Corriere della Sera - La Lettura

Sparo fiori su cielo e tela Cai, l’arti(sta) ficiere

- Dal nostro inviato a Firenze PIERLUIGI PANZA

Fiori&fuochi. «I fiori rappresent­ano la bellezza e la libertà di pensiero»: ed ecco, quindi, quadri di fiori, ma realizzati con polvere da sparo, dentro gli Uffizi. «I fuochi sono la forza»: ed ecco, quindi, fuochi d’artificio, ma in forma di fiori, nel cielo sopra Firenze.

Fiori&fuochi sono un omaggio alla Primavera di Botticelli, ovvero a Firenze come Flora. Consumati lo scorso 18 novembre i fuochi d’artificio, restano ora esposti agli Uffizi sessantadu­e dipinti, realizzati con polvere, dal «brillante» artista cinese Cai Guo-Qiang. La mostra è parte di un progetto più ampio intitolato Viaggio di un individuo attraverso la Storia dell’Arte Occidental­e che ha già fatto tappa al Museo Puskin di Mosca e al Prado di Madrid. Nel 2019 proseguirà al Museo archeologi­co di Napoli. Le opere sono esposte in dieci sale connesse alle gallerie caravagges­che; un autoritrat­to dell’autore sarà donato a Firenze.

La liaison tra artisti e polvere da sparo non è nuova. Già nell’Europa del Rinascimen­to e del Barocco celebri artisti venivano chiamati, in occasione di feste o matrimoni, a realizzare stupefacen­ti fuochi d’artificio che fuoriusciv­ano da finti vulcani in eruzione. Quelli spettacola­ri di Cai a Firenze hanno riportato (per una sera) la città ai fasti delle feste nuziali del 1565, volute da Cosimo I per il matrimonio del figlio Francesco e Giovanna d’Aus t r i a . I s uoi f uochi, i nti to l a t i Ci t y of Flowers in the Sky sono stati accolti bene dall’«arcicritic­a» popolazion­e fiorentina, racconta Cai. «Noi li lanciavamo da piazzale Michelange­lo e c’erano moltissimi fiorentini e turisti anche sull’altro lato, verso Fiesole, a osservarli».

Promossi i fuochi, ora si resta esterrefat­ti a osservare dipinti creati con polvere da sparo anziché con normali pigmenti. Come li realizza?

«Stendo la carta giapponese a terra fissandola con spilli, a volte copro alcune superfici con carta lucida, fermandola con mattoni o altro materiale, sulla quale pratico dei forellini. Sopra, spargo piccole quantità di polvere da sparo cinese grezza o colorata; la accendo con un ba- stoncino di legno e la piccola esplosione lascia un segno nella tela. Altri quadri sono realizzati sempliceme­nte spandendo polvere da sparo senza accenderla. Questa passione mi è nata dal ricordo di quando ero piccolo e al mio paese si facevano fuochi di artificio».

Infanzia a Quanzhou nel Fujian, poi giovane sostenitor­e della Rivoluzion­e culturale, quindi appassiona­to di kung fu… Nostalgia per quei tempi?

«Non nostalgia, ma bei ricordi. Oggi c’è più libertà ma ci sono altri problemi: la forte commercial­izzazione, la difficoltà a realizzare i propri ideali. Allora possedevo un solo abito, di colore blu, lo pulivo più volte al giorno quando andavo a trovare quella che sarebbe diventata mia moglie».

Gran parte delle opere sono state realizzate con tecniche sviluppate appositame­nte per la mostra, come quella che utilizza bastoncini d’incenso...

«Volevo purificare le cose e concentrar­mi sulla pittura dei fiori».

Come è nata l’idea di esporre qui?

«Un paio di anni fa ho incontrato Eike Schimdt, direttore degli Uffizi, che mi ha proposto di lavorare a Firenze. L’idea è nata da una visita del 2017 al giardino di Boboli. Ci siamo accordati e ho allestito nel mio studio di New York un modellino delle sale dove avrei esposto. Poi sono venuto a Firenze più volte. Ho capito che si poteva fare qualcosa di straordina­rio. L’anno prossimo esporrò a Napoli».

Ave va g i à c u r a to f u o c h i a Doha, Shanghai e per l’Olimpiade di Pechino. Mai ispirati, però, a un antico maestro come Botticelli...

«Qui è stato qualcosa di sinfonico, la

Primavera di Botticelli è un capolavoro che va oltre le divisioni di Est e Ovest. Il Rinascimen­to è una filosofia che trasferisc­e il senso delle cose da Dio all’Uomo. Botticelli è uno degli artisti che meglio incarna questa idea. Così l’ho ripreso nei fuochi e nelle tele realizzate con polvere da sparo».

Il suo autoritrat­to, «Bad Kid», è ispirato al «Bacco» di Caravaggio conservato agli Uffizi, un artista presente nelle sue opere, con la sua carica di violenza…

«Caravaggio riflette la mia doppia personalit­à: da un lato la ricerca raffinata di colori e tecniche, dall’altro i violenti aspetti che ci accomunano. Io uso la polvere da sparo che dà energia. Diverse opere esposte sono ispirate a Caravaggio: lui è un ragazzo ribelle, un po’ come lo sono io».

Che cosa le ha insegnato questo tuffo negli Old Master occidental­i?

«A liberarmi dai pensieri, mi sento libero in questo ambiente. Spesso l’arte contempora­nea ha a che fare con l’attualità sociale, e questo è molto pesante. Il Rinascimen­to, invece, mette al centro l’arte, crea modi e tecniche nuove».

Firenze e Napoli sono le tappe finali della sua conoscenza dell’arte occidental­e?

«A Firenze ho incontrato il Rinascimen­to, a Napoli mi confronter­ò con l’antico. Ma penso di poter lavorare anche sul Medioevo, magari in Francia. Nel 2019, in ogni caso, esporrò pure in Giappone e a New York».

Il 18 novembre scorso ha fatto esplodere i fuochi sopra Firenze, fino al 17 febbraio espone agli Uffizi le sue opere «disegnate» con micro cariche di polvere pirica cinese. Cai Guo-Qiang spiega come ha rifatto la «Primavera» di Botticelli La tecnica «Stendo la carta a terra, copro alcune superfici con carta lucida sulla quale pratico dei fori, spargo la polvere e la accendo»

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