Corriere della Sera - La Lettura

Splendida e imperfetta l’aurora dei diritti umani

La rivoluzion­e dell’eguaglianz­a davanti alla legge

- Di VITTORIO CRISCUOLO

Con il 1789 si aprì un’epoca nuova. Nulla fu più come prima: la politica, l’economia, la società, la guerra, la religione assunsero allora la dimensione con la quale ancora ci confrontia­mo. Tuttavia nel nostro tempo, nel quale la memoria storica, individual­e e collettiva, tende ad accorciars­i, le origini dell’età contempora­nea sono ricondotte sempre più alla Prima guerra mondiale, mentre il 1789, nella stessa Francia, è ricacciato in un mondo lontano. È un impoverime­nto non solo della prospettiv­a storica, ma proprio della coscienza civile.

In un’età in cui domina la più cinica Realpoliti­k, si può ignorare la Dichiarazi­one dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789, che esprime tutto lo spirito di quell’anno straordina­rio? Colpisce intanto l’afflato universale di quel testo, che non mira tanto ad una riforma della Francia quanto alla rigenerazi­one dell’intera umanità. L’impianto è individual­istico: la dichiarazi­one considera gli individui isolati, uno per uno, ciascuno titolare, per il solo fatto di essere nato, di diritti che lo Stato deve garantire. Certo il diritto naturale, essendo fuori del tempo e della storia, non ha modo di farsi valere rispetto al diritto positivo, ma rappre- senta un metro di paragone per valutare in che misura le leggi rispettano i diritti degli individui: un criterio del quale oggi non si può fare a meno.

L’individual­ismo della dichiarazi­one fu criticato da Karl Marx: i diritti tutelati erano quelli della borghesia, la quale dietro l’eguaglianz­a formale si garantiva il proprio predominio di classe. Oggi questi rilievi appaiono lontani dalla nostra sensibilit­à.

La successiva dichiarazi­one del 24 giugno 1793, nella quale al primo posto fra i diritti c’è l’eguaglianz­a, ci ricorda che la democrazia è fragile in una realtà caratteriz­zata da profonde sperequazi­oni economico-sociali. Ma non è il caso di contrappor­re i due testi.

Pur imperfetta (non prevede la libertà di coscienza e di culto), la dichiarazi­one del 1789, che Hegel definì «una splendida aurora», è un riferiment­o ineludibil­e per il pensiero liberale. Come osservò Alexis de Tocquevill­e, l’inizio della rivoluzion­e era stato un tempo di «giovanile entusiasmo», di «passioni generose e sincere»; per questo il suo ricordo era destinato a turbare a lungo «i sonni di coloro che gli uomini vogliono asservire o corrompere».

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