — permette di osservare nei dettagli ogni quadro (accompagnato da didascalie dei curatori del Mauritshuis) attraverso le immagini di Art Camera, la fotocamera ad altissima risoluzione creata per le opere d’arte. Tra queste, si può vedere anche Concerto a tre (1666-1667), dipinto rubato, e mai ritrovato, dall’Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston nel 1990 (valore stimato: oltre 200 milioni di dollari). Sorte toccata negli anni ad altri tre dipinti di Vermeer, poi recuperati: Lettera d’amore, Suonatrice di chitarra, Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica.
Pocket Gallery esiste grazie alla tecnologia ARCore: «Il telefono rileva oggetti nell’ambiente circostante e vi posiziona una galleria tascabile di dimensioni miniaturizzate — prosegue Schwartz —. La fotocamera e altri sensori rilevano la posizione dello smartphone e consentono la regolazione in tempo reale della prospettiva, dell’angolo e delle proporzioni della galleria rispetto al movimento. Una volta immersi in una stanza, il telefono diventa una finestra a grandezza naturale. Pocket Gallery, inoltre, usa un modello 3D più complesso del solito, con un’illuminazione sofisticata e con effetti materici che si vedono sui muri e sui pavimenti».
Luce, profondità, colore, illusione. Sugli elementi che rendono Vermeer un pittore inconfondibile, si basa la app. I blu, i gialli riempiono i corridoi del museo virtuale, che divide le sue opere per stanze (e temi): civetteria, narrazione, concentrazione, corrispondenza, musica, ritratti, città, simbolismo. Una sala a parte è dedicata alla Ragazza col turbante (più conosciuta come la Ragazza con l’orecchino di perla, 1665-1666 circa): la «Monna Lisa del Nord» è l’opera più celebre dell’artista, ricomparsa duecento anni fa, quando un collezionista l’acquistò per 2 fiorini (poco meno di un dollaro). La luce degli occhi, e quella della perla, ottenuta con due sole pennellate di bianco, compare nel nostro telefono sullo sfondo di una parete viola.
Alla Sfinge di Delft — soprannome del pittore — Pocket Gallery dedica anche contenuti editoriali extra, dagli approfondimenti storici ai rimandi della cultura pop, in un’esperienza totalizzante, sebbene «niente possa rimpiazzare la visita al museo per godere dell’arte», puntualizza Schwartz. Ti presento Vermeer crea un pubblico nuovo, rendendo accessibile, gratuito e fruibile l’universo di un artista, con un linguaggio comprensibile da chiunque abbia un telefonino in tasca.