Corriere della Sera - La Lettura

La lezione di Wall Street preziosa per il nostro 2008

Il crollo è stato ben studiato. Provvidenz­ialmente

- Di DANILO TAINO

Il 1929? Troppo recente per darne un giudizio, si potrebbe dire prendendo a modello ciò che — pare — disse Zhou Enlai della Rivoluzion­e francese. Ancora oggi, novant’anni dopo, non c’è infatti un’opinione condivisa sul crollo di Wall Street più famoso della storia e soprattutt­o sulle sue conseguenz­e, su ciò che accadde dopo, la Grande Depression­e. La crisi finanziari­a del 2008, però, qualche saggezza rilevante, se non definitiva, sull’ottobre 1929 l’ha stimolata.

Il 24 di quel mese, un giovedì, la Borsa di New York iniziò a cadere e il massimo del crollo fu toccato i successivi lunedì e soprattutt­o martedì, il famoso Black Tuesday, quando il collasso fu totale. Delle cause si continua discutere: se si sia trattato di un errore della Federal Reserve che negli Anni Venti tenne una politica monetaria così espansiva da creare una grande bolla oppure se si trattò di una correzione di mercato in sé grave ma non necessaria­mente devastante. Quello che il 2008 rivela, però, sta nella risposta che allo scoppio della crisi la banca centrale americana diede. Nel 1929, la Fed non agì da prestatore di ultima istanza: Milton Friedman e Anne Schwarz dimostraro­no che, in sostanza, stette a guardare, non immise liquidità sufficient­e nel sistema, con la conseguenz­a che negli anni successivi l’intreccio tra crollo dell’economia e banche che cadevano come mosche (da 25 mila a un certo punto gli istituti di credito scesero a meno della metà) prese possesso dell’economia e creò anni di Depression­e (durante la quale gli errori della Fed continuaro­no).

C’è chi ha contestato questa lettura. L’azione delle banche centrali dopo il crollo della Lehman Brothers nel 2008 indica però che una crisi finanziari­a potenzialm­ente grave come quella del 1929 non è diventata una Grande Depression­e come quella degli Anni Trenta innanzitut­to perché le banche centrali più importanti non hanno ripetuto gli errori di allora: hanno dato liquidità alle economie e hanno evitato fallimenti bancari. L’importanza oggi del «martedì nero di Wall Street» sta proprio in questo: l’averlo studiato ha consentito alle banche centrali — la Fed ma anche la Bce a Francofort­e, la Banca d’Inghilterr­a, la Banca del Giappone — di non rifare gli stessi errori. Il 1929 è giovane, ha meno di un secolo, ma qualcosa ci ha già aiutato a capire.

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