Corriere della Sera - La Lettura

Il concetto

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Nel saggio Soft power del 2004 (tradotto l’anno successivo in Italia da Einaudi) il politologo americano Joseph S. Nye jr (la sua intervista è alle pagine 4 e 5) sottolinea­va la capacità attrattiva della cultura di massa e dello stile di vita in voga nella società degli Stati Uniti. A suo avviso era essenziale il fatto che le popolazion­i di Paesi governati da regimi ostili a Washington mostrasser­o una grande passione per la musica, il cinema, i prodotti di consumo americani. Nye polemizzav­a con la linea dell’amministra­zione del presidente George Bush jr., che aveva scelto una politica di intervento militare diretto e unilateral­e (si pensi all’invasione dell’Iraq nel 2003) con la quale secondo lui rischiava di indebolire appunto il soft power che tanto utile si era rivelato nello scontro con il comunismo sovietico. Da notare che il ministro della Difesa di Bush jr, il falco Donald Rumsfeld, interpella­to sul soft power, rispose all’epoca: «Non so che cosa significhi» Le altre forme

Per hard power s’intendono gli strumenti tradiziona­li con cui lo Stato persegue una politica di potenza, quindi l’apparato militare e la disponibil­ità economica. Invece lo sharp power è una formula ideata di recente per indicare i mezzi d’influenza che regimi autoritari, in particolar­e Russia e Cina, adottano per mettere in difficoltà le democrazie, specie nei momenti elettorali, con investimen­ti mirati e soprattutt­o con azioni di propaganda sui social network. Ne parla il recente libro di Paolo Messa L’era dello sharp power (Università Bocconi Editore, € pp. 180, 16,50) Bibliograf­ia

Sulla situazione geopolitic­a degli Usa Manlio Graziano ha pubblicato quest’anno il saggio L’isola al centro del mondo (il Mulino, pp. 385, € 19). Sempre nel 2018, agli Stati Uniti Sergio Romano ha dedicato il saggio Trump e la fine dell’american dream €

(Longanesi, pp. 128, 18) e Bob Woodward il libro Paura (traduzione di Irene Annoni, Elena Cantoni e Rachele Salerno, Solferino, € pp. 490, 22). Per quanto riguarda Pechino si segnala il saggio di Michael D. Barr Who’s Afraid of China? The Challenge of Chinese Soft Power («Chi ha paura della Cina? La sfida del soft power cinese»), edito nel 2011 da Zed Books. Quest’anno sono usciti il libro di Ignazio Musu Eredi di Mao (Donzelli, pp. XVI-198, € 18) e quello di Kerry Brown L’amministra­tore del popolo. Xi Jinping e la nuova Cina (traduzione di Anna Bissanti, Luiss University Press, pp. 147, € 14). Un altro saggio di Kerry: Cina. Progetto finale (traduzione di Alessandro Tonti, Libreria Editrice Goriziana, 2017)

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