Corriere della Sera - La Lettura
I sogni di un tredicenne: futuristi e avanguardie
«Mi tuffai senza alcuna preparazione nel mare profondo di un mestiere che mi era sconosciuto». Così Primo Conti (1900-1988) avrebbe ricordato, nella sua autobiografia, la vocazione per la pittura scoperta ancora bambino. A 13 anni, a Firenze, è l’incontro determinante con i futuristi, che lo accolgono nel gruppo, entusiasti di quel ragazzino gracile e ribelle che sembra aver intuito e quasi precorso i fermenti dell’avanguardia. Da quel momento Conti è protagonista della vita artistica italiana ed europea, in contatto con Carrà, Marinetti, Soffici, Boccioni, con Ungaretti e Pirandello, con Apollinaire e Picasso, sempre attivo tra esposizioni, pubblicazioni, collaborazioni con il teatro e con il cinema. Nel trentennale della scomparsa, la sua opera (sotto: La cocomeraia, 1917) è esplorata fino al 13 gennaio da tre mostre: a Firenze, a Villa Bardini, Fanfare e silenzi; nella vicina Fiesole, dove Conti visse e lavorò, Gli anni del futurismo alla Fondazione Primo Conti e Percorso nelle fotografie nella Sala del Basolato del Comune. (anna villari)