Corriere della Sera - La Lettura

L’atleta bianco che (non) alzò il pugno per i diritti

- Di JESSICA CHIA

«Questo Parlamento riconosce lo straordina­rio risultato atletico di Peter Norman che vinse la medaglia d’argento nei 200 metri a Città del Messico, in un tempo di 20’’06, ancora oggi record australian­o (...) e riconosce il potentissi­mo ruolo che Peter Norman giocò nel perseguire l’uguaglianz­a razziale». Quando il Parlamento australian­o offre le scuse ufficiali al suo atleta è il 2012. Norman è morto sei anni prima, a 64 anni. A portare la sua bara, il giorno dei funerali, sono Tommie Smith (1944) e John Carlos (1945), i due afroameric­ani passati alla storia per il black power salute, il gesto di protesta, a pugni chiusi, contro il razzismo. Questo avveniva alla XIX olimpiade di Città del Messico, nel 1968 (vinta da Smith in 19’’83, seguito da Norman e poi da Carlos), davanti a un mondo (bianco) allibito.

La scelta di Norman di solidarizz­are con i due sportivi — con le conseguent­i vicende che lo esclusero dalla nazionale di atletica leggera — sono raccontati nel monologo teatrale Pugni chiusi, scritto da Maurizio Boschini con la regia di Gianni Marras (in alto nella foto di Giansi Campagnoli, da sinistra: l’attore Jacopo Trebbi, Boschini e Marras). «L’idea nasce quasi per caso, nel 2017 — racconta a “la Lettura” Boschini, autore del testo, che nella vita è dirigente d’azienda — quando Marras s’imbatte in questa storia; così decidiamo di raccontarl­a per i 50 anni dell’olimpiade messicana».

Il monologo di circa un’ora vede in scena l’attore Jacopo Trebbi (sopra) che, nei panni di Norman, racconta la sua vita prima e dopo la scelta di rimanere al fianco di Carlos e Smith. Una presa di posizione che scontò per sempre: abbandonat­o, condannato dai media ed emarginato dal mondo sportivo (nel 1972 venne respinto dai Giochi di Monaco e nel 2000 non fu invitato all’olimpiade di Sydney come ex argento olimpico) finì a insegnare educazione fisica.

«Il nostro scopo non è quello di fare uno spettacolo politico — puntualizz­a Boschini — ma di portare il messaggio sociale di questa storia: quello di un uomo che si è speso per mettersi dalla parte dei diritti umani». Pugni chiusi è stato rappresent­ato durante eventi sportivi, in convegni, negli atenei: dall’esperienza teatrale, lo spettacolo si è fatto progetto sociale perché «noi non siamo una compagnia di teatro». E perché c’è ancora bisogno di storie che parlano del coraggio di una scelta. Pugni chiusi andrà in scena, in una versione ridotta, il 19 gennaio alle Scuderie di Bologna (ore 18, evento gratuito; info: valdeb.it).

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